giovedì 22 aprile 2010

"SCANDALO IN PROVINCIA, LA MAGGIORANZA VUOLE UNA CITTA’ DI DONNE VELATE”

A DICHIARARLO E’ IL CONSIGLIERE GIOVANNA BENELLI (fi-pdl)

"La maggioranza che a parole difende a spada tratta gli immigrati, persino con le pseudo consulte, confondendo anche regolari clandestini pur di approfittare di un potenziale bacino di voti, ha avuto il coraggio di bocciare un ordine del giorno che chiedeva l'abolizione del burqa e del niqab sulla scia degli eventi francesi, condannando così le donne alla sottomissione di chi le obbliga a comportamenti non legittimati dalla religione islamica e tantomeno dalla Costituzione del Paese che li ospita".  
A dichiararlo è il consigliere provinciale del Pdl Giovanna Benelli. "Tutto questo - spiega Benelli - è aggravato dal divieto di partecipazione alla scolarizzazione che impedisce a queste donne di imparare la lingua e quindi di conoscere i loro diritti nel nostro Paese. Questo per mantenerle in un comodissimo stato di schiavitù e obbedienza che non consente loro, ove possibile,  nemmeno di esercitare il diritto di voto. Tutto basato sul ‘'chi meno sa, meno chiede".
Giovanna Benelli ricorda che a livello nazionale e regionale sono numerose le battaglie del Pdl per la difesa dei diritti delle donne immigrate. "A livello nazionale il Pdl ha presentato un disegno di legge con il quale chiede l'abolizione dell'uso del burqa e del niqab nei luoghi pubblici. Scelta sensata, questa, che sarebbe in linea con quanto previsto dalla legge sull'ordine pubblico (legge 22 maggio 1975, n.152), che impedisce l'uso di qualsiasi mezzo che renda difficoltoso il riconoscimento della persona. E' dunque anche un problema di sicurezza".  "A livello regionale invece  - aggiunge Benelli - il Pdl ha proposto recentemente di istituire un albo degli imam in regione, un elemento di sicurezza in più per sapere chi viene chiamato a dirigere le moschee che aprono nelle nostre città. E' infatti la scelta dell'imam a determinare spesso l'aumento esponenziale delle velate che frequentano le moschee. E questo, in una città aperta come Ravenna, sarebbe un grande passo indietro".

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