mercoledì 27 marzo 2013

MONTI IL TECNICO TECNICAMENTE FALLITO. DISPREZZATO DA TUTTI, ANCHE DAL SUO GOVERNO.



Le dimissioni del ministro degli Esteri Giulio Terzi sulla vicenda dei marò è l’ultimo di una lunga serie di gravi incidenti che hanno accompagnato l’inesorabile declino del governo tecnico. Al di là del merito del caso che sta lacerando i rapporti tra l’Italia e l’India, l’abbandono della nave a scoppio ritardato del responsabile della nostra politica estera, e il rimprovero dell’ammiraglio Di Paola è uno degli episodi più tristi capitati di recente alle nostre aule parlamentari. La caduta verticale della credibilità dell’esecutivo dei tecnici è uno dei sintomi più evidenti dell’impatto senza precedenti della recessione che ha travolto l’economia italiana nel 2012, la seconda contrazione monstre a poco distanza dal tonfo successivo al crack di Wall Street. Un simile sisma sociale avrebbe prodotto sconquassi devastanti in ogni caso, ma i tecnici si sono dimostrati incapaci di gestirlo ancora più dei politici. Basti pensare al modo in cui Berlusconi si è risollevato dopo il fallimento del suo governo. Lo scoppio della bolla tecnica ha trasformato Mario Monti nel piccolo leader di un partito di centro, una figura simile a Casini mentre avrebbe potuto diventare un nuovo Ciampi. La sua traiettoria, così come quella dei suoi colleghi, poveri di consenso e inadatti a gestire il profondo turbamento della società italiana, è anche un monito per il futuro prossimo venturo. I numeri per formare un governo politico non ci sono, vista l’ostilità reciproca dei tre maggiori partiti italiani, Pd, M5S e Pdl. Aggrapparsi ad un’altra scappatoia tecnica sarebbe però un ulteriore aggravamento del problema, invece che la risoluzione di cui avrebbe bisogno un paese in crisi così profonda.

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