Chi
vuole disobbedire insieme a noi può testimoniarlo inviando una email con nome e
cognome a berlusconi.candidato@ilgiornale.it o un fax allo 02.72.02.38.59.
Facciamo sentire forte la nostra voce. Ne vale la pena, indipendentemente dal
risultato che otterremo. Alessandro
Sallusti
Ha fatto scalpore la
notizia che Uli Hoeness, patron del glorioso Bayern Monaco, abbia rinunciato a
fare appello contro la sentenza che lo condanna a tre anni e mezzo di carcere
per una evasione fiscale di 27 milioni di euro.
«Ho sbagliato, devo
pagare», ha fatto sapere con un comunicato. Più d'uno ha messo in relazione
questa decisione con quella di Silvio Berlusconi di ribellarsi alla pena subita
per una accusa analoga, tanto da annunciare la volontà di candidarsi alle
elezioni europee nonostante l'interdizione dai pubblici uffici. Impariamo dai
tedeschi - è la tesi - come ci si comporta di fronte alle decisioni della
magistratura.
Cominciamo col dire che la
magistratura tedesca non è quella italiana. A differenza di quello che è
accaduto con Berlusconi, non risulta che alcuno dei pm e giudici che si è
occupato di Hoeness sia iscritto a una corrente politica a lui avversa, o che
abbia espresso giudizi personali su di lui, o che abbia partecipato a
manifestazioni pubbliche contro il Bayern. Nessuno ha rilasciato interviste
ostili o preconcette, nessuno si è candidato (come da noi Ingroia) contro di
lui per prendergli il posto, a lui non sono stati negati testimoni a difesa.
Insomma, siamo di fronte a una magistratura apparentemente serena che ha fatto
il suo lavoro, non al quarantatreesimo tentativo bislacco (tanti ne ha subiti
Berlusconi) di incastrarlo per toglierlo di mezzo. Chiedere a Berlusconi di
ammettere un reato che lui ritiene di non aver commesso è solo l'ultima di una
serie di inaudite violenze. Le sentenze si subiscono,
non necessariamente si
devono accettare. Solo nei regimi autoritari firmi confessioni false ed estorte
per mettere fine alle sofferenze tue e dei tuoi cari. Solo in un regime il
presidente della Repubblica firma la clemenza non in base a fatti oggettivi e
buonsenso ma in cambio di una piena sottomissione all'ingiustizia.
Berlusconi, per fortuna sua e nostra, non è uomo da sottomissioni. E per questo non mi stupisce la sua volontà di volersi comunque candidare alle elezioni europee. Io penso che la sua battaglia debba diventare la nostra perché togliere dalla competizione con una sentenza truffa il leader politico del centrodestra è cosa che non possiamo subire in silenzio. Il mio è un invito a essere tutti complici di una disobbedienza civile, pratica, il più delle volte nobile. Cito Wikipedia: «Negli Usa i diritti civili dei neri, pur concessi sulla carta, sono stati resi effettivi solo dalle campagne di disobbedienza civile di massa degli anni Sessanta. L'emancipazione nazionale indiana non sarebbe stata possibile senza le azioni di disobbedienza civile di Gandhi, che parlava anche di resistenza civile. Lo stesso Gandhi affermava: noi cessiamo di collaborare coi nostri governanti quando le loro azioni ci sembrano ingiuste. Questa è la resistenza passiva. In Italia ebbe una buona notorietà il saggio del 1965 L'obbedienza non è più una virtù di don Lorenzo Milani che appoggiava l'obiezione civile contro il servizio militare».
Come vedete, siamo in buona compagnia. Chi vuole disobbedire insieme a noi può testimoniarlo inviando una email con nome e cognome a berlusconi.candidato@ilgiornale.it o un fax allo 02.72.02.38.59. Facciamo sentire forte la nostra voce. Ne vale la pena, indipendentemente dal risultato che otterremo. E lo dobbiamo al Presidente per averci permesso di vivere questi vent'anni di libertà, bislacchi e pasticciati fino a che si vuole ma meglio che sudditi di una sinistra mascalzona.
Berlusconi, per fortuna sua e nostra, non è uomo da sottomissioni. E per questo non mi stupisce la sua volontà di volersi comunque candidare alle elezioni europee. Io penso che la sua battaglia debba diventare la nostra perché togliere dalla competizione con una sentenza truffa il leader politico del centrodestra è cosa che non possiamo subire in silenzio. Il mio è un invito a essere tutti complici di una disobbedienza civile, pratica, il più delle volte nobile. Cito Wikipedia: «Negli Usa i diritti civili dei neri, pur concessi sulla carta, sono stati resi effettivi solo dalle campagne di disobbedienza civile di massa degli anni Sessanta. L'emancipazione nazionale indiana non sarebbe stata possibile senza le azioni di disobbedienza civile di Gandhi, che parlava anche di resistenza civile. Lo stesso Gandhi affermava: noi cessiamo di collaborare coi nostri governanti quando le loro azioni ci sembrano ingiuste. Questa è la resistenza passiva. In Italia ebbe una buona notorietà il saggio del 1965 L'obbedienza non è più una virtù di don Lorenzo Milani che appoggiava l'obiezione civile contro il servizio militare».
Come vedete, siamo in buona compagnia. Chi vuole disobbedire insieme a noi può testimoniarlo inviando una email con nome e cognome a berlusconi.candidato@ilgiornale.it o un fax allo 02.72.02.38.59. Facciamo sentire forte la nostra voce. Ne vale la pena, indipendentemente dal risultato che otterremo. E lo dobbiamo al Presidente per averci permesso di vivere questi vent'anni di libertà, bislacchi e pasticciati fino a che si vuole ma meglio che sudditi di una sinistra mascalzona.
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