martedì 31 luglio 2012
lunedì 30 luglio 2012
A PROPOSITO DI PROVINCE: LA REGOLA DEL DUE…..DEL TRE. L’IDIOZIA DI QUESTI POLITICI SI SUPERA OGNI GIORNO
Sembrava strano che il
sacrosanto taglio delle province fosse stato definitivamente
accettato e digerito. D’altronde, in un paese normale, nessuno piange per la
dipartita della BAT (la Barletta-Trani-Andria) o dell’Ogliastra con il suo
doppio capoluogo Tortolì-Lanusei. Puntualmente, infatti, ecco che i nostri
politici tornano alla carica, stavolta con un emendamento bipartisan
(firmatari Paolo Giaretta del Pd e Gilberto Pichetto
Fratin del PdL) alla spending review. Tenetevi forte, perché neppure
nell’immaginazione più profonda si sarebbe potuta partorire la “Regola
del Due”. Di che si tratta? Semplice: nessuna regione
ordinaria potrà avere meno di due province. Questione di campanili,
certo, ma anche di voti da raccogliere alle prossime elezioni. A salvarsi
sarebbero tre degli enti rottamati: Terni, Matera e Isernia.
Si dice che il governatore molisano Iorio (di Isernia,
appunto) sia stato attivissimo nel tutelare gli 87 mila abitanti della sua
provincia, mentre a sinistra avrebbero fatto i salti mortali per salvare Matera
e Terni (200 mila abitanti). Peccato che Varese, Monza Brianza e Padova
(che di residenti ne hanno il triplo e il quadruplo delle tre risorte)
non saranno recuperate.
Per loro, il cimitero è pronto. Sembra, dunque, che senza Terni, Matera e
Isernia non si possa fare a meno. E come se non bastasse, il senatore Domenico
Benedetti Valentini (PdL) ha colto l’occasione per proporre la “Regola
del Tre”: fare in modo che per ogni corte d’Appello ci siano tre
tribunali. A salvarsi sarebbe anche Spoleto, che ovviamente è
la città del senatore Benedetti Valentini. D’altronde è impensabile
che a Spoleto non ci sia un tribunale, deve aver pensato il pidiellino. E’ la
solita storia: ogni volta si annunciano cambiamenti epocali all’insegna del
rigore e della serietà.
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sabato 28 luglio 2012
IL CONSIGLIO PROVINCIALE APPROVA UN ORDINE DEL GIORNO PER LA PROVINCIA ROMAGNA
GALASSINI NON HA PARTECIPATO AL VOTO ED E’ USCITO DALL’AULA
Il consiglio provinciale ha
approvato a maggioranza un ordine
del giorno per l’accorpamento della Provincia di Ravenna in ambito romagnolo
presentato dai capigruppo Tiziana Bandoli (Pd),
Massimo Mazzolani (Pdl) e dal
consigliere Paolo Pirazzini (Pd). Contraria la Lega Nord. Astenuti i
gruppi Fds e Sel. Non ha votato il presidente del consiglio provinciale Gabriele
Rossi (Idv), e Vincenzo Galassini
(Pdl) è uscito dall’aula. Il presidente della Provincia Claudio Casadio ha
aperto la seduta: «È opportuno e istituzionalmente corretto che il consiglio si
pronunci sull’ipotesi di riordino territoriale delle Province. Questa è la
posta in gioco adesso. I tempi sono davvero stretti. Siamo dunque chiamati a
compiere una scelta storica alla quale non possiamo e non dobbiamo sottrarci.
Tutto il resto – quante e quali funzioni, governo di primo o secondo grado,
potrà essere discusso poi e potrà cambiare in corso d’opera – ma il riordino
territoriale su cui dobbiamo pronunciarci oggi disegnerà il profilo dei nostri
territori per i prossimi decenni. La massa critica delle nostre politiche ha
come riferimento l’area vasta romagnola; i Sindaci e tutte le forze economiche
e sociali che abbiamo consultato nei giorni scorsi hanno espresso consenso
unanime all’ipotesi di accorpamento delle province romagnole. Un passaggio,
questo, che non è ostativo rispetto all’idea di una regione Romagna. Abbiamo
registrato una grande coesione che non è un dato scontato e che ci deve indurre
a non subire il cambiamento ma a governarlo. La revisione degli ambiti
provinciali si farà comunque, giusto o sbagliato che la si giudichi, dobbiamo
esserne protagonisti, trasformando un vincolo in un’opportunità di cambiamento
positivo».
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BAZZONI: AVREMO PREFERITO LA REGIONE ROMAGNA MA ORA AVANTI CON LA PROVINCIA UNICA
"Il documento approvato ieri con i voti di
Pd, Pdl, Udc a sostegno della Provincia unica della Romagna - dichiara il
consigliere regionale Pdl, Gianguido Bazzoni - costituisce un importante passo
in avanti verso quel riordino istituzionale che da tempo il Popolo della
Libertà chiede con forza e a tutti i livelli. Basti pensare alle continue
sollecitazioni dell'on. Giancarlo Mazzuca fino alle prese di posizione in
Regione, in Provincia, nei Comuni". "Ripetiamo da tempo - prosegue Bazzoni
- che per motivi storici, culturali, economici si doveva optare con
decisione per la Regione Romagna- Il Pd, in particolare, ha perso tempo
prezioso in inutili difese di poltrone, senza mai affrontare in concreto il
tema della Regione Romagna.
Ora la Provincia unica va considerata un importante passo in avanti verso il
contenimento della spesa pubblica, il riordino delle competenze, speriamo verso
quello snellimento burocratico da più parti invocato. Vi sono temi, come la sanità, il turismo, le
infrastrutture, l'università, lo sport dove è necessaria una regia unica per
uscire dal pantano nel quale Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini si trovano da
decenni. Succubi dell'Emilia, senza la minima attenzione verso un territorio
che ha grande potenzialità.
