In molti se la ridono, per la sconfitta del
MoVimento 5 Stelle alle Comunali. Arrivati i primi conteggi, che poi hanno
avuto piena conferma e che hanno visto i candidati M5S battuti ovunque e senza nemmeno un
ballottaggio, la soddisfazione del vasto fronte anti Grillo ha cominciato a
trapelare in mille modi, dietro l’aplomb d’ordinanza. Qua un sorrisetto
trattenuto a stento, là un bagliore di ritrovata supponenza, altrove ancora un
giudizio tagliente mascherato da analisi spassionata (e quanto sono svelti, i
commentatori a cachet, nel tirare le somme a carico dei nemici
dell’establishment, mentre invece le rimandano all’infinito nei confronti dei
loro compagni di merende – o amichetti di cocktail). Dopo la paura provata
nelle Politiche e nelle tempestose settimane successive in cui non si riusciva
a partorire un governo che mettesse in scena il sequel di quello di Monti, il
sollievo è apparso palpabile. Magari era stata solo una tempesta passeggera,
quella di febbraio. In questo quadro di precipitosa e ributtante rivalsa,
tuttavia, il fastidio per gli opportunisti in servizio permanente effettivo non
deve indurre a concedere
a Grillo nessuna attenuante. Il flop è smaccato e, quel che è peggio, ha
ragioni quanto mai precise. Che non vanno cercate fuori dal MoVimento, al di là
dell’indiscutibile e non casuale ostilità dei grandi media, ma al proprio
interno. E che, ancora una volta si possono riassumere in una sola parola:
inadeguatezza. Inadeguatezza
dei candidati,
in superficie. Ma assai prima e più in profondità – poiché lo scarso valore dei
prescelti è solo l’esito di un processo di selezione quanto mai approssimativo,
che in fondo è più simile a un televoto che al giudizio di un’assemblea
politica – inadeguatezza del modello organizzativo che Grillo & Casaleggio
hanno deciso di darsi. O di non darsi. Sono solo difetti di crescita, che
verranno superati con l’andare del tempo? Ci sono moltissimi motivi per
ritenere di no. Allo stesso tempo, però, nulla vieta a Grillo & Casaleggio di rendersene conto e di
farne tesoro, cambiando atteggiamento e comprendendo che lo spontaneismo degli
inizi è un lusso che già adesso non ci si può più permettere. Come si dice, le sconfitte insegnano più
delle vittorie.
A patto che si abbia voglia di imparare, naturalmente.
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