giovedì 9 gennaio 2014

LA LEGGE TRUFFA DI LETTA-RENZI SULLA FINTA ABROGAZIONE DELLE PROVINCE. RESTANO, ANZI RAFFOPPIANO, CON LE 18 CITTA’ METROPOLITANE


 On. Paolo Russo. Non ho mai visto il Parlamento confezionare una peggiore norma. Nata male e cresciuta peggio.  Nasce male perché questo disegno di legge governativo, figlio di un decreto legge, demolito dalla Corte Costituzionale (sentenza 220/2013), pretenderebbe di sostituirsi ad una novella costituzionale. Insomma una fattispecie tipicamente italiana: da una parte la necessità di gettare in pasto alla pubblica opinione una notizia salvifica ed attesa come quella dell'abolizione delle province, dall'altra la furbizia legislativa di chi non potendo o sapendo fare altro si orienta a sottrarre poteri e funzioni all'ente provincia al fine di renderlo asfittico. Rimane però in piedi tutto il costoso ambaradan istituzionale (dirigenti, sedi, organi...!). Farò solo due esempi per spiegare quanto questa norma, in via di approvazione nello sconcerto di quanti pur sono stati auditi (costituzionalisti, corte dei conti), sia irragionevole, inapplicabile, incostituzionale e per giunta foriera di maggiori oneri per le casse pubbliche.
Il sindaco delle istituende città metropolitane (sono 20 in Europa ed in Italia ci avviamo a prevederne ben 18!) di diritto e, sostanzialmente, grazie ad una procedura farraginosa, per sempre, sarà il sindaco della città capoluogo. Questo significa che il cittadino di San Donato Milanese, per esempio, potrà eleggere il suo sindaco, ma non potrà mai contribuire con la sua scelta ad eleggere il sindaco metropolitano che pur deciderà su questioni rilevanti che lo riguardano (servizi di area vasta come gestione rifiuti, reti, urbanistica, strade...). Al contrario il cittadino residente a Milano con il suo voto sceglierà il sindaco di Milano e quindi anche il sindaco metropolitano. Una sorta di asimmetria elettorale dove chi governa è eletto altrove. Come se il nostro presidente della repubblica fosse eletto da un Parlamento straniero.
Milioni di cittadini saranno quindi amministrati per competenze delicate, penso ai dissesti idrogeologici da potestà non giudicabili , non sostituibili con il voto, o meglio non con il voto di quei cittadini che pur amministrati sono residenti nei comuni della provincia. Nel caso di Napoli si determinerebbe la singolare




condizione che circa 700.000 elettori tutti della città deciderebbero per conto dei 2 milioni e mezzo di elettori residenti nei comuni della provincia.
È evidente che una siffatta bizzarra costruzione istituzionale non può funzionare e si determinerà la naturale e giustificata reazione che tutti i comuni della provincia attiveranno le procedure per uscire dalla città metropolitana (rendiamo grazie per la libertà concessa...sic!) con il risultato che alla provincia si aggiungerà una micro città metropolitane che corrisponderà all'urbe capoluogo.
Se l'obiettivo di Renzi e del suo ministro Delrio era quello di abolire le province il risultato è quello di raddoppiare enti e competenze in un ginepraio di sovrapposizioni, incertezze e inefficienze che pagheranno i cittadini.
Potrebbe un malevolo pensare che questa operazione di distorsione istituzionale nel rendere, ope legis, i sindaci delle città capoluogo anche sindaci delle città metropolitane è funzionale al Pd che in questo modo si troverebbe per legge ad avere ben 17 su 18 sindaci metropolitani seppur mai eletti. Se così fosse saremmo al cospetto di un raggiro, di una truffa di una vera e propria sottrazione del libero esercizio del voto.
E poi le province diventano con la norma approvata alla Camera, un mostro istituzionale con elezione di secondo livello. Quei sindaci e quei consiglieri eletti per fare i sindaci ed i consiglieri che d'un colpo diventano platea elettorale per un altro organo, per altri organismi.
Ma le vogliamo abolire queste province? E allora senza indugi due righe di riforma costituzionale e via a fare cose serie e subito
Vogliamo costruire sistemi istituzionali capaci di competere in Europa e nel mondo con Londra piuttosto che Chicago o Parigi e Pechino? E allora riconosciamo lo status di città metropolitana a Napoli, Milano e Roma, consentiamo l'elezione diretta costruendo municipalità sub metropolitane e cogliamo questa occasione per una riforma vera che elimini gli sperperi e le sovrapposizioni.
Si fermi la maggioranza ed il governo finché è in tempo, si eviti di approvare una norma "tampone" in attesa di una futuribile riforma costituzionale. Si dia dignità e ruolo alle regioni in questa fase costituente valorizzando finalmente quel ruolo di programmazione che potrebbe consentire quel necessario salto di qualità.
Si consentano forme di governo del territorio per funzioni omogenee e senza angusti limiti geografici e soprattutto si ragioni, come fecero i costituenti, non di persone giuridiche (enti Frankstein frutto di trapianti ed autoinnesti ), ma di persone fisiche (quella collettività che può riscattare la propria voglia di contare e partecipare).
A chi serve questo risiko improbabile fatto di strappi costituzionali e lacerazioni territoriali?
Mi chiedo quanto dovranno pagare i cittadini italiani lo scotto di un segretario del Pd, appena eletto e per questo con tanta voglia di apparire, anche a costo di mistificare la realtà?




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