mercoledì 31 luglio 2013

NON POSSIAMO FAR SENTIRE SOLO IL PRESIDENTE BERLUSCONI.


Alessandro Sallusti - Nelle parole di Laura Boldrini, presidente della Camera, è racchiuso il grande imbroglio che si sta compiendo. Singoli casi giudiziari - ha detto ieri riferendosi alla sentenza definitiva sul caso Mediaset - non devono avere conseguenze sull'attività politica. Come dire che quello di Silvio Berlusconi è un singolo, banale e personale caso giudiziario e non, come nella verità, un accanimento senza precedenti contro il leader del maggior partito italiano che come imprenditore, cioè prima della sua discesa in campo, guarda caso non fu mai oggetto di attenzioni da parte dei pm. Ci spiace per la Boldrini, che usa per fini politici di parte uno scranno che fu prestigioso (cosa che non porta bene come dimostra la fine di Bertinotti, Casini e Fini, suoi predecessori), ma mandare agli arresti Silvio Berlusconi non sarà un fatto personale del Cavaliere di Arcore ma un grosso problema per l'Italia intera. E non potrebbe essere diversamente, indipendentemente dalle volontà dei suoi consiglieri (siano essi falchi o colombe), da ciò che dicono e pensano il capo dello Stato, il premier Letta e tutto il circo mediatico di ogni ordine e grado. Silvio Berlusconi in politica non è diventato ciò che è diventato grazie all'appoggio di tutte, dico tutte, le categorie sopracitate. Al contrario, quasi sempre si è mosso contro il parere e con l'ostilità dichiarata di costoro, in alcuni casi anche degli amici fidati. Quindi, in caso di condanna, dimentichiamoci che il Cavaliere di Arcore segua consigli e umori di alte, medie e basse cariche di Stato e governo, di potentati economici o finanziari. Farà di testa sua, seguendo l'unica bussola che conosce, cioè fare rotta sull'umore di quel terzo di italiani che ha fino a ora affidato a lui la speranza di non essere governato dalla sinistra o da una Europa germano-centrica. E allora ecco che sarà decisivo ciò che gli verrà detto da comuni e anonimi cittadini. Come è accaduto, per esempio, nei giorni scorsi mentre attraversava il reparto di un ospedale dove si era recato per visite di controllo. E siccome la gente, la sua gente, gli ha detto e gli dirà di andare avanti, non ci saranno sentenza, magistrati, restrizioni fisiche e politiche o Boldrini che terranno. Lui andrà avanti, più convinto e forte di prima. Il problema non sarà suo, ma del Pd e di Napolitano che in quanto arbitro dovrà trovare il modo di ripristinare una situazione di giustizia e di agibilità politica gravemente compromesse. Si può tornare a votare, si può pretendere un provvedimento che annulli una sentenza assurda. Quello che noi liberali e moderati non possiamo fare è far sentire solo il presidente alle prese con i giochetti dei palazzi, gli intrighi dei partiti e le paure del Pdl. Ma sono certo che questo non accadrà. Il resto verrà da solo.



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