martedì 29 ottobre 2013

FAMIGLIA, IMPRESA E LIBERTA’: FORZA ITALIA RIPARTIRA’ DA QUI. ECCO IL MANIFESTO DEL PARTITO CHE VUOLE TORNARE ALLA RIVOLU-ZIONE DEL ’94. SI ALLA FIDUCIA AL GOVERNO, BASTA CON I DIKTAT PD SU ECONOMIA E GIUSTIZIA

Renato Brunetta Il percorso di transizione verso Forza Italia è cominciato. Il passo compiuto dall'Ufficio di presidenza di venerdì sera non è stato uno strappo, come hanno incredibilmente ritenuto alcuni nostri amici, e non ha subito un colpo di freno dal voto di fiducia, che non è a prescindere dai contenuti, ma subordinato a perseguire la pacificazione nazionale e la ripresa economica del Paese.
E questo impone una convinta azione di riforma della giustizia dopo le procedure d'infrazione contro l'Italia per la responsabilità civile dei magistrati e dopo la richiesta di amnistia ed indulto del presidente Napolitano. Pesa enormemente la decisione sulla decadenza di Berlusconi da senatore, basterebbe un rigo di decreto legislativo che impedisse l'applicazione retroattiva della Severino...

La memoria rivoluzionaria

La ripresa di Forza Italia rappresenta la ripresa del «sogno ad occhi aperti» del 1994. Quel nocciolo incandescente di sentimento, ragione, valori si trasformò con rapidità sorprendente in un programma liberale e insieme solidale i cui capisaldi - nelle mutate condizioni storiche - sono attualissimi.

Definizione di Forza Italia

Forza Italia è un'associazione di cittadini che si riconoscono negli ideali propri delle tradizioni democratiche liberali, cattolico-liberali, laiche e riformiste europee. Essi ispirano la loro azione politica ai valori universali di libertà, giustizia e solidarietà, per lo sviluppo di una moderna economia di mercato e per una corretta applicazione del principio di sussidiarietà.

Le otto parole chiave

Libertà, in tutte le sue forme molteplici e vitali: di pensiero e di opinione, di espressione, di culto, di associazione, libertà d'impresa e di mercato, regolata da norme certe, chiare e uguali per tutti.
Persona, intesa come il diritto di ciascuno di realizzare se stesso, di aspirare al benessere e alla felicità, di costruirsi con le proprie mani il futuro e di poter educare i figli liberamente.
Famiglia, individuata come nucleo fondamentale della nostra società e centro dei nostri affetti principali. Impresa, che è istituto principe cui è demandato il grande valore sociale della creazione del lavoro, del benessere e della ricchezza.
Stato, deve essere al servizio dei cittadini.
Valori della cultura italiana, che il mondo ammira e invidia.
Valori della tradizione cristiana, vita, bene comune, libertà di educazione e di apprendimento, pace, solidarietà, giustizia e tolleranza.
Rispetto e amore per chi è più debole: malati, bambini, anziani, emarginati.

Quale identità oggi
Dietro la dignitosa figura di Enrico Letta c'è un progressivo soffocamento della democrazia ad opera di un apparato di potere giudiziario, politico e mediatico. La prepotenza della sinistra non finisce mai. L'abbiamo vista all'opera, da ultimo, nel caso Bindi. Il Pd ha posto veti che abbiamo dovuto amaramente subire. Occupano tutto, e vogliono ancora di più: questa è la sintesi.
La posizione di Forza Italia è esattamente agli antipodi. Non è di rivendicazione di una supremazia, ma di tutela del buon senso democratico. La pacificazione non è una resa, quella si chiama capitolazione. Noi siamo invece donne e uomini liberi. E mai consegneremo il nostro leader e la nostra gente a una sottomissione senza decoro e senza dignità alla sinistra. Perché il Pd sistematicamente se ne infischia delle obiezioni del suo partner di coalizione e degli accordi con esso stipulati? Prima ipotesi. Si tratta di tanti, brutti ma alla fine non premeditati, casi. Ciclici episodi di malessere. Difficile. Seconda ipotesi. È ormai sancito un cambio di passo nei rapporti tra Pd e Forza Italia. Non più malessere e antipatia, ma provocazione esplicita, preparazione a una rottura definitiva. Il tentativo di assassinio politico di Berlusconi è ancora (e sempre) in corso. Quanto mai attuale.

Il «filotto»

La questione, forse, è più semplice di quanto appare. Usiamo 3 date come fari sulla realtà e si capiranno parecchie cose.
12 novembre o dintorni. Il Senato decide sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Il Pd sostiene che la legge Severino si applica e basta. Perché tanto attivismo? Elementare. Si tratta di inibire il Consiglio dei ministri ad agire nella logica giuridica di uno Stato di diritto e in quella politica di una maggioranza di larghe intese. Se il vicepremier Angelino Alfano chiedesse l'interpretazione autentica della legge Severino, negandone la valenza retroattiva, non ci sarebbe questa fossa delle Marianne in cui sprofonderebbe la nostra democrazia, trascinando con sé qualsiasi ipotesi di pacificazione.
15 novembre. L'Europa darà un suo giudizio sulla legge di Stabilità, che ha spostato l'asse dell'esecutivo a sinistra. Si realizza una redistribuzione del reddito tutta a danno dell'elettorato di centrodestra (dall'Imu al contributo di solidarietà sulle pensioni elevate) e tutta a vantaggio dell'elettorato di sinistra (dal finanziamento della cassa integrazione in deroga agli esodati). Con le contraddizioni in essa contenute (dal cuneo fiscale alla tassazione dei risparmi e della casa) difficilmente la pressione fiscale diminuirà rispetto al 2013. Il Pd e la sinistra vogliono arrivare al 15 novembre con Berlusconi decaduto e una legge di Stabilità che accarezzi l'elettorato della sinistra per una campagna elettorale per noi compromessa in partenza.
3 dicembre. La Corte costituzionale si esprimerà sul cosiddetto «Porcellum». Bisognerà, quindi, adeguarlo ai rilievi della Corte. Non accettiamo la linea leonina del Pd di una legge elettorale ad hoc disegnata per far fuori il centrodestra e il Movimento 5 Stelle. Si può cambiare solo secondo lo schema individuato a suo tempo da Letta: soglia attorno al 40% per far scattare il premio di maggioranza e calcolato su base nazionale anche al Senato. Stop. Non possono governare con noi e fare una legge elettorale contro di noi. Ci vogliono uccidere Berlusconi, ammazzare il ceto medio, e pure crearsi una legge elettorale ad sinistram.

Forza Italia per reagire a tutto


We shall never surrender. Non ci arrenderemo mai! Era il 4 giugno del 1940, Winston Churchill parlava al Parlamento e a tutti gli inglesi. La battaglia d'Inghilterra sembrava persa, Hitler alle porte, dominava la paura. Berlusconi e Forza Italia oggi sono questo. Non ci arrenderemo mai. Non solo all'ingiustizia, ma alla crisi, alla paura. Happy Days Are Here Again era lo slogan con cui Franklin Delano Roosevelt salì alla presidenza degli Stati Uniti d'America nel 1932. La crisi stava mordendo polpa e ossa degli americani dal 1929. La disoccupazione era al 25%, la produzione industriale ridotta della metà, migliaia di banche erano fallite, campagne e città percorse da milioni di senza tetto, laceri e affamati. Insieme però si poteva reagire. Con un nuovo patto tra cittadini: «Non c'è nulla di cui avere paura se non della paura stessa». Il New Deal nasce su questa premessa di fiducia creativa. Forza Italia anche.

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