venerdì 28 marzo 2014

OBAMA SI FIDA DI RENZI. MA SI FIDAVA ANCHE DI LETTA E MONTI


Il presidente americano incontra il premier italiano e ripete le parole di stima già riservate ai precedenti presidenti del Consiglio. Poi, quando si parla di Difesa, avverte: tutti facciano la loro parte. "Sono fiducioso". Barack Obama lo dice parlando di Matteo Renzi. E l'Italia si inorgoglisce per l'endorsement del presidente americano al premier italiano. Vedete, con Matteo l'Italia è tornata al centro del mondo. Peccato che Obama, al suo terzo incontro con un presidente del Consiglio italiano in tre anni, abbia riservato uguale trattamento a Enrico Letta e Mario Monti.


 A Washington il Professore arrivò nel febbraio 2012. Obama lo accolse così: "Ho piena fiducia nella leadership di Monti e spero possa traghettare l'Italia attraverso questi tempi difficili". Non solo. "Voglio solo dire - aggiunse - quanto noi apprezziamo la poderosa partenza e le misure molto efficaci che sta promuovendo il governo Monti in Italia". Tra l'altro vale la pena ricordare che quel viaggio americano era stato accompagno dalla copertina di Time con la faccia del premier italiano e la scritta: "Può quest'uomo salvare l'Europa?" Un  anno dopo la scena si ripete praticamente uguale a se stessa. Siamo a ottobre 2013, ancora Washington. Stavolta la Casa Bianca ospita Letta. "Non potrei essere più colpito - il commento del presidente americano - dall'integrità, la profondità di pensiero e la leadership del premier Letta. L'Italia si sta chiaramente muovendo nella direzione giuista".  Per dovere di cronaca bisognerebbe ricordare che fu proprio Letta a organizzare la visita italiana di Obama di cui oggi Renzi gentilmente usufruisce. E sempre per dovere di cronaca bisognerebbe ricordare che oggi Barack, in mezzo a tante parole di apprezzamento ("mi ha impressionato per l'energia e la visione") ha riservato al premier alcune stoccate niente male. Anzitutto ha ricordato che, pur fiducioso che lo la farà, Renzi dovrà "prendere delle scelte difficili". Poi ha toccato quella che per molti era la nota dolente: le politiche di difesa. "Non possiamo avere una situazione in cui gli Usa spendono più del 3% del Pil per l'autodifesa, e l'Europa l'1% - ha detto -. Tutti facciano la loro parte, non soltanto per il nostro beneficio, ma perché anche l'Europa ha le sue necessità di autodifesa". In molti hanno letto nelle parole del presidente americano un avvertimento a non calcare troppo la mano, ad esempio sulla delicata vicenda degli F35. Renzi ha replicato spiegando di condividere "il pensiero del presidente Obama, quando dice che la libertà non può essere considerata gratis, non possiamo lamentarci del dolore del mondo se non ce ne facciamo carico. Per questo l'Italia ha sempre fatto la sua parte negli anni con grande dedizione e impegno. Nel rispetto della collaborazione con i nostri partner  verificheremo i nostri budget per evitare gli sprechi che in alcuni settori abbiamo avuto". Le distanze quindi restano. Senza contare che, anche se il presidente del Consiglio italiano ha assicurato di aver sollevato la questione dei "marò", Obama non ha fatto alcun riferimento al caso dei due fucilieri di Marina detenuti in India. Per il resto la sintonia dall'Ucraina alle problematiche legate al rilancio dell'economia e delle politiche del lavoro è stata totale. In fondo la stessa sintonia che c'era con Letta e Monti

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