Probabilmente non c’è esempio migliore di Marinara
per raccontare il mal governo della sinistra laddove si sente non solo
vincitrice delle elezioni ma quasi proprietaria della cosa pubblica in un
determinato territorio. Negli anni della sua nascita due erano i problemi: rilanciare
Marina di Ravenna da un lato e aiutare qualche cooperativa amica in difficoltà
dall’altro. Per il primo scopo inventò
due cose: l’apertura indiscriminata dei bagni senza alcun controllo e senza
alcuna lungimiranza, e la costruzione della cattedrale nel deserto Marinara,
alla ricerca di un turismo di lusso, che sarebbe dovuto arrivare in realtà
senza avere alcun altro motivo di attrazione per Marina di Ravenna. Per il
secondo scopo invece, come ben racconta Pietro Calvelli già presidente dello Yacht Club Romagna, usarono altri espedienti ottenendo il risultato che
oggi tutti noi conosciamo. Probabilmente
la scelta di Galliano Di Marco di revocare la concessione è quella giusta.
Dobbiamo tuttavia evidenziare che sia il suo predecessore – sempre nominato
dalla politica e sempre dalla politica di quella stessa parte - che avrebbe
potuto fare scelta analoga, sia il Comune di Ravenna, hanno fino ad oggi
tergiversato facendo orecchie da mercanti.
Marinara è
il simbolo perfetto, purtroppo, di un modo di governare che non può proseguire
ancora: si decidono progetti faraonici, si compiono scempi ambientali, si
costruisce senza programmazione e tutto questo per poi voler dare ad intendere
che non vi sono responsabilità politiche. Questa favola deve finire: le responsabilità
ci sono e sono tutte, nessuna esclusa, da riferire a quel PCI-PDS-DS-PD che ha
voluto, imposto, votato il progetto Marinara. E sempre il PCI-PDS-DS-PD, anche
di fronte all’errore, ha proseguito e ha danneggiato così anche e soprattutto i
cittadini, vittime di un sistema dal quale sono esclusi, ma che, con il loro
voto, possono cambiare. Squadra
che vince non si cambia, ma squadra che perde deve andarsene a casa.
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