lunedì 11 febbraio 2013

“IMOLA E’ ROMAGNA”, LE PROVINCE VANNO ABOLITE E LA ROMAGNA VA ISTITUITA.



Intervenendo alla XVIII Assemblea Regionale del M.A.R. a Imola Rodolfo Ridolfi
candidato al Senato della Repubblica ha detto fra l’altro:
Rivendicare, per la gente di Romagna, il diritto all’autodeterminazione significa non solo corrispondere ad un sentimento, ad una identità, ad una cultura di una Regione antica, una delle più antiche ed omogenee della Penisola che non divenne Regione all’indomani dell’Unità d’Italia perché troppo sensibile alle idee Repubblicane in un’Italia Monarchica, e non lo divenne neppure agli albori di una Repubblica incline a ricalcare l’impianto territoriale e burocratico dello Stato Monarchico ma anche corrispondere allo sviluppo ed ad una migliore condizione di vita dei suoi cittadini .... Il MAR si batte da più di un decennio contro l’imperturbabile indifferenza e arroganza di chi governa l’Emilia Romagna e non intende sentire le ragioni dell’autodeterminazione, ne tanto meno quelle dell’autonomia della Romagna. So bene qual è la convinzione della sinistra e dei suoi alleati nei confronti della “questione romagnola”.  Totale assoluta chiusura nei confronti di qualsiasi proposta sia che si tratti del referendum per far decidere le popolazioni interessate, sia che si tratti di delimitare i confini storici. Figuriamoci se sono disponibili a parlare di ventunesima regione. Ho tentato fino allo sfinimento, durante la mia attività in Regione, con l’insistente riproposizione di progetti di legge di fare breccia nell’ostinata posizione di chiusura della sinistra ma non c’è stato niente da. Ancora una volta il PDL e La Lega sostengono, la  “questione romagnola”. poiché l’alternativa  alla  sinistra  nella  nostra  Regione si identifica con l’alternativa alla politica  “anti-Romagna”. Con il voto di febbraio i romagnoli avranno quindi dei buoni motivi in più per mettere in minoranza i comunisti e tutti i loro eredi questi motivi supplementari sono in sintesi : l’arroganza e la totale insensibilità dei comunisti PCI PDS DS PD e dei loro alleati alla questione della Romagna, del Referendum e della delimitazione dei confini storici; il divario di opportunità di sviluppo, di servizi di reddito che esiste fra l’area forte emiliana e la più debole area romagnola per la quale questa regione di sinistra non è stata madre ma matrigna. La coalizione di Berlusconi che aveva varato le modifiche costituzionali in senso federalista deve consentire, finalmente, il referendum, limitato alle popolazioni interessate (quelle romagnole) sull’istituzione o meno della ventunesima regione previa definizione dei confini storici della “Romagna”. Ad una nuova maggioranza di centro destra nelle Camere oggi è affidata la nostra speranza di vedere nascere la Regione Romagna


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