Il mio auspicio è che ora si proceda con celerità e rispetto delle disposizioni del governo in materia di accorpamento delle Province. Lo chiedono i conti in rosso dello Stato, ma lo chiedono soprattutto i cittadini, costretti a grandi sacrifici dalla difficile situazione economica. A loro dobbiamo scelte coraggiose. La Regione Romagna sarebbe stata - come detto - l'opzione numero uno. Ma come si dice in romagnolo piotost che gnint l'è méi piotost. Piuttosto che niente è meglio piuttosto."
Il mio auspicio è che ora si proceda con celerità e rispetto delle disposizioni del governo in materia di accorpamento delle Province. Lo chiedono i conti in rosso dello Stato, ma lo chiedono soprattutto i cittadini, costretti a grandi sacrifici dalla difficile situazione economica. A loro dobbiamo scelte coraggiose. La Regione Romagna sarebbe stata - come detto - l'opzione numero uno. Ma come si dice in romagnolo piotost che gnint l'è méi piotost. Piuttosto che niente è meglio piuttosto."
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venerdì 27 luglio 2012
SE ERRANI SARA’ RINVIATO A GIUDIZIO, DOVRA’ DIMETTERSI ANCHE IL SINDACO DI RAVENNA MATTEUCCI
BUCCI PDL: “HA DETTO DI METTERCI LA
FACCIA PER L’ONESTA’ DEL GOVERNATORE QUINDI ANCHE IL MANDATO”
«Nonostante non sia a conoscenza
del lavoro della procura di Bologna, Matteucci si è prodigato, più da
capopartito che da primo cittadino rappresentante l’intera comunità ravennate,
ad affermare a più riprese che su Errani ci mette la faccia e di conseguenza
dico io, il mandato, diversamente che solidarietà sarebbe?». «Ogni giorno –
continua Bucci – assistiamo ad azioni della magistratura che non colpisco più
unicamente Silvio Berlusconi. Pertanto dalla solidarietà alla magistratura,
inquirente e giudicante, il Pd è passato alla solidarietà agli indagati, e
quando questo porta il nome di Vasco Errani, sinceramente gli attestati di
solidarietà da parte delle sinistra questa volta si sono sprecati». Poi un
interrogativo: «Per quale motivo, senza che Terremerse abbia informato per
iscritto la regione, la giunta regionale, con presente e votante lo stesso
Errani, ha adottato la delibera 1224 del 4 settembre 2006 nella quale si
attesta il ritardo nel rilascio del certificato di agibilità da parte del
Comune di Imola per dare mandato agli uffici di procedere all’erogazione del
contributo?».
TURISMO DATI IN CALO NEL MESE DI GIUGNO E NEL PRIMO TRIMESTRE: C’ERA D’ASPETTARSELO
CRESCITA
A BRISIGHELLA E CASOLA VALSENIO E NELLA BASSA ROMAGNA. CHE TURISMO PUO’ ESSERCI
NELLA BASSA ROMAGNA?
Giugno in frenata per quanto riguarda il turismo sul
territorio provinciale: si conferma dunque, spiega la Provincia, "la
difficoltà di questo primo semestre 2012 anche per il settore sia a
pure con elementi di diversificazione all'interno del territorio".
Rispetto al dato nazionale di giugno, diffuso da Federalberghi, che segnava un
- 8,2% sul mercato straniero e un - 7,1% su quello italiano, la nostra
provincia registra un calo più contenuto pari al - 6,35. Il dato provinciale
mensile è di 1.199.329 presenze, inferiore al giugno dello scorso anno, quando
il dato beneficiò della Pentecoste che mobilita il mercato straniero, in
particolare di lingua tedesca. Il dato periodo gennaio-giugno registra un calo
del 4,68%, significativo comunque il dato delle presenze del semestre:
2.112.655. Gli arrivi, in giugno, sono stati 237.342 ( - 3,58% sul giugno
dell’anno scorso). Cervia
registra una lievissima crescita dello 0,90% nel dato arrivi ma si abbassa il
numero complessivo dei giorni di vacanza. Di conseguenza, il dato presenze
registra una flessione mensile intorno al 4%. Il dato periodo, in
flessione sul 2011, registra un - 3,70% con un totale di 1.107.235 presenze nel
primo semestre 2012. Il Comune di Ravenna
totalizza 872.000 presenze nel primo semestre 2012. E’ questa la realtà che ha
più risentito del deflusso estero. Cede, nel periodo, il 4,70% di presenze
nella città d'arte e il 5,54% nel comparto lidi. La Bassa Romagna, con numeri assoluti più ridotti, si segnala per un
primo semestre 2012 positivo: + 5,75% sia negli arrivi che nelle presenze. Flessione anche nelle Terre di
Faenza, dove però si registrano incrementi a Casola Valsenio e a Brisighella,
che chiude il periodo gennaio-giugno 2012 con oltre 1.700 presenze in più sullo
stesso semestre 2011 e una crescita pari al 13,08%. Per quanto
concerne il tipo di alloggio scelto dai turisti, i dati registrano la frenata
delle strutture alberghiere tradizionali, e la crescita di bed and breakfast,
agriturismi, campeggi. Dato positivo per gli alloggi turistici con +22,89 % di
presenze nel semestre grazie all’impennata di giugno (+ 94,85%).
TUTTI IN PIAZZA PER TIMONCINI E SCOZZOLI
RIOLO TERME SI STA ATTREZZANDO CON MAXISCHERMI PER ASSISTERE ALLE GESTE DEI DUE ATLETI
OLIMPICI
ROMAGNA - E' già febbre olimpica
nelle piazze romagnole. Riolo Terme e Forlì si stanno attrezzando per vivere le
avventure degli atleti Daigoro Timoncini e Fabio Scozzoli, impegnati nei
prossimi giorni a Londra. Nella città riolese verrà allestito un maxischermo
ella Sala San Giovanni martedì 7 agosto, dando così la possibilità a tutti i
cittadini di assistere dalle 13.30 alle gesta di Timoncini, mentre a Forlì in
piazza Saffi verrà allestito un maxischermo in occasione della finale dei 100m
Rana di Scozzoli, in programma domenica sera.
RIDUZIONE DELLA SPESA: SIAMO SUL BARATRO E TUTTI CHIEDONO, COMUNI, PROVINCE, REGIONI E MINISTERI, SAPEVANO E SANNO, CHE BISOGNA TAGLIARE NON HANNO FATTO NULLA HANNO CONTINUATO SOLO A SPERPERARE!
