Un tribunale di Bologna ha affidato ad una coppia
gay una bambina di tre anni: trattandosi di affidamento e non di adozione i
magistrati hanno pensato bene di dare un’interpretazione “estensiva” alla
normativa che disciplina gli affidamenti. Di fatto si è usato una bambina per
creare un precedente, per aprire la strada alle adozioni gay, un grimaldello
per indurre il Parlamento all’approvazione di una legge che oggi non esiste. Si
è così avviato, per via giudiziaria un sovvertimento culturale che cambia la
società italiana. Per questa ragione la decisione del Tribunale di Bologna è
stata assunta dall’associazione
Arcigay come un vessillo da sventolare in faccia al
Parlamento. Così da oggi una bimba avrà due papà e, come riferimento, una
‘famiglia’ che non esiste in natura. Che importa se la bambina pagherà un
prezzo psicologico e morale altissimo per questa scelta? Che importa se si
costringerà una bambina a convivere per mesi, forse per anni, con due perfetti
estranei, che non potrà chiamare papà e mamma? L’importante è far vincere alla
lobby dei gay la guerra ed imporre ad ogni costo il loro diritto all’adozione.
Personalmente sono contrario all’adozione e all’affidamento di bambini a coppie
gay, così come la maggior parte degli italiani. Penso che un bambino abbia
diritto ad avere una mamma e un papà, un modello femminile ed uno maschile e
che non si possa sovvertire la nostra natura in questo modo. Già il
‘matrimonio’ gay è una cosa assurda, l’adozione o l’affidamento di bambini a
coppie gay è fuori da ogni logica di buon senso, soprattutto perché non tutela
i bambini che invece sono i primi a dover essere tutelati. Penso che questo
modo di procedere per via giudiziaria, com’è già successo in altri settori
delicati, come quello dell’eutanasia, sia una violenza ed una pazzia, una
forzatura ai limiti del lecito: ciò in quanto i tribunali dovrebbero applicare
le leggi, non crearle, modificarle a proprio piacimento. Fabio Filippi
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