Intervenendo alla XVIII Assemblea Regionale del M.A.R. a Imola Rodolfo
Ridolfi
candidato al Senato della Repubblica ha detto fra l’altro:
Rivendicare, per la gente di Romagna, il diritto all’autodeterminazione
significa non solo corrispondere ad un sentimento, ad una identità, ad una
cultura di una Regione antica, una delle più antiche ed omogenee della Penisola
che non divenne Regione all’indomani dell’Unità d’Italia perché troppo
sensibile alle idee Repubblicane in un’Italia Monarchica, e non lo divenne
neppure agli albori di una Repubblica incline a ricalcare l’impianto
territoriale e burocratico dello Stato Monarchico ma anche corrispondere allo
sviluppo ed ad una migliore condizione di vita dei suoi cittadini
.... Il MAR si batte da più di un decennio contro l’imperturbabile indifferenza
e arroganza di chi governa l’Emilia Romagna e non intende sentire le ragioni
dell’autodeterminazione, ne tanto meno quelle dell’autonomia della Romagna. So
bene qual è la convinzione della sinistra e dei suoi alleati nei confronti
della “questione romagnola”. Totale
assoluta chiusura nei confronti di qualsiasi proposta sia che si tratti del
referendum per far decidere le popolazioni interessate, sia che si tratti di
delimitare i confini storici. Figuriamoci se sono disponibili a parlare di
ventunesima regione. Ho tentato fino allo sfinimento, durante la mia attività
in Regione, con l’insistente riproposizione di progetti di legge di fare
breccia nell’ostinata posizione di chiusura della sinistra ma non c’è stato
niente da. Ancora una volta il PDL e La Lega sostengono, la “questione romagnola”. poiché
l’alternativa alla sinistra
nella nostra Regione si identifica con l’alternativa alla
politica “anti-Romagna”. Con il voto di
febbraio i romagnoli avranno quindi dei buoni motivi in più per mettere in
minoranza i comunisti e tutti i loro eredi questi motivi supplementari sono in
sintesi : l’arroganza e la totale insensibilità dei comunisti PCI PDS DS PD e
dei loro alleati alla questione della Romagna, del Referendum e della
delimitazione dei confini storici; il divario di opportunità di sviluppo, di
servizi di reddito che esiste fra l’area forte emiliana e la più debole area
romagnola per la quale questa regione di sinistra non è stata madre ma
matrigna. La coalizione di Berlusconi che aveva varato le modifiche
costituzionali in senso federalista deve consentire, finalmente, il referendum,
limitato alle popolazioni interessate (quelle romagnole) sull’istituzione o
meno della ventunesima regione previa definizione dei confini storici della
“Romagna”. Ad una nuova maggioranza di centro destra nelle Camere oggi è
affidata la nostra speranza di vedere nascere la Regione Romagna
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