SIAMO UN POPOLO DI DEFICENTI (E SIAMO PURE INCAPACI DI MANDARVI
A QUEL PAESE)
E’ ufficiale, siamo un popolo di
deficienti. Sì, bisogna riconoscerlo. Per i politici che ci governano (Comuni,
Province, Regione, Governo) dei deficienti con l’anello al naso utili soltanto
per mantenere e ingrassare questa casta. Basta. Null’altro. E siamo un popolo
di deficienti perché ancora oggi ci permettiamo di ascoltare un Pierferdi Casini
vantarsi di essere stato il primo ad accorgersi che Berlusconi era il grande
ingannatore degli ultimi vent’anni. Lui, il Pierferdi, fondatore del CCD
insieme a Mastella e Ombretta Fumagalli Carulli (mitica sottosegretaria alla
Protezione Civile in tailleur e foulard al collo). Tre ragazzi CocCoDé in fuga
a gambe levate da una DC agonizzante e subito accolti da Silvio Berlusconi.
Lui, il Pierferdi, che sempre grazie al grande ingannatore é arrivato ad
occupare la terza carica dello Stato. Lui, il Pierferdi, eterno aspirante alla
guida di quel centrodestra che il Cav non vuole mollare. Deficienti, anche,
perché tutt’oggi assistiamo con apprensione al grande dibattito sulle riforme.
Accettiamo un governo “di saggi”, senza mandato popolare, al quale é stato
affidato il compito di regolare i conti e modernizzare il paese. Dopo quasi
vent’anni, ancora inutili parole, dibattiti e discussioni, campagne elettorali
tutto in nome e per conto della grande riforma istituzionale e tutti sappiamo
come è la situazione delle istituzioni. Spendere, spendere, super compensi,
indennità e rimborsi, un casino…… Deficienti… un popolo di deficienti che
ancora si rode il fegato nel leggere i conti in tasca che Rizzo e Stella fanno
ormai da anni al carrozzone Italia. Siamo sempre più poveri e ci raccontano che
siamo alla bancarotta. Per colpa di quello o di quell’altro, mai per colpa
loro. Ci chiedono sacrifici e non ne fanno. Anzi spendono… ancora, buttano i
soldi non solo nascondendoli sotto la panca come la Lega ha insegnato e come
Lusi ci ha descritto. No, quel poco che resta lo si butta dalla finestra, e
predicando il virtuosismo si finanziano le spese più strane i “Maori”, il festival
di musica, la Festa del Parco, la corsa campestre, la 100 Km, le partecipate decotte e fallite, ci teniamo le Province, no
siamo capaci di toglierle dalla costituzione visto A B C sembrano tutti
d’accordo, ecc. ecc.
Perché si… é vero: siamo un
popolo di deficienti e siamo pure incapaci di mandarvi a quel paese.
giovedì 26 luglio 2012
Francesco Forte
Lo spread sta sfiorando i 500 punti perché la politica economica del governo Monti non convince ed anche per effetto delle valutazioni negative di Moody’s, che in effetti danno la sensazione di essere strumentali a un attacco all’euro, tramite l’attacco all’Italia. Si ripete cioè con il governo tecnico la stessa situazione in cui si è trovato il governo Berlusconi, nello scorso novembre. Allora i nostri media sostenevano che bisognava mandare a casa Berlusconi non credibile a livello europeo e nominare un governo tecnico, di ispirazione bocconiana, che avrebbe avuto il prestigio necessario per risolvere la situazione e spiegare alla comunità internazionale che l’Italia ha più meriti di credito di quelli che le si attribuiscono, quando al vertice non ci sono le persone credibili. Adesso si tocca con mano che la credibilità del premier non c’entra, il gioco è più ampio. Secondo il governatore della Banca di Italia Ignazio Visco solo 200 punti del nostri spread sui titoli tedeschi dipendono da nostri fattori intrinseci, mentre gli altri 200 (con lo spread a 400) o 300 (con lo spread verso 500) dipendono da fattori esogeni internazionali. Eppure il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, giudica agghiacciante il fatto che Silvio Berlusconi si presenti alle prossime elezioni politiche come leader del centro destra e Pier Ferdinando Casini si accoda parzialmente alla incredibile tesi bersaniana, giudicando “inopportuna” la scelta di Berlusconi. Ma in realtà se Berlusconi presenta la propria candidatura alla guida del centro destra altro non fa che riprendere la bandiera dell’unico programma in grado di risanare l’Italia. Il nuovo ministro dell’economia, Vittorio Grilli,
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CE LA FAREMO AD ELIMINARE LE PROVINCE: PROVINCIA UNICA, NON POTRA’CHIAMARSI ROMAGNA
“LA PROVINCIA UNICA NON POTRA’ CHE
CHIAMARSI ROMAGNA PER RAGIONI STORICHE CULTURALI ED ANCHE PER DARE UN PRIMO
RICONOSCIMENTO A COLORO CHE PER DECENNI SOSTENGONO LA PECULIARITA’ DELLA
ROMAGNA” DICE LOMBARDI CONSIGLIERE REGIONALE PDL.
