Il Consigliere regionale Gianguido Bazzoni (Pdl) ha presentato in sede di Commissione Politiche economiche due progetti di legge sui confini della Romagna e sul ripristino dell'utilizzo del marchio "Riviera Romagnola".Per quanto riguarda il Progetto i confini Romagna, Bazzoni ha detto che: "al di là di preconcette posizioni ideologiche, questo progetto ha precisi intenti di natura economica e culturale. In un mondo che va sempre di più verso la globalizzazione e l'indifferenziazione mi pare necessario rafforzare le identità che rappresentano le nostre radici ed il nostro carattere, tanto più che il carattere dei romagnoli, riconosciuto e riconoscibile in tutto il mondo è aperto, leale, laborioso, ospitale, collaborativo, onesto e razionale, oltre che giustamente passionale. Se è vero che la ditta leader nella produzione di piadina romagnola sta in provincia di Modena e che la maggior produzione di formaggio squaquerone avviene a Brescia, per citare solo alcuni degli innumerevoli esempi, allora bisogna fare qualcosa per mantenere nei cittadini e consumatori un'esatta percezione della Romagna, dei suoi prodotti e tradizioni, facendo si che il marchio "Romagna" possa diventare un valido supporto commerciale. Questo al di là di confini amministrativi e suddivisioni statuali di cui non mi voglio occupare in questa sede. D'altronde i confini geografici sono ben conosciuti e condivisi, se è vero che il "Consorzio vini di Romagna" del "Passatore" ha potuto ben farsi riconoscere ai fini della D.O.C. del Sangiovese ed Albana di Romagna l'area che va dal fiume Sillaro al Marecchia.
Se ciò è riconosciuto a livello europeo non vedo come questo non possa esserlo a livello regionale, non solo per i vini, ma per tutto quello che concerne prodotti, tradizioni, cultura, turismo. Nella relazione al progetto di legge ho richiamato solamente alcune delle "prove" che evidenziano come vi sia una esatta delimitazione geografica della Romagna, alla Regione Emilia-Romagna spetta solamente tradurla in realtà, senza che venga sconvolto nulla, ma solamente valorizzando un territorio". Sul progetto Riviera romagnola, ha investe sostenuto: "Le motivazioni che mi hanno spinto a presentare questo semplice progetto sono ben esposte nella relazione: occorre rilanciare la riviera romagnola come grande volano turistico della nostra regione e dell'Italia. Nei momenti di difficoltà si cambia nome ad un prodotto solamente se si vogliono far dimenticare dei lati negativi che possono "azzopparlo" o se si può disporre di un nome enormemente più evocativo, facile e memorizzabile. Il marchio "Riviera Romagnola" non ha lati negativi, è il più evocativo che ci sia ed è conosciuto e memorizzato da Oslo a San Francisco e da Mosca a Sidney. Dobbiamo fare di più per spingere questo marchio storico, che poi diventa trainante per tutto quello che la Regione Emilia-Romagna vuole proporre al turismo internazionale: dai mosaici di Ravenna, ai portici di Bologna, al Parco del Delta e così via.
Sento sempre più persone che usano il termine "costa" invece che "riviera". Costa è un temine che non ci appartiene e non è mai stato usato; sarebbe come se in Francia invece che "Cote d'Azur" cambiassero in "Riviere d'Azur", ci sarebbe una sommossa popolare!!
D'altronde in Liguria nessuno si è mai sognato di cambiare, a Sanremo, il nome di "Riviera dei fiori".
Il turismo è un'attività economica sempre più importante nel mondo, ma, prima di essere economia è un fenomeno culturale, di costume, di conoscenza e coesione sociale. Cerchiamo di trattarlo con professionalità e senso estetico"
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