martedì 9 novembre 2010

LA CRISI? SE CRISI DEVE ESSERE VA APERTA SOLTANTO IN PARLAMENTO

Fini ha varcato il suo piccolo Rubicone voltando le spalle al mandato elettorale e cercando di aprire una crisi al buio, esattamente come accadeva nella Prima Repubblica. Una crisi, oltretutto, extraparlamentare chiedendo le dimissioni di Berlusconi come contropartita dell'accettazione del patto di legislatura proposto dal premier alla direzione nazionale del Pdl, ma senza dare alcuna garanzia su chi dovrebbe essere a gestire da Palazzo Chigi la nuova fase politica. E', dunque, un boccone avvelenato che il Pdl non può che respingere al mittente senza se e senza ma. Il discorso di Bastia Umbra non è di quelli che passerà alla storia, perché colmo di contraddizioni. Facciamo solo qualche esempio:

1. il presidente della Camera ha detto che il governo avrebbe disgregato la coesione sociale del Paese, quando perfino i sindacati hanno riconosciuto esattamente il contrario (i 35 miliardi di ammortizzatori sociali che hanno tenuto legati i lavoratori alle aziende in crisi ne sono la prova lampante);

2. ha parlato dell'identità nazionale da preservare, ma i suoi parlamentari hanno presentato un disegno di legge con la sinistra per svendere la cittadinanza italiana agli immigrati;

3. ha già rinnegato i cinque punti per il rilancio del governo che Fli ha votato compattamente alle Camere appena quaranta giorni fa, ponendo altre condizioni sulle quali si potrebbe tranquillamente discutere se non fossero palesemente pretestuose;

4. ha chiesto le dimissioni di Berlusconi ma non si è minimamente posto il problema insieme politico e istituzionale di un presidente della Camera che chiede la crisi di governo, novità assoluta nella storia della Repubblica e probabilmente anche del Regno;

5. ha definito "una vergogna" l'attuale legge elettorale che lui stesso votò;

6. ha chiesto l'allargamento della maggioranza all'Udc, condizione inaccettabile per il modo e nel contesto in cui è stata posta, perché è un evidente tentativo di mettere all'angolo la Lega;

7. ha invocato un patto sociale allargato alla Cgil come se il ministro Sacconi non ci avesse ripetutamente provato in questi due anni ricevendo sempre come risposta dei no interamente ideologici;

8. il manifesto di Futuro e Libertà è quello di una forza tendenzialmente di sinistra, che ha totalmente cancellato la tradizione della destra italiana.

Di fronte a questo penultimatum, il premier ha risposto nell'unico modo possibile: la crisi, se crisi deve essere, va aperta solo e soltanto in Parlamento, su questo non possono esserci dubbi, e deve essere chi la provoca ad assumersene la totale responsabilità. Sono almeno due anni che, prima dentro il Pdl, e poi dopo la costituzione dei gruppi parlamentari autonomi, Fini e i suoi agiscono come se fossero all'opposizione salvo poi votare la fiducia al governo. Dal tono degli interventi della convention del Fli è apparso evidente che gli unici avversari di Fini sono il premier, il Pdl e la Lega.

Ultima annotazione: rimettere il mandato nelle mani di un leader di partito, come hanno fatto ministri, viceministri e sottosegretari finiani è un rituale classico della Prima Repubblica, così come la minaccia di un appoggio esterno. Dunque Fli ha definitivamente gettato la maschera, e ora non può pretendere che sia il premier a staccare la spina di un governo che, nonostante la crisi finanziaria internazionale e le turbolenze politiche provocate da una fazione della maggioranza, ha fatto per intero il suo dovere

Nessun commento:

Posta un commento