"Non sono voluto intervenire sino ad ora sul
tema, in primo luogo perché fino a ieri la normativa sulla abolizione o
accorpamento delle province era in piena evoluzione ed in secondo luogo perché
una parte importante del percorso istituzionale previsto, passerà anche dalla Commissione
Regionale che presiedo, e quindi non volevo in alcun modo strumentalizzare
questo ruolo". Inizia così l'intervento di Marco Lombardi, consigliere
regionale del PdL, sul tema della Provincia Unica che tanto sta facendo
discutere in questi giorni tutta la Romagna."Oggi però la vicenda è andata
talmente avanti che ritengo opportuno in ogni caso contribuire in qualche modo
al dibattito. Innanzi tutto noi addetti ai lavori, e mi riferisco alla politica
ma anche alle associazioni di categoria, ai sindacati ed in genere agli
"opinion leader" della società civile, non dovremmo alimentare
aspettative esagerate nell'opinione pubblica perché alla resa dei conti
verranno smentite dai fatti ed oggi non ci possiamo permettere di continuare ad
illudere la gente. Una riforma istituzionale della nostra Repubblica era
indispensabile, ogni risparmio nel funzionamento dello Stato è utile e tagliare
qualche costo della politica è quanto mai opportuno, però la gente deve sapere
che domani mattina l'abolizione o l'accorpamento delle province procurerà in
Italia un risparmio di circa 50 milioni di euro e non di miliardi di euro come
spesso si sente dire e la Provincia unica comporterà semplicemente un risparmio
per Consiglieri,Assessori e Presidenti, di circa 900.000 euro" continua
Lombardi. "Fatta questa premessa, veniamo all'accorpamento delle tre
province romagnole. Intanto va detto che l'accorpamento non è obbligatorio,
perché potremmo anche portare la necessità dei tagli alle estreme conseguenze e
pensare che nel caso nostro le province potrebbero essere semplicemente abolite
senza necessità di alcun accorpamento. Se viceversa si accede all'ipotesi di
accorpamento, che comunque costerà più della completa abolizione, questo a mio
avviso avrà un senso solo a determinate condizioni. La Provincia unica non
potrà che chiamarsi Romagna per ragioni storiche culturali ed anche per dare un
primo riconoscimento a coloro che da decenni sostengono la peculiarità della
Romagna".
mercoledì 25 luglio 2012
LO SCANDALO DELLE BABY PENSIONI. IN 40 ANNI CI SONO COSTATE 150 MILIARDI IN PIU’ RISPETTO AI NORMALI VITALIZI.
NON SI POTREBBERO RITTOCARE?
Una interessante inchiesta di
Marco Ferrante pubblicata, oggi, su «Il Messaggero», scava su una delle ataviche
vergogne del nostro Paese: l’insostenibile costo (e peso) sul nostro debito
pubblico delle baby pensioni. Il Decreto in oggetto (santificato da un decreto in vigore dalla fine di dicembre 1973)
prevede–per il settore pubblico la possibilità di andare in pensione con 14 anni sei mesi e un giorno per le
donne con prole, 19 anni sei mesi e un giorno per gli uomini, e 24 anni sei
mesi e un giorno per i dipendenti degli enti locali. La poca lungimiranza di
quella classe politica ora si rimbalza le responsabilità per una scelta
scellerata quanto squilibrata. Dice, oggi, Franco Marini, nel ’73 appena giunto
a guidare la segreteria della Cisl: ««Sì, è vero che non c`era nella classe
politica né nel corpo della stato di allora una grande consapevolezza di quello
che sarebbe accaduto, dell’impatto che l’allargamento del welfare avrebbe avuto
sui conti pubblici…». Quanto sono costate in realtà queste pensioni? Un calcolo
preciso è quasi impossibile da fare. Ci si può avvicinare. Ecco come. Secondo
Ferrante (basandosi su un calcolo effettuato qualche mese fa da
Confartigianato) i baby pensionati italiani (pubblici e privati) rispetto al
pensionato medio hanno ricevuto un trattamento più lungo di quasi sedici anni.
Questo significa che a valori 2010 la differenza (cioè il costo in più rispetto
a un normale trattamento pensionistico) varrebbe 148,6 miliardi di curo. Cioè:
in questi 40 anni, l`esistenza delle baby pensioni ci è costata quasi 150
miliardi più di quanto ci sarebbe costata la previdenza se i baby pensionati
fossero andati a riposo con le stesse regole degli altri. Una tassa cumulata –
secondo le stime degli artigiani – di circa 6.630 euro che grava su ognuno
degli occupati italiani. Si tratta di persone che in un calcolo medio restano
in pensione per quasi 41 anni. Non è certo detto che i «baby pensionati» siano
tra gli italiani più ricchi. Certamente, va sancito che sono stati tra i più
privilegiati in assoluto. E se la crisi cominciassero a pagarla loro per primi?
LE ULTIME PAROLE FAMOSE: ZAPATERO ERA ADORATO DALLA SINISTRA PER UN’ ITALIA SEMPRE A CORTO DI LEADER.
IL MIRACOLO ECONOMICO
SPAGNOLO E’ DIVENTATO UN INCUBO, EDILZIA E BANCHE NEL CAOS, IL LAVORO PRECARIO
IN SPAGNA NON HA PARAGONI IN EUROPA.
Antonio
Polito per il "Corriere della Sera".
Viva Zapatero. Verrebbe da dirlo adesso che lascia, quello
che la Guzzanti diceva quando cominciò. Sapete perché? Perché il premier
spagnolo ha annunciato il ritiro all'età di 51 anni, cioè 4 in meno delle
giovani promesse Veltroni e Casini, 9 in meno del leader della sinistra
nostrana Bersani, e - neanche a dirlo - 24 in meno del premier italiano, che a
lasciare non ci pensa nemmeno. Tanto di cappello: ecco un uomo che sa quando
togliere il disturbo. Bambi- come lo soprannominò un avversario per denigrare
quella sua faccia da cerbiatto, senza sapere che sarebbe diventato un marchio
di successo - ha lasciato una traccia duratura ma delebile nella storia della
Spagna, è volato come una meteora nel cielo della politica europea, prima
sull'altare e poi nella polvere nel breve volgere di pochi anni. Ma se ne va
come arrivò: con un certo stile. In
Italia è stato oggetto di servo encomio da parte di quella sinistra al caviale
che si innamora sempre di un leader straniero pur di parlar male del leader che
ha (arrivò ad entusiasmarsi perfino per Jospin). Finì immortalato nel
titolo del film di Sabina Guzzanti perché autore di una riforma televisiva che
la compagnia dei comici anti-berlusconiani avrebbe voluto replicare da noi. Ma
il suo nome venne invocato in tutte le piazze d'Italia per un'altra ragione:
appena eletto, ritirò le truppe spagnole dall'Iraq, dove ce le aveva portate il
predecessore Aznar, bushiano della prima ora. La cosa mandò in visibilio il
mondo di Gino Strada (che proprio ieri si è ritrovato in piazza per manifestare
contro un'altra guerra, quella a Gheddafi, cui invece Zapatero partecipa). E,
naturalmente, esaltò i duri e puri del laicismo nostrano con le sue leggi per
il matrimonio dei gay, l'estensione dell'aborto e l'accorciamento del divorzio,
le stesse
CE LA FAREMO AD ELIMINARE LE PROVINCE: ACCORPARE LE PROVINCE E FARE LA REGIONE. IL PARERE DI BARTOLINI PDL FORLI
PER IL CONSIGLIERE OCCORRE “CREARE
LA REGIONE ROMAGNA E NON UN SURROGATO INUTILE COME LA PROVINCIA UNICA, UN ENTE
CHE SARA’ CONTROLLATO DA BOLOGNA PIU’ DI QUELLO CHE SUCCEDE ADESSO”
"Vogliamo fare a meno delle tre province di Rimini,
Ravenna
e Forlì-Cesena?
