mercoledì 17 novembre 2010

ASL RAVENNA: ANCORA RITARDI NELLE RISPOSTE ALLE MAMMOGRAFIE.

Nel gennaio 2010 - spiega Francesco Baldini, consigliere comunale del Popolo della Libertà - chiesi conto all' Ausl di alcuni gravi disservizi, che mi erano stati segnalati, nella gestione delle mammografie da screening ed in particolare di forti ritardi nel fornire risposte alle utenti relativamente a tali esami, anche in caso di esito positivo e quindi in probabile presenza di neoplasia maligna alla mammella. I ritardi superavano addirittura i tre mesi (il triplo di quanto consentito dalla Regione) ed erano stati definiti "intollerabili" dal Direttore sanitario del Presidio ospedaliero di Ravenna, che aveva inoltre garantito che "fra una ventina di giorni l'attesa sarà praticamente azzerata".

Nel maggio scorso mi fu riferito che, dopo un breve, effimero miglioramento, la situazione era di nuovo ripiombata al livello di quella precedente, nonostante gli elevati investimenti per l'acquisto di moderne attrezzature. Anche in quell'occasione l'Ausl ammise i fatti, che addebitò ad un rallentamento della operatività del personale dovuto a cambiamenti organizzativi, ma concluse ancora una volta rassicurando "si ribadisce il fermo impegno di questa Azienda a realizzare nel minor tempo possibile l'obiettivo del contenimento dei tempi di risposta entro il limite dei trenta giorni previsto dalla Regione". Purtroppo il nostro Direttore generale ci ricorda spesso di essere bravissimo, ma dimentica poi di mantenere gli impegni assunti. Siamo ancora una volta costretti a segnalare che le risposte alle donne sottoposte a screening alla mammella, non solo non sono rientrate nei limiti massimi indicati dalla Regione, ma permangono tempi superiori a tre mesi anche in casi di esito positivo e quindi in probabile presenza di neoplasia maligna alla mammella!".

Baldini chiede al sindaco "di non limitarsi a fare il passacarte del Dott. Carradori, ma di dirci cosa pensa di tale manifesta inadeguatezza organizzativa che da troppo tempo si protrae, mettendo a rischio la salute delle utenti".

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