Il
vocabolario propone: vergogna, viltà, abominio. Ingiustizia.
Ecco: ingiustizia. Unfair. Sleale. Questo pomeriggio la Giunta
per il regolamento del Senato ha stabilito che l’aula in assemblea plenaria
voterà sulla decadenza del senatore Berlusconi a “scrutinio palese”. Una
decisione contro la sua persona. Un unicum aberrante. E adesso? Pacificazione?
Questi vogliono quella dei cimiteri sotto la luna. Verrebbe voglia di girarsi
verso il don Rodrigo partitico, questo regime incarnato dalla sinistra, e
puntare il dito come fra Cristoforo: “Verrà un giorno…!”. La questione è che noi abbiamo meno pazienza
del frate cappuccino. L’Italia non può attendere la giustizia divina. E
di certo non può sopportare più questa tortura continua che una parte ben
definita del Paese - e che solo per caso, e per brogli vari, ha la maggioranza
del parlamento, - infligge ad un’altra parte, colpendola nel suo punto più alto
e rappresentativo, nel suo leader riconosciuto e amato. È sbagliato domandarsi
perché. Perché la risposta è ovvia. Perché Berlusconi è Berlusconi. E la
sinistra è quella che viene dalle sue radici staliniste. E perché Monti,
mandando allo scoperto una sua seguace, è roso dal risentimento e dall’invidia.
Accadono cose che fanno saltare la sintassi perché sconvolgono il cuore, fanno
balzar su dal dizionario parole che sembravano morte nella storia della
civiltà. Tribunale speciale, fascismo parlamentare. Confisca dello Stato di
Diritto. Una persona riconosce uno Stato, può vivere in uno Stato nella
garanzia delle leggi uguali per tutti.
C’è un
contratto. Pacta sunt servanda.
In questo caso la si è violata bellamente.
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