Bene, accorpiamole creando la Regione Romagna e non un surrogato inutile come
la Provincia unica, un ente che sarà controllato da Bologna più di quello che
succede adesso con le tre province separate". Anche il consigliere
regionale del Pdl, Luca Bartolini, dice la sua
sul tema della Provincia unica di Romagna, idea lanciata dal sindaco di Forlì,
Roberto Balzani, e che pare essere destinata a
diventare realtà dopo il decreto del governo Monti. "Le sedi ci sono già,
così come il personale - osserva Bartolini -. In questo modo si razionalizza la
presenza dell'ente locale sul territorio, si toglie ugualmente un ente
intermedio, e si rafforza il legame Regione-Comune. Nel quadro prospettato dal
Governo c'è solo un vantaggio per la nostra gente: la determinazione formale,
ne resterebbe esclusa solo Imola, della Romagna: arrivati a questo punto
bisogna lottare per avere un forte riconoscimento amministrativo del nostro
territorio, non solo una debole Provincia"."Con la strada che ha
preso il Governo, le province saranno svuotate di competenze - accusa Bartolini
-, resteranno solo per gestire le strade. Un po' pochino per credere che la
futura Provincia unica possa essere il raccordo delle politiche strategiche
della Romagna, una voce spendibile a livello regionale e nazionale. La verità,
anche se magari i promotori della fusione non lo vogliono dire, è che la
Provincia unica sarà un ente anonimo e anche il quadro delle risorse che avrà a
disposizione non è affatto chiaro"."Andando controcorrente, da ex
amministratore di un piccolo Comune, sono a contestare questa scelta di voler
accentrare gli enti intermedi in mega strutture sub regionali, come la
Provincia di Romagna - aggiunge il consigliere regionale -. La Provincia di
Romagna sarà un surrogato della Regione senza però averne i poteri, sarà
l'ennesimo carrozzone sovra-comunale ma ancor più lontano dal territorio
rispetto ad oggi. In mancanza della Regione Romagna, quella sì che cambierebbe
le cose, non vedo la differenza per un sindaco tra il rivolgersi ad un
presidente di Regione di stanza a Bologna, che almeno si presenta in
campagna elettorale per farsi eleggere; ed un presidente di Provincia di stanza
a Ravenna, nominato da altri amministratori e quindi non obbligatoriamente
sensibile ai problemi dei Comuni diversi dal proprio".
martedì 24 luglio 2012
CE LA FAREMO AD ELIMINARE LE PROVINCE: SANGUISUGHE CHE CI COSTANO 14 MILIARDI
Mantengono 4.520
amministratori e finanziano tutto e tutti: dalla sagra dei carciofi agli studi
sugli orsi. Nel suo libro «Spudorati» Giordano racconta sprechi e abusi
Eliminare le Province italiane? Macché ne vogliono
sempre di nuove. E perché? Perché sono veri e propri centri di spese, spesso di
spese folli. A questo viene dedicato un capitolo di Spudorati (152
pagine, 18 euro, Mondadori) di Mario
Giordano, 45 anni, direttore di Mediaset all-news TgCom24. Ecco alcuni
stralci del nuovo libro da oggi nelle librerie. Avanti
c’è posto: è dal 1970, cioè da quando sono state create le Regioni, che si dice
che le Province non hanno più senso. Eppure non c’è paesello, rione, quartiere
che non sogni di diventare capoluogo... Vi chiederete come mai. E la risposta è
semplice: non è vero che le Province non servono a niente. Macché: le Province
servono un sacco. A che cosa? Semplice: a finanziare la sagra del salmone del
Medio Campidano, per esempio. O il censimento per lo studio delle abitudini del
cormorano dell’Iglesias. Vorrete mica perdere di vista il cormorano
dell’Iglesias, perdinci. E allora perché vi stupite? La Provincia di Oristano
(meno di 300.000 abitanti) è riuscita a finanziare in un solo anno: la sagra
della fragola (8942,42 euro), la sagra dei pesci (2257,67 euro), la sagra dei
muggini (1474,20 euro), la sagra de sos cannisones (983,55 euro), la sagra de
sos culurzones de patata (903,05 euro), la sagra del riso (1493,87 euro), la
sagra degli agrumi (1867,34 euro), la sagra del pomodoro (5465,73 euro), la
sagra dei ravioli (1806,09 euro), la sagra del pane e dei prodotti tipici
(2709,14 euro), la sagra su pai fattu in domu (1354,57 euro), la sagra del
carciofo (1331,58 euro), la sagra de su bino nou (903,05 euro) e la sagra pane
e olio in frantoio (1422,30 euro). Ho l’impressione che alla fine abbiano
mangiato un po’ tutti...
