Giuseppe
Villani, ex capogruppo Pdl in Regione Emilia Romagna
IN EMILIA L’EX CAPOGRUPPO REGIONALE
VILLANI E’ AGLI ARREST IDOMICILIARI DA GENNAIO. PER IL TRIBUNALE DEL RIESAME E’
NEGATIVO AVERE “AGGANCI” CONI VERTICI AZZURRI.
In effetti. Già, in effetti avere
amici che «contano», gente come Silvio Berlusconi o come Angelino Alfano,
giusto per buttare lì un paio di nomi, può essere un rischio. Può essere,
addirittura il mezzo migliore per inquinare prove o per reiterare un reato.
Anche se il «reo» sta a Parma e gli amici stanno a Roma. Anche se, magari, non
si sentono e non si vedono da mesi. Eppure. Eppure il trattamento
«preferenziale», riservato dalla magistratura al cittadino Luigi Giuseppe
Villani qualche perplessità potrebbe suscitarla. Ma veniamo ai fatti, giusto
per rinfrescare la memoria sulla vicenda.
È il 16 gennaio di quest'anno quando un altro terremoto giudiziario
sconquassa Parma. All'alba di quella mattina scatta, infatti, una vasta
operazione della Guardia di finanza, coordinata dalla Procura della Repubblica
cittadina che passerà alla «storia» come l'inchiesta Public Money. Nel mirino
degli investigatori la campagna elettorale, apparentemente non proprio
limpidissima, per le amministrative del 2007 che sembrerebbe aver visto
svolazzare troppi soldi e troppi favori ingiustificati. Il risultato di quel
blitz è che finiscono agli arresti domiciliari per corruzione e peculato l'ex
sindaco Pietro Vignali, quindi Luigi Giuseppe Villani, consigliere e capogruppo
regionale del Pdl, nonchè vicepresidente per il Comune di Parma di Iren Mercato
spa ed ex coordinatore provinciale del Pdl. E ancora l'imprenditore Angelo
Buzzi, editore di Polis Quotidiano, consigliere e presidente del Cda di Iren
Emilia, immobiliarista e patron della squadra di calcio Crociati Noceto, e l'ex
presidente della Holding comunale, Stt, Andrea Costa. Un grande botto che produce un altrettanto
grande effetto mediatico, ma che semina subito
qualche dubbio nell'altra Parma,
quella non di sinistra. Così, il Pdl locale, valutato l'accaduto per due giorni
in stretto silenzio, prende posizione, dopo un vertice del coordinamento
provinciale, cui partecipa anche il senatore Filippo Berselli, già protagonista
di un serrato botta e risposta con il procuratore capo di Parma, Gerardo
Laguardia, per le otto interrogazioni parlamentari presentate in passato
sull'operato dei magistrati della città. Vecchie ruggini e antichi sospetti
tanto per capirci. Fatto sta che il Pdl di Parma, oltre ad «esprimere la
propria ferma convinzione circa l'estraneità del presidente del gruppo
regionale del Pdl, Luigi Giuseppe Villani, da tutte le accuse che gli vengono
contestate, manifestandogli forte vicinanza e solidarietà» non si astiene dal
sottolineare «come la particolare tempistica degli arresti, in piena campagna
elettorale, alla vigilia della presentazione delle liste per le elezioni
politiche, rappresenti l'ennesimo tentativo di condizionare il voto popolare».
Passano i mesi e la Procura stempera alcune accuse e, soprattutto, allenta le misure restrittive revocando gli arresti domiciliari. A tutti? Quasi a tutti. O meglio ancora, a tutti, tranne uno. Il solito Luigi Giuseppe Villani che da sempre a Parma è stato un nome e una garanzia per la presenza, la forza e l'attivismo del Pdl. Nel segno della massima trasparenza e dell'imparzialità di giudizi accade dunque che, lunedì 11 febbraio, il tribunale del Riesame nega soltanto al capogruppo del Pdl la revoca della misura restrittiva. Luigi Giuseppe Villani deve restare ai domiciliari, si legge nella motivazione del provvedimento che occupa ben 22 pagine, perché sussiste il concreto pericolo di reiterazione criminosa, evidenziato dal gip e dal pm, anche per i suoi «...agganci politici e i rapporti con alcuni esponenti di spicco del Pdl e della Lega...». In buona sostanza: metti mai che qualcuno degli «amici di spicco», tipo, appunto, Berlusconi o Alfano possa aiutare Luigi Giuseppe Villani a trasgredire la legge. Ma non finisce qui perché quella «Legge uguale per tutti», altrettanto curiosamente regala un altro imparziale provvedimento il 19 aprile, quando la Procura di Parma chiede e ottiene dal gip, il giudizio immediato solo ed esclusivamente per Luigi Giuseppe Villani. Udienza già fissata per il 12 luglio. La sentenza, ne siamo sicuri, a questo punto sarà esemplare.
Passano i mesi e la Procura stempera alcune accuse e, soprattutto, allenta le misure restrittive revocando gli arresti domiciliari. A tutti? Quasi a tutti. O meglio ancora, a tutti, tranne uno. Il solito Luigi Giuseppe Villani che da sempre a Parma è stato un nome e una garanzia per la presenza, la forza e l'attivismo del Pdl. Nel segno della massima trasparenza e dell'imparzialità di giudizi accade dunque che, lunedì 11 febbraio, il tribunale del Riesame nega soltanto al capogruppo del Pdl la revoca della misura restrittiva. Luigi Giuseppe Villani deve restare ai domiciliari, si legge nella motivazione del provvedimento che occupa ben 22 pagine, perché sussiste il concreto pericolo di reiterazione criminosa, evidenziato dal gip e dal pm, anche per i suoi «...agganci politici e i rapporti con alcuni esponenti di spicco del Pdl e della Lega...». In buona sostanza: metti mai che qualcuno degli «amici di spicco», tipo, appunto, Berlusconi o Alfano possa aiutare Luigi Giuseppe Villani a trasgredire la legge. Ma non finisce qui perché quella «Legge uguale per tutti», altrettanto curiosamente regala un altro imparziale provvedimento il 19 aprile, quando la Procura di Parma chiede e ottiene dal gip, il giudizio immediato solo ed esclusivamente per Luigi Giuseppe Villani. Udienza già fissata per il 12 luglio. La sentenza, ne siamo sicuri, a questo punto sarà esemplare.
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