Il Foglio (Giuliano Ferrara)
- …Tutto ruota … intorno al partito dei magistrati e dei giudici e al suo
spirito di iniziativa che inchioda a una grave diminutio democratica, da quasi
vent'anni, la vita civile. Hanno distrutto il primo governo Berlusconi nel
1994, hanno impedito la riforma bicamerale e bipartisan della Costituzione
definendola figlia del ricatto e di un losco inciucio con l'arcinemico nella
seconda metà dei Novanta, hanno boicottato in ogni modo il governo di
legislatura presieduto da Berlusconi, hanno messo in crisi Prodi arrestando la
famiglia del ministro della Giustizia Mastella, hanno portato alla svolta,
nella crisi finanziaria internazionale, del novembre 2011, esponendo questo
paese al ludibrio europeo e mondiale e a un terzo ribaltone della maggioranza
stabilita nelle urne. E alla fine hanno determinato la situazione attuale. Il
70 per cento dei voti va a Bersani e Berlusconi, in parti eguali, e a Monti, ma
l'isolamento e la dannazione giudiziaria di chi rappresenta un terzo
dell'elettorato, il centrodestra, gioca a favore del ricatto antipolitico più
estremo e mette in ballo la governabilità del paese. Un capolavoro di faziosità
ha prodotto un risultato di totale nullismo. Probabilmente c'era un modo di
sottrarre Berlusconi, il suo schieramento politico e il paese a questo destino
gramo. Ma è argomento di ricerca giornalistica sul recente passato e tra poco
sarà argomento di storia. Resta lo spettacolo avvilente della caccia all'uomo
sempre più spietata a mano a mano che crescono le spinte demagogiche e diminuisce
la forza dei poteri arbitrali.
La Stampa (La Jena) – Soluzione. Grillo premier, Bersani vice.
Il Giornale (Francesco Cramer) - Non c'è solo l'assalto delle
procure tra le doglianze del Pdl. Il partito ce l'ha anche con il Pd, orientato
a escludere Berlusconi dalla delicata fase di ricerca di una maggioranza
parlamentare per formare un nuovo governo. La linea del Cavaliere è chiara: «Si
mettano in testa che o trattano con noi o diremo che l'unica alternativa è il
voto». E ancora, ragiona coi suoi, «anche nel 2006 offrii a Prodi di
collaborare visto che il risultato fu di pareggio. Speriamo che questa volta
Bersani non faccia come il Professore». In pratica Alfano e i capigruppo
anticiperanno al Quirinale la loro intenzione di lavorare a un esecutivo di larghe
intese o di scopo a patto che il Pd abbandoni la linea dell'ostracismo nei
confronti del Cavaliere. Ma se le intenzioni di largo del Nazareno resteranno
queste, avanzerà lo spettro di un muro contro muro. Ossia: il possibile
avvertimento di una richiesta di ritorno alle urne. Uno scenario che nessuno,
men che meno il presidente della Repubblica, auspica.
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