CE LA FAREMO AD ELIMINARE LE PROVINCE: ROMAGNA PROVINCIA UNICA, DIFFICOLTA’
La sede della
Provincia di Forlì-Cesena in via Bovio (Ravaglia)
di Andrea Alessandrini. Cesena, 22 luglio 2012 -
NELLA PROVINCIA
Unica di Romagna — nuovo scenario (pressoché) certo dopo la delibera approvata
dal consiglio dei Ministri giovedì scorso con i nuovi parametri demografici
e di estensione territoriale (ma i territori dovranno integrarsi in un processo
che non si prospetta semplice) — si uniranno d quelle di Forlì-Cesena, Rimini e
Ravenna. Una svolta istituzionale di portata storica. La popolazione residente
in Provncia di Forlì-Cesena
al 31 agosto 2011 era di 396966 residenti, superiore alla soglia di
350mila, ma l’estensione
territoriale (2376,8 km quadrati) è inferiore, pertanto non sussitono
entrambi i parametri indispensabili per mantenere l’attuale Provincia. Detto
questo, quali
saranno i tempi della nascita della provincia unica di Romagna? E ancora: che fine faranno
i 488 dipendenti della Provincia di Forlì-Cesena, 70 dei quali trovano posto
nella nuova sede di viale Bovio inaugurata a marzo e acquistata già nel 2007
dalla Provincia? I tempi al momento non sono stimabili. Con le nuove soglie di
2500 km quadrati e 350mila residenti anche Ferrara e Modena, oltre Bologna e
Parma,
sono in grado di conservare la attuale provincia. Le altre dovranno accorparsi.
Il Cal, coordinamento delle autonomie locali avrà tempo 40 giorni per
presentare una proposta di accorpamento al Governo dopodiché dovrà essere
acquisito il parere della Regione. A questo punto l’esecutivo avrà 20 giorni per
varare la proposta definitiva e sottoporla al dibattito parlamentare. Sull’eventuale
sede della nuova Provincia unica di Romagna, è fin
lunedì 23 luglio 2012
LA PROVINCIA DI ROMAGNA PER OTTENERE LA REGIONE
IL PARERE DI ANCARANI E SAVELLI
L’ottima intuizione del consigliere regionale
Bazzoni che per primo dal centro-destra ha preso posizione raccogliendo la
proposta del sindaco di Forlì Balzani, inizialmente tutt’altro che sostenuta
proprio dal suo partito, il PD, affinchè i territori delle province romagnole
facciano sistema a seguito della loro abolizione, confermata proprio ieri dal
Premier Monti dopo il Consiglio dei Ministri, è la dimostrazione della capacità
amministrativa e della lungimiranza del Popolo della Libertà della provincia di
Ravenna.
Infatti per chi, come noi, ha sempre sostenuto la
necessità e l’obiettivo di raggiungere l’autonomia romagnola attraverso il
distacco dall’Emilia si tratta di un successo non indifferente in quanto per la
prima volta vi è l’attestazione di una riconoscibilità dell’identità romagnola
che fin qui la maggioranza di sinistra che governa la nostra regione ha sempre
negato. Gli esempi si sprecano: dal diniego per citare la “Romagna” nello
statuto regionale come territorio che dà vita alla regione assieme a quello
emiliano fino al rifiuto di chiamare la nostra riviera “Riviera romagnola”
bensì “riviera adriatica dell’Emilia-Romagna”, per mero puntiglio. Con
l’istituzione della provincia romagnola unica constatiamo invece finalmente un
primo risultato ottenuto che noi riteniamo non ostativo bensì propedeutico al
nostro traguardo di sempre che è e rimane l’istituzione della Regione Romagna. La
nostra è una posizione di
I ROMAGNOLI VOGLIONO LA REGIONE, NON LA PROVINCIA
da E’ RUMAGNÔL
Ogni giorno un progetto nuovo? Sarà, forse,
che vogliono far restare le cose come stanno? Famosa la frase Gattopardesca: tutto cambia, nulla cambia? I
balletti sul futuro delle Province sta
assumendo contorni da circo: sappiamo quanto sia brava la “Casta” nel
conservare quanto a lei serve per mantenere la sua posizione di privilegio.
Hanno stravolto i risultati di diversi Referendum Popolari approvando leggi che
urlano vendetta, vedi quella sul finanziamento pubblico ai partiti, col
risultato che milioni di Euro sono finiti nelle tasche dei vari Lusi e collusi.
Ora è la volta della “Riforma” che dovrebbe tagliare il numero dei Deputati e
dei Senatori. I Cittadini dicono di tagliare almeno la metà di quelli attuali,
i Signori Deputati e Senatori ne vogliono mantenere 508 e 254 di cui 8 e 4 eletti
all'estero. Abbiamo un Governo “tecnico”
non eletto dal Popolo che la Costituzione vorrebbe Sovrano e pochi si
scandalizzano, i giochini sono aperti. Emergono fatti che dimostrano come, in diverse occasioni, lo Stato ha
trattato con i mafiosi, e qualcuno, come
in passato ebbe a dire “io non ci sto”, anche oggi si indigna. Meglio sarebbe
che qualche volta dicessero la verità, anche perché è vergognoso che ci siano
mogli di mafiosi, con la scorta dello Stato pagata da tutti noi, che si
aggirano impunemente per le contrade, così come restano un mistero
provvedimenti che tolgono mafiosi pluriomicidi dai rigori del 41 Bis. Sul
destino delle Province ci sono balletti che non presagiscono nulla di buono.
