giovedì 21 febbraio 2013

ORA DAGLI INDECISI LA SPINTA FINALE: IMPEGNAMOCI A CONVINCERE GLI AMICI PER INCREMENTARE UN VANTAGGIO GIA’ ACQUISITO NEI CONFRONTI DI BERSANI


A cinque giorni dal voto sono ancora tanti gli indecisi che decideranno all'ultimo minuto quale lista sostenere. Secondo un sondaggio di Renato Mannheimer per il Corriere della Sera sarebbero il 30% dell'elettorato, ossia un votante su tre, circa 5 milioni di persone. Si tratta in larga misura di donne, meno giovani di età, con titolo di studio relativamente basso, spesso residenti al Sud, di professione casalinghe o pensionate e, specialmente, molto poco interessate alla politica.  Inoltre, una quota rilevante di cittadini arriva alla scelta definitiva solo all'ultimo momento, anche in base alle dichiarazioni di questo o quell'altro candidato. Per questo, le battute finali della campagna elettorale saranno decisive per la scelta di molti. C'è anche la possibilità che la maggior parte degli indecisi, alla fine, decida di disertare in toto l'appuntamento col voto. Una fetta di loro, però, esprimerà sicuramente la sua preferenza, e secondo i sondaggisti la scelta definitiva arriverà solo all'ultimo momento e in base, appunto, alle ultime dichiarazioni elettorali.  Negli ultimi scampoli di campagna, insomma, proprio quelli dove storicamente Berlusconi riesce a raccogliere il maggior numero di consensi. Per esempio, in occasione delle politiche del 2008, il 12% ha dichiarato di aver scelto chi votare soltanto nell'ultima settimana di campagna elettorale, mentre l'8% ha preso una decisione soltanto nel giorno stesso del voto.   Dunque, come dice da settimane Berlusconi, il Pdl è perfettamente in corsa per vincere le elezioni sia alla Camera che al Senato. E c'è un precedente che dovrebbe far drizzare le antenne alla sinistra, e a Bersani in particolare, che da mesi ormai gira l'Italia come se fosse il presidente del consiglio in pectore. Nel 2006 il risultato finale alla Camera (49,76 dell'Unione contro il 49,69 della Casa delle Libertà) e quello del Senato (49,2 dell'Unione contro il 49,9 della Casa delle Libertà) ebbe un discostamento di circa il 3 per cento dalla quasi totalità dei sondaggi, compresi gli exit poll, sempre a favore del centrodestra. Ebbene, tutti i sondaggi resi noti prima del silenzio




preelettorale imposto dalla legge, davano più o meno un vantaggio simile alla coalizione Pd-Sel.
Dunque, ci sono tutti i presupposti perché il trend del 2006 - quando una coalizione prevalse sull'altra alla Camera per appena 24mila voti - possa ripetersi. Berlusconi non è nuovo alle grandi rimonte, e può contare sul fatto che la maggioranza degli indecisi appartiene a quella parte di elettorato che nel 2008 votò Pdl, che si è rifugiato nell'astensione a causa dell'appoggio al governo Monti ma che ora, al momento di una scelta che si annuncia decisiva per il futuro del Paese, viene sospinto alle urne dall'esigenza inderogabile di non consegnare l'Italia alla sinistra delle tasse e della patrimoniale.
Gli ultimi tre giorni saranno decisivi per incrementare un vantaggio già acquisito nei confronti di Bersani.

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