A cinque giorni dal voto sono ancora tanti gli indecisi
che decideranno all'ultimo minuto quale lista sostenere. Secondo un
sondaggio di Renato Mannheimer per il Corriere
della Sera sarebbero il 30% dell'elettorato, ossia un votante su tre, circa
5 milioni di persone. Si tratta in larga misura di donne, meno giovani di età,
con titolo di studio relativamente basso, spesso residenti al Sud, di professione
casalinghe o pensionate e, specialmente, molto poco interessate alla politica. Inoltre, una quota rilevante di cittadini
arriva alla scelta definitiva solo all'ultimo momento, anche in base alle
dichiarazioni di questo o quell'altro candidato. Per questo, le battute finali
della campagna elettorale saranno decisive per la scelta di molti. C'è anche la
possibilità che la maggior parte degli indecisi, alla fine, decida di disertare
in toto l'appuntamento col voto. Una fetta di loro, però, esprimerà sicuramente
la sua preferenza, e secondo i sondaggisti la scelta definitiva arriverà solo
all'ultimo momento e in base, appunto, alle ultime dichiarazioni elettorali. Negli ultimi scampoli di campagna, insomma,
proprio quelli dove storicamente Berlusconi riesce a raccogliere il maggior
numero di consensi. Per esempio, in occasione delle politiche del 2008, il 12%
ha dichiarato di aver scelto chi votare soltanto nell'ultima settimana di
campagna elettorale, mentre l'8% ha preso una decisione soltanto nel giorno
stesso del voto. Dunque, come dice da
settimane Berlusconi, il Pdl è perfettamente in corsa per vincere le
elezioni sia alla Camera che al Senato. E c'è un precedente che dovrebbe
far drizzare le antenne alla sinistra, e a Bersani in particolare, che da mesi
ormai gira l'Italia come se fosse il presidente del consiglio in pectore. Nel
2006 il risultato finale alla Camera (49,76 dell'Unione contro il 49,69 della
Casa delle Libertà) e quello del Senato (49,2 dell'Unione contro il 49,9 della
Casa delle Libertà) ebbe un discostamento di circa il 3 per cento dalla quasi
totalità dei sondaggi, compresi gli exit poll, sempre a favore del
centrodestra. Ebbene, tutti i sondaggi resi noti prima del silenzio
preelettorale imposto dalla legge, davano più o
meno un vantaggio simile alla coalizione Pd-Sel.
Dunque, ci sono tutti i presupposti perché il
trend del 2006 - quando una coalizione prevalse sull'altra alla Camera per
appena 24mila voti - possa ripetersi. Berlusconi non è nuovo alle grandi
rimonte, e può contare sul fatto che la maggioranza degli indecisi
appartiene a quella parte di elettorato che nel 2008 votò Pdl, che si è
rifugiato nell'astensione a causa dell'appoggio al governo Monti ma che ora, al
momento di una scelta che si annuncia decisiva per il futuro del Paese, viene
sospinto alle urne dall'esigenza inderogabile di non consegnare l'Italia alla
sinistra delle tasse e della patrimoniale.
Gli ultimi tre giorni saranno decisivi per
incrementare un vantaggio già acquisito nei confronti di Bersani.
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