I DATI DEFINITIVI: 402 SI E 65 NO, DOPO I 495 SI E GLI 88 NON INCASSATI NEL POMERIGGIO. PROF. PERDE IL CONSENSO DI DIVERSI DEPUTATI AZZURRI
Meno sessantuno voti. Mancano sessantuno voti rispetto alle prime due fiducie ottenute due mesi fa, il 17 novembre al Senato e il giorno successivo alla Camera, all'atto di nascita del nuovo esecutivo. Rispetto a quella del 18 novembre, venerdì 16 dicembre il Governo ha perso sessantuno voti nel corso delle prime votazioni pomeridiane alla Camera. Nel voto conclusivo, arrivato poco prima delle 22, i numeri definitivi: 402 sì e 75 no alla fiducia. Il margine si è assottiliato ulteriormente, ma l'aula si era svutotata prima del discorso di Monti e delle dichiarazioni di voto. In buona sostanza, rispetto alla primo voto incassato da Monti (quando i sì furono 556), il premier ha perso 61 voti sulla fiducia e 140, in serata, sulla manovra. Ora il testo passerà al Senato. Segnale politico - Dal primo voto della Camera esce un forte segnale politico: ventitré deputati del Pdl erano assenti. Un'assenza che è il sintomo più evidente di un mal di pancia che diventa sempre più conclamato nel partito. Nella precedente votazione il Pdl aveva votato la fiducia, tranne Alessandra Mussolini. In quell'occasione, peraltro, Monti aveva incassato solo il no della Lega Nord (59 deputati) e di due "dissidenti" di centrodestra (Alessandra Mussolini e Domenico Scilipoti), oggi, 16 dicembre, ai no della Lega e della Mussolini si è aggiunto quello di Giorgio Stracquadanio, quello dei 21 deputati dell'Italia dei Valori (che rispetto alla precedente fiducia ha perso il deputato Renato Cambursano che ha votato si in dissenso dal gruppo), tre di Noi Sud (Elio Belcastro, Arturo Iannaccone e Amerigo Porfidia) e gli esponenti delle minoranze linguistiche Siegfried Brugger, Roberto Nicco e Karl Zeller. Erano in missione sei deputati: Antonio Buonfiglio
(Misto), Edmondo Cirielli (Pdl), Francesco Colucci (Pdl), Riccardo Migliori (Pdl), Marianna Madia (Pd) e Luca Volontè. Quattro gli astenuti, tutti del Pdl (Deborah Bergamini, Giulio Marini, Giuseppe Molese e Giuseppina Castiello). Tra i deputati Pd due erano assenti per malattia (tra questi Marianna Madia). In sintesi, quindi, gli 88 no sono la somma dei 59 del Carroccio, i due del Pdl, i 21 deputati dell'Idv, tre di NoiSud e 3 esponenti delle minoranze linguistiche. I sessantuno voti - Nei sessantuno sì mancanti rispetto alla metà di novembre (non bisogna considerare i 59 deputati leghisti e i no di Mussolini e Scilipoti) ma si devono includere i 21 dell'Idv, i 23 assenti del Pdl (tra questi Alfonso Papa, costretto ai domiciliari), il no di Stracquadanio, 3 del Fli, più 5 del Misto e uno di Popolo e Territorio i tre delle minoranze linguistiche e i 4 astenuti tuti del Pdl. Tra questi spiccano i nomi di Giulio Tremonti, Paolo Romani e Michele Brambilla. Assenze soprattutto poltiche, evidente segno di protesta contro la pesante manovra di Monti.
Le assenze politiche I deputati assenti del Pdl, oltre a Tremonti, Romani e Brambilla, sono: Filippo Ascierto, Vincenzo Barba, Viviana Beccalossi, Isabella Bertolini, Maurizio Bianconi, Guido Crosetto, Marcello De Angelis, Rocco Girlanda, Antonello Iannarilli, Pietro Lunardi, Gianni Mancuso, Barbara Mannucci, Antonio Martino, Fiamma Nirenstein, Alfonso Papa (un'assenza forzata la sua, poiché agli arresti domiciliari), Adriano Paroli, Mauro Pili, Maria Rosaria Rossi, Roberto Rosso, Stefano Saglia. Di Fli mancavano all'appello Giulia Bongiorno, Carmelo Briguglio e Mirko Tremaglia. Dell'Udc, Riccardo Antonio Merlo. Per il Pd non hanno votato Gianclaudio Bressa e Francesca Cilluffo. Due gli assenti anche per 'Popolo e Territoriò: Domenico Scilipoti e Maria Grazia Siliquini. Nel Misto mancavano Aurelio Misiti, Luciano Sardelli, Antonio Gaglione, Beppe Giulietti, Francesco Stagno d'Alcontres.
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