IL DOPPIPESISMO
DEI PM. D’ALEMA PROSCIOLTO: NON SAPEVA DI COMPIERE REATO SUI VOLI GRATIS. MA SE
A COMO BERLUSCONI COMPRA VILLA DELL’UTRI, INDAGA SUBITO PALERMO
La legge è uguale per tutti. Verissimo. Gli
articoli del codice sono sempre quelli, chiunque li consulti. Peccato che
l’interpretazione della legge sia un po’ differente a seconda che un fatto sia
compiuto da Tizio o da Caio. L’azione penale è obbligatoria. Verissimo, se sta
scritto dev’essere vero. Peccato che nella realtà se si sospetta il
coinvolgimento di Tizio certe procure scattino come pantere per indagare in
luoghi anche lontanissimi dalla loro competenza e in tanti altri, quando invece
rischia di essere coinvolto Caio, i fascicoli dormano per anni, ricoperti di
polvere e noia.Sperare in crescita o investimenti dall’estero in un Paese senza
certezza del diritto è utopia pura, altro che articolo 18 (peraltro anch’esso
ingigantito come freno proprio da molte sentenze «creative»). Berlusconi
acquista la villa sul lago di Dell’Utri e il Fatto quotidiano si affretta a
rendere noto che sulla compravendita sarebbe partita un’indagine della procura
di Palermo. Non dev’essere piacevole vivere con una procura ad personam ,
eppure a quanto pare certe persone hanno questo discutibile privilegio.
Qualcuno vorrebbe avere la grazia di spiegare cosa c’entra Palermo con gli
immobili lariani? Ci sono state irregolarità nella vendita? Indagherà Como. Il
prezzo è elevato? Fantastico, mezzo parlamento si è comprato case a prezzi ridicoli
acquistando da enti pubblici e nessuno ha mai alzato un dito, adesso si questiona
per un prezzo forse elevato pagato da privati. In ogni caso non si sono
registrati interventi di procure né esotiche né nostrane quando villa
Fontanelle, appartenuta a Versace, stesso lago, sponda diversa, fu venduta per
33 milioni nel 2008 al magnate russo Novikov. Basta che faccia qualcosa
Berlusconi ed ecco che le cose cambiano. Legge diversa per tutti e rinvio a
pregiudizio.
In contemporanea si è avuta la notizia
dell’archiviazione di D’Alema che svolazzava gratis su aerei di un signore che
pagava tangenti perché «non sapeva di commettere un reato». In pratica incapace
di intendere e di volere, dato che la legge prevede l’impunibilità per fatti
commessi «senza coscienza e volontà » (elemento soggettivo), non certo per
ignoranza se un fatto sia reato o meno. Sfumature. Peccato che sfumino sempre
dalla solita parte. Si potrebbero aggiungere i numerosi casi di pericolosi criminali
lasciati uscire perché non si è trovato il tempo di scrivere la sentenza mentre
si trovava tutto il tempo per trascrivere (a Napoli, non si sa perché) novemila
telefonate di veline ed attricette per l’indagine Berlusconi- Saccà poi
regolarmente archiviata, oppure i casi, anche recenti, di fascicoli con
intercettazioni potenzialmente rilevanti finite curiosamente in naftalina.
Dipende da chi e da dove. Il problema andrebbe affrontato alla radice: o si
diventa un paese conun sistema giudiziario di tipo anglosassone, dove le leggi
sono date dai precedenti dei processi (ma allora si devono accettare anche le
conseguenze di ciò, come ad esempio l’elezione dei magistrati), oppure il
Parlamento deve mettere un freno alle esegesi creative riappropriandosi del suo
ruolo di legislatore, anche se ciò dovesse significare il mettersi a sfornare
centinaia di interpretazioni autentiche di leggi stravolte da idee esorbitanti.
Una magistratura autoreferenziale e priva di
responsabilità per le sue azioni crea storture, sospetti e veleni. Chi esulta
per l’arbitro che dà il rigore a favore della propria squadra per fallo a
centrocampo è miope. «Fino a quando?», si domandava Cicerone che di leggi ne
capiva. La stessa domanda si dovrebbero porre tutti gli italiani.
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