Non era un’ondata irresistibile, dopo tutto. Senza il riflusso delle speranze di rivincita della sinistra, Arturo Parisi non avrebbe potuto togliersi la soddisfazione di sfottere Bersani, esortandolo a dimettersi dalla segreteria del Pd, per espiare il danno inferto al partito dalla linea “radicalmente sbagliata” sul referendum elettorale. Giunto alla milionesima inutile replica, il mantra “Berlusconi si dimetta” intonato da Bersani si è rovesciato nel suo contrario. L’ostracizzatore ostracizzato, un po’ come l’innaffiatore innaffiato delle comiche finali. Ma è l’intera linea del fronte dell’opposizione che presenta vistosi sbandamenti. Rilevati con pena sul Corsera da Giovanni Sartori, antiberlusconiano ma pur sempre scienziato della politica, e come tale impressionato dalla tenuta del centrodestra nei sondaggi, nonostante i dilaganti pronostici di un destino avverso.
Interrogandosi sullo strano caso, il politologo ne ricava che:
- la sinistra “non ha trovato un vero leader”;
- le opposizioni sono indecise a tutto, “nemmeno capaci di decidere quale sia il buon sistema elettorale che propongono”. Tanto più indecise adesso che la chimera del fronte unico popolar-clericale cede all’evidenza dello sganciamento della componente cattolica: gli ex dc seguono un altro ideale, a ridosso del centrodestra.
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