venerdì 30 marzo 2012

PEGGIO DELLA PRIMA REPUBBLICA. VOTATECI CHE POI DECIDIAMO, COME SEMPRE, DI FARE QUELLO CHE VOGLIAMO


Il vertice di maggioranza tra Alfano, Bersani, Casini e Bocchino si è concluso con un accordo sulle riforme istituzionali, in particolare per la riforma elettorale. Ciò che conta, in fondo, è la legge elettorale: per tutti i partiti è la priorità numero uno. Il lavoro e l’economia? Ma chi se ne frega, tanto è vero che ormai non si fanno più scrupoli a dire che non ne vogliono manco parlare. Su cosa è stato raggiunto l’accordo? Questa volta la legge elettorale sarà rivista in chiave tedesca, almeno pare. Lo spiega a modo suo La Russa: “Possiamo chiamarlo un tedesco bipolarizzato dove c’è l’indicazione della coalizione e del premier con un premio di maggioranza per chi vince”. Che vuol dire? Tutto e niente.  Aggiungiamo le parole di Bocchino e il quadro è completo: L’accordo sulle riforme costituzionali prevede uno ‘sbarramento’ che potrebbe collocarsi tra il 4% e 5%. Viene anche previsto il cosiddetto ‘diritto di tribunà per le forze politiche che non raggiungono il ‘quorum’ per entrare in Parlamento. E quindi a che serve lo sbarramento? A nulla. La verità è che sarà una legge in pieno stile Prima Repubblica: l’indicazione del premier sarà inutile, e presidente del consiglio e maggioranza verranno decise dopo le elezioni. In Parlamento. Come una volta. Ma attenzione, l’accordo riguarda anche la diminuzione del numero dei parlamentari: Il numero dei parlamentari dovrebbe scendere a 500 deputati e 250 senatori. È quanto prevede la bozza di accordo sulle riforme costituzionali. «Sul numero dei parlamentari la decisione dovrebbe essere questa: al massimo ci potrà essere una norma transitoria» ha spiegato il leader Udc, Pier Ferdinando Casini. I senatori dovrebbero passare da 315 a 250. I deputati da 630 a 500. In totale da 1000 ne resterebbero 750. Non è proprio un grande taglio, anzi. Una volta si parlava di “dimezzare”, ora hanno dimezzato il taglio. E pensare che il Senato americano è composto solo da 100 membri….



Intanto già nascono i primi problemi. I senatori del Pd non ci stanno e dichiarano che la riforma è contraria alla linea politica del partito:
«Apprendiamo con sorpresa che il Pd rinuncerebbe al bipolarismo di coalizione. L’unico bipolarismo possibile in Italia. Una soluzione in contrasto con i deliberati formali del Pd e con la sua linea politica: quella del nuovo Ulivo aperto alle forze moderate di centro nitidamente alternativi al centrodestra nel quadro appunto di un sistema politico bipolare. Una tale soluzione promette frammentazione al modo della prima Repubblica e, per venirne a capo, di nuovo governi di grande coalizione. L’opposto di una limpida alternativa capeggiata dal Pd». Lo dichiarano i senatori Pd Marina Magistrelli, Mauro Marino, Franco Monaco.
Sentite Alfano. Praticamente hanno inventato le “coalizioni a progetto”, probabilmente per venire incontro al mercato del lavoro dei nostri giorni:
«La sfida del Pdl è preservare il patrimonio di questi 18 anni e destinarlo ad un soggetto politico che non nasca da una gara di coalizione ma che chiede al primo partito che vince di mettere su una coalizione intorno ad un progetto. Questo è lo scopo di una nuova strategia che probabilmente saremo chiamati a gestire». Lo afferma il segretario del Pdl, Angelino Alfano, nel corso di una riunione al Senato con i senatori del partito.
Delirio assoluto. Chi vince mette su una coalizione intorno ad un progetto. Traduzione: votateci, che poi in Parlamento vediamo…   daw



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