Stato, Regioni, 10 Città Metropolitane, Province con più di 350.000 abitanti? Con
quali poteri? In Emilia – Romagna, delle attuali 9 Province, se ne salverebbero
2. Ed ecco saltare fuori vari fautori trasversali della Provincia unica
Romagnola. A noi Romagnolisti non interessa il numero delle Prefetture: accorpando
le “20” Polizie si otterrebbero risultati eccellenti nella gestione dell'ordine
pubblico. Se poi si eliminassero migliaia di inutili leggi contraddittorie, che
rendono impossibili semplici provvedimenti di espulsione di persone
indesiderate, i Poliziotti e i Carabinieri non si sentirebbero più dire:
portateci pure dentro tanto domani siamo
ancora qui a battere. E, detto fuori dai denti, non è questo il crimine
maggiore: quello che sta dietro alla “nobile” professione è il crimine
peggiore. I Romagnoli vogliono la Regione:
dell'area vasta e della Provincia
unificata dipendente da Bologna per le risorse, non sanno che farsene. Qui, nei
prossimi anni, occorrono investimenti infrastrutturali di portata storica. La
fiera e i due palazzi dei congressi non bastano al Turismo Romagnolo, occorrono
interventi di risanamento del mare di
sabato 21 luglio 2012
E IO PAGO, COMUNE DI RAVENNA: PDL E LEGA CONTRARI ALLA CITTADINANZA ONORARIA PER ROSSELLA URRU
Non ci pesa per niente prendere le distanze
dall’unanimismo di maniera che sta investendo la maggior parte dei partiti
rappresentati in consiglio comunale esprimendo sin d’ora chiaramente la nostra
posizione contraria per quanto riguarda la proposta di cittadinanza onoraria a
Rossella Urru. Sgombriamo il campo dagli equivoci: i gruppi PDL e Lega Nord
sono felicissimi per il rientro della ragazza sana e salva in Italia e in
diverse occasioni ha anche partecipato con propri rappresentanti ai sit in
mensili per chiederne la liberazione. Si sono sempre astenuti dal prendere
posizioni anche lontanamente critiche circa il ruolo della cooperazione
internazionale nello scacchiere di territori difficili anche a noi vicini onde
evitare che parole di semplice critica politica potessero essere
strumentalizzate eventualmente anche a livello internazionale compromettendo le
operazioni per la liberazione di Rossella Urru. Tuttavia così come c’è un tempo
per tacere ve n’è anche uno per esplicitare le proprie posizioni e a nostro
avviso è arrivato. La maggior parte delle ONG che si occupano di cooperazione
internazionale che benché ufficialmente non governative sono spesso
sovvenzionate da denaro pubblico spendono più per mantenersi in vita che per le
missioni per le quali ricevono quei fondi. In molti casi insomma le ONG anziché
essere utili alla causa diventano controproducenti soprattutto quando scelgono
di non operare in ambito macro, ma preferiscono quel solidarismo terzomondista
tanto politically correct quanto inutile o addirittura dannoso. Quando poi si
scoprono le cifre che il contribuente spende per recuperare chi si è
autonomamente messo nei guai per inseguire sogni o aspirazioni senz’altro
legittimi ma le cui conseguenze in casi come questo – peraltro sempre più
numerosi - ricadono sull’intera collettività, è francamente difficile per noi
essere su una linea d’onda di condivisione. E’ questo il motivo per cui ben
felici del ritorno in territorio italiano della ragazza e pur considerandola
senz’altro una cittadina di fatto di Ravenna per averla vissuta e per averci
compiuto gran parte degli studi, non riteniamo giusto che le venga assegnato un
titolo simile.
Troviamo inoltre particolarmente ipocrita che una
città dove non si chiede una deroga per intitolare una piazza a Don Fuschini o
si tardano decenni a intitolare una via a Marino Pascoli, sia così rapida
nell’assegnare una cittadinanza onoraria per la quale non appaiono sussistere
motivazioni di particolare rilevanza. Il sospetto è che quando
l’amministrazione sente che alcuni personaggi le sono politicamente vicini, o
il sindaco sente che una certa operazione mediatica gli può essere utile, si
riesce a fare tutto in fretta e subito.
I casi Mia Causevic e Roberto Saviano (a proposito, quando si degnerà di
venire a ritirare la cittadinanza che gli venne conferita ormai nel lontano
2009?) sono ancora lì a dimostrarlo.
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venerdì 20 luglio 2012
CASINI DA TRENT’ANNI AL SERVIZIO DI SE STESSO
IL NUOVO CHE
AVANZA.
(ASCA) ''Nel giorno in cui si rinnovano gli
attacchi a Silvio Berlusconi, e da Palermo si lascia scorrere un rivolo di
veleno sperando di trasformarlo in un fiume mediatico, l'ottimo Casini non
trova di meglio che sferrare il calcio dell'asino. Poche persone come il presidente
Casini hanno saputo servire con tanto zelo e sprezzo del pericolo la propria
personale causa. Il politico che teme come un film dell'orrore la ricandidatura
di Berlusconi e' lo stesso che per 14 lunghi anni e' stato protagonista di quel
film dove vi ha recitato parti da protagonista''. 'Le scelte del governo Monti
che tanti elogi strappano a Casini, sono le stesse scelte che Casini impedì di
fare al governo di centrodestra, bloccando la riforma delle pensioni e la
riforma della PA. Le intercettazioni e più in generale la riforma della
giustizia invocata da Casini sono le stesse questioni che Casini impedì di
affrontare ai governi di centrodestra. Il prossimo anno Casini festeggerà il
suo trentesimo anniversario di vita parlamentare. Tanta longevità lo ha visto
attraversare schieramenti e maggioranze con la stessa disinvoltura di un
danzatore. Bisagliano e forlaniano nella Dc, ne uscì inorridito nel 1993
allorché si rese conto che Martinazzoli pilotava i resti del partito nelle
braccia di Occhetto. Accolto, o più precisamente raccolto da Berlusconi, ha ricevuto
onori e consensi, per sè e il suo partito prima di girare le spalle una volta
capito che c'era da attendere per traguardi più ambiziosi''.Nessuno si aspetta
gratitudine da Casini, una merce che non circola in politica. Ma i suoi giudizi
astiosi contro Berlusconi sono rivelatori di una frustrazione personale che
incuba da anni e che oggi lo porta nelle stesse braccia in cui temeva di cadere
20 anni fa. La coerenza di Casini e' girevole come le porte del Grand Hotel:
idee che vengono, idee che vanno...''.
