di Titta Sgromo - La Trise, o meglio “Triste” tassa destinata a
gravare sulle tasche degli italiani più dell’Imu, pare abbia ricevuto il sì
definitivo da parte di colui che regge da tempo le fila dell’attività
istituzionale, il monarca Napolitano. Ammesso e non concesso che con la
ridicola manovrina non aumenteranno le tasse, nessun segnale di ripresa si
intravvede nonostante le dichiarazioni di Letta e dei ministri burocrati che
compaiono in televisione cercando di spiegare che non ci sono soldi e che ciò
che è stato fatto era il massimo che si poteva fare. Potranno convincere coloro
che fanno parte delle loro strette clientele, in primis i trasformisti che non
mancano mai e che si sono rifugiati nel partito fondato dal tecnocrate per
eccellenza e definizione, Mario Monti, ma non gli italiani che questa volta
reagiranno come non mai. Nel mentre, il Cavaliere, illudendosi ancora una volta
sulle doti diplomatiche del Gianni Letta, spera vuoi nella grazia, vuoi in un
atto di clemenza qualsiasi per uscire dal guado. Solo che, e la cosa mi
meraviglia non poco, non si vuole arrendere all’evidenza che certifica il suo
definitivo tramonto, non essendo più i mestieranti della politica disposti a
sacrificare se stessi sull’altare di colui che, precipitato dal più alto
scranno, non è più in grado di rialzarsi. Invita tutti a tenere unito il
partito ma non si accorge che così facendo il centrodestra dei miracoli
berlusconiani sta per sciogliersi come la neve al sole. Pensate davvero che il
chierichetto Alfano sia disposto a rinunciare a tutto per portare rispetto e
solidarietà a colui che ha determinato il suo successo (davvero insperato)? Non
è passato neppure un mese da quando i ministri in quota Pdl si erano dimessi,
per poi ritirare le dimissioni stesse (mai accettate da Letta), costringendo il
Cavaliere ad esporsi in Senato a quella misera figura aggravata dal lacrimevole
finale della fiducia al Governo.
Sia il chierichetto che il
mestierante Cicchitto, per esempio, sanno benissimo che non saranno più eletti
a qualsivoglia carica pubblica senza l’aiuto berlusconiano; ragione per cui,
non appena il Cavaliere sarà estromesso dalla politica, questi signori
troveranno una sistemazione politica diversa, rammaricandosi per la triste fine
del Cavaliere, che continueranno a definire “padre nobile” di chi non si sa, ma
di loro è certo. Ma il Cavaliere non s’accorge di nulla e continua a
meravigliarsi un giorno delle decisioni della Corte Costituzionale, e l’altro
della Cassazione, per non parlare del Csm che sta per prosciogliere il
linguacciuto Esposito, come se non sapesse l’origine della composizione di
questi alti consessi, un tempo prestigiosi, oggi disastrosi e partigiani nel vero
senso del termine. Purtroppo ancora per poco tutto continuerà così, con
l’aggravamento costante e giornaliero della spesa pubblica ormai senza
controllo, che nessuno si permette di toccare, vuoi a destra come a sinistra.
Ha ragione Vittorio Feltri quando sostiene che per la spesa impazzita bisogna
ringraziare la sinistra, che con la riforma del Titolo V diede un colpo mortale
al Bilancio, e il centrodestra che con la mancata riforma liberale (sempre
promessa e mai attuata) ha dato il secondo colpo mortale. La conclusione di
questo imperdonabile misfatto è che gli unici chiamati a porvi riparo saranno
gli italiani, ma attenzione, c’è un limite a tutto, bisogna far definitivamente
fuori l’attuale classe politica che non ha alcuna intenzione di occuparsi della
soluzione dei problemi strutturali del Paese, avendo un unico e solo interesse:
curare i propri affari.
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