mercoledì 14 dicembre 2011

CRISI: SE TRAMONTA LA LUNA DI MIELE




Per ora è solo una percezione, anzi dal punto di vista del Popolo della Libertà che fin dall’inizio ha garantito un appoggio responsabile in Parlamento, è un timore. Di che si tratta? Che l’“effetto Monti”, quella sensazione di necessità e urgenza che ha portato all’insediamento del governo tecnico (ed al passo indietro di Silvio Berlusconi), si stia disperdendo. I motivi sono diversi. Il primo: l’esecutivo di responsabilità nazionale ha senso se agisce come tale. Se cioè prende decisioni rapide ed efficaci riservando al Parlamento un ovvio diritto d’intervento che però non deve essere un do ut des politico. La drammatizzazione imposta da Mario Monti, e dai fatti, sembra perdere abbrivio di fronte alla realtà ed anche a qualche incertezza comunicativa dei suoi ministri. Pensioni e reintroduzione dell’Ici sono due casi emblematici. Ma non gli unici: pensiamo anche ai costi della politica, ai tagli alla burocrazia, allo sviluppo, al mercato del lavoro, tutti fronti sui quali il governo Berlusconi aveva di fatto preparato il terreno varando una serie di norme, come lo stesso Monti ha più volte riconosciuto. Il secondo motivo è il risorgere della conflittualità sindacale. Per ora contenuta in limiti più che accettabili e fisiologici, ma è un fatto che le confederazioni, che si erano divise isolando la Cgil con il centrodestra, marciano di nuovo unite dopo tanti anni. Il terzo motivo è l’Europa. La manovra “salva Italia” era stata presentata


anche come “salva Europa”. Ma nessuno ha capito quale ruolo abbia giocato il nostro Paese al recente summit europeo, molti hanno la sensazione che lo stesso vertice si sia risolto con un’ennesima delusione – nessun potere effettivo è stato dato alla Bce – e l’unico dato certo è che i nostri titoli pubblici continuano a soffrire. Lo spread è tornato oltre quota 450, peggiorando di cento punti in una settimana. Il rischio è che i sacrifici della manovra vengano mangiati dagli interessi. E che quindi venga richiesto un altro giro di vite, che sarebbe insopportabile per il Paese.
Ultimo punto, non si scorgono ancora elementi di sviluppo nell’azione del governo. La manovra, come ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, è fatta per due terzi di tasse, e nel 2012 avremo una recessione di mezzo punto di Pil. Occorre ad ogni costo scongiurare una spirale tra rigore e recessione, con l’uno che genera l’altra. Non è facile governare senza politica: neppure per i supertecnocrati.

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