mercoledì 28 dicembre 2011

INGHILTERRA: RAPPORTO DEBITO/PIL 900%, LO STATO PIU’ INDEBITATO DEL MONDO


L’Inghilterra è lo Stato più indebitato al mondo. Il rapporto debito/Pil, infatti, ha raggiunto ormai il 900%. A una certa distanza si trovano il Giappone (poco più del 600%), la Svezia (intorno al 450%) e, a seguire, Norvegia, Svizzera, Stati Uniti, Australia, Canada e Nuova Zelanda. A rivelarlo è un recente studio di Morgan Stanley pubblicato da BusinessInsider, che fa un calcolo del debito molto più esteso di quello utilizzato di solito per classifiche di questo tipo. La banca d’affari americana non si è limitata a includere nel rapporto il debito che gli Stati hanno accumulato per coprire le spese di funzionamento. A questo indicatore, infatti, i ricercatori ne hanno aggiunti altri tre: il debito finanziario, cioè quello contratto dalle istituzioni finanziarie, come le banche; quello non finanziario, che fa capo alle imprese; il debito delle famiglie, che pesa sulle persone fisiche. “Considerare in particolare anche il debito finanziario è importante – dice Gianluigi Cesano, analista macroeconomico dello Studio G2c e docente all’Alta Scuola Finanza di Torino – perché se questo settore dovesse avere problemi, è inevitabile che lo Stato si faccia carico di tale fardello, essendo questo settore alla base del sistema economico”. Entrando nel merito dei risultati, Cesano nota che “lo studio di Morgan Stanley mette in evidenza lo stato di colabrodo nel quale versa l’economia del Regno Unito”. Del rapporto tra il debito nella versione più estesa e il Pil, pari al 900%, l’analista sottolinea che “la parte più rilevante è rappresentata, per una quota superiore al 600%, dall’indebitamento finanziario”. Insomma, il maggiore responsabile della situazione è il settore finanziario inglese, che peraltro rappresenta un “peso elevatissimo rispetto al Pil (circa quattro volte) e finisce con lo sbilanciare in maniera più che evidente il rapporto in questione”.


La Gran Bretagna ha anche altri problemi. “Il deficit commerciale continua a peggiorare, tanto che la differenza tra esportazioni e importazioni è negativa per 7,6 miliardi e lo era per soli 2 miliardi nel 2001″, dice Cesano. Inoltre, il deficit di bilancio è ancora elevatissimo in conseguenza della crisi del 2007 e altri dati, come la disoccupazione all’8,3%, hanno raggiunto nuovi massimi.
Come è possibile, allora, che i Gilt, i titoli di Stato di Sua Maestà, si trovino su livelli più che accettabili, tanto che quelli con scadenza a 10 anni, per esempio, offrono rendimenti del 2,2% circa (contro il 6,8% dei titoli italiani con la stessa scadenza)? Questo fenomeno, secondo Cesano, non è poi così difficile da spiegare. “L’Inghilterra ha una propria valuta e una banca centrale che svolge il ruolo di prestatore di ultima istanza e quindi i creditori sanno che la Banca d’Inghilterra può sempre stampare valuta per rimborsare i debiti dello Stato, mentre tale operazione nell’area Euro non è possibile”. In definitiva, quindi, il problema di Eurolandia starebbe tutto nel ruolo giocato dall’istituzione guidata da Mario Draghi. “Le posizioni oltranziste della Germania con riferimento all’impossibilità di stampare moneta e ad attribuire alla Banca centrale europe, che in realtà non può per proprio statuto, il ruolo di prestatore di ultima istanza – conclude Cesano – stanno condannando la zona euro all’inferno che tutti conosciamo”. Insomma, “se venisse risolto questo problema e se venissero dati più poteri alla banca centrale, unitamente a una rivisitazione dell’architettura Ue, il problema potrebbe essere risolto agevolmente e il Regno Unito è un esempio più che lampante in questo senso, tanto più se si considera che la sterlina non è una valuta di riserva”.

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