PROVINCIA DI RAVENNA CONTINUA LO SPERPERO. TOGLIAMO TUTTE LE PROVINCE, CON UNA SOLA SARA’ ANCORA PEGGIO PER ACCONTENTARE TUTTI
Alcuni amici, rispetto alla mia idea, sostengono
che bisogna fare la “provincia Romagna” unica per mantenere la nostra identità,
sono per la Romagna, mi sento romagnolo, in vacanza mi qualifico romagnolo. Credo
che l’ente intermedio “unico” della Provincia non serva dopo l’istituzione
delle Regioni, dal 1970. Nella pratica la sinistra continuerà, come ha fatto
fino ad oggi, a spendere in interventi non di competenza alimentando la spesa
pubblica. L’ultimo esempio l'uomo dalle mani bucate,
Claudio Casadio, presidente della Provincia di Ravenna, continua a utilizzare
in maniera impropria il pubblico denaro. Oggi regala 25mila euro ai pompieri
dimenticando che di questi tempi ogni centesimo deve essere risparmiato e
utilizzato solo per fini istituzionali, ma con l’assestamento di bilancio
complessivamente ha utilizzato la somma di 88.363 euro, leggendo la tabella
emerge:
Al primo punto un contributo al
Dipartimento dei Vigili del fuoco pur riconoscendo “il fondamentale ruolo del
corpo”, emerge “qualche perplessità” a comprendere “la ragione di una
convenzione ad hoc di 25.000 euro da parte della Provincia per’rafforzare i
servizi finalizzati alla sicurezza dei cittadini’, non di competenza istituzionale,
quando nello stesso giorno il Senato ha modificato una legge per i Vigili del
Fuoco. Non entriamo nel merito degli altri interventi, si commentano da soli,
dai “Maori”, all’organizzazione di podistiche, corse ciclistiche e per
iniziative musicali come alla Fondazione Savini, si è mangiato tutto il
capitale sociale. Togliamo tutte le Province non solo cinquanta! Coraggio
cambiamo le istituzioni e se c’è la volontà, approviamo anche il
Presidenzialismo se vogliamo salvare l’Italia. Vincenzo Galassini consigliere
Provinciale PDL Ravenna
giovedì 19 luglio 2012
ABOLIAMO LE REGIONI A STATUTO SPECIALE
Con un debito di oltre 5
miliardi di euro la Sicilia è la Grecia d'Italia. Ma non è la sola Regione a
statuto speciale a spendere e spandere: da sempre tutte e cinque sprecano
troppo.
La Sicilia va a gambe all'aria. Ma non è la sola
Regione a statuto speciale a rischiare questo drammatico destino. Certo, i
conti di Palermo sono davvero allarmanti: la gestione ballerina del governatore
Raffaele Lombardo ha trascinato nel baratro quella che ilGiornale ha
ribattezzato la "Grecia d'Italia". Un debito da 5 miliardi di euro,
scandali, assunzioni per gli amici e gli amici degli amici e fondi europei mal
gestiti o del tutto snobbati. Nella Regione Sicilia i costi della politica e
quelli per l’acquisto di beni e di servizi sono, in termini pro capite, circa
il doppio; quelli relativi agli stipendi del personale addirittura più del
triplo rispetto alla media di tutte le altre regioni d’Italia. Secondo uno
studio della Cgia di Mestre, la Regione governata da Lombardo ci costa 2,5
volte in più della media di tutte le altre Regioni messe assieme: "Precisamente 551 euro pro capite
contro i 219 euro pro capite in capo a tutti gli altri cittadini italiani".
E le altre Regioni a statuto speciale? Non fanno certo meglio dal momento che,
secondo un confronto del 2010, sono tutte e cinque in passivo. Insomma,
spendono più di quanto incassano. E allora? Allora, aboliamole. Da sempre, in
Italia, ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B: neanche 10 milioni
di italiani ricevono dallo Stato più degli altri 51 milioni e mezzo di
connazionali. È un dato di fatto. Brutto da constatare, ma è così. È sempre
stato così. Nel 1994, ogni cittadino della Lombardia aveva ricevuto dallo Stato
260mila lire, uno del Trentino-Alto Adige circa 4 milioni e uno della Val
d’Aosta oltre 7 milioni lire. Col passare degli anni l'andazzo non è certo
migliorato. Nel 2008, per esempio, la spesa pro capite per pagare gli stipendi
e i contributi al personale regionale è cresciuta per ogni valdostano a oltre
2mila euro. Tanto per avere un metro di paragone: nello stesso anno in Liguria
la spesa ammontava a 32 euro e 90 cent, in Veneto a 30 euro e 70 cent e in
Lombardia a 20 euro e 30 cent. Cifre da capogiro. Ad oggi la situazione è
davvero peggiorata. Basta scoprire il vaso di Pandora siciliano per capire in
che situazione ci troviamo. Come spiegava oggi Nicola Porro sul Giornale, solo per i dipendenti
la Regione Sicilia spende più di 1,7 miliardi di euro (dati aggiornati al
2009), all'incirca venti volte la spesa affrontata dalla Lombardia di Roberto
Formigoni. Nel giro di cinque anni Lombardo è riuscito a fare accrescere il
costo per le retribuzioni del 50%: "Su
più di 17mila dipendenti, ci sono 1.428 dirigenti". Negli
ultimi giorni, questi dati sono sotto gli occhi di tutti. Il fatto è che la
Sicilia non solo spende e spande coi soldi che lo Stato le invia a pioggia, ma
si permette pure di snobbare i finanziamenti europei: utilizza solo il 12% dei
6 miliardi di euro di cui può godere.
LE PROVINCE VANNO ELIMINATE.
ORA IL PD SCOPRE LA PROVINCIA ROMAGNA, PER CONTINUARE LO
SPERPERO DI SPESA. COERENZA! LE PROVINCE VANNO TOLTE TUTTE COME HA SEMPRE
CHIESTO IL PDL.
Il molloc del PD ha deciso di
fare la provincia Romagna, dopo avere combattuto da sempre la Regione Romagna.
Prendiamo atto che molte cose sono cambiate in sette mesi. Berlusconi e il Pdl
hanno sempre sostenuto che le Provincie andavano eliminate. Ora che un primo
passo il Governo Monti l’ha abbozzato, il Pd, e forse la Regione Emilia
Romagna prendono posizione per fare una
provincia unica da Rimini, Forli-Cesena a Ravenna, il solito modo di mantenere
enti e sedie da sempre come hanno fatto con le Comunità Montane, i Parchi,
trasformate ma mantenute accampando tante tesi. Il decreto prevede che le competenze delle province
siano solo due, potranno anche diventare 3 o 4. ma non cambia niente sulla
nullità delle Province. Vanno tolte tutte! . Ricordo la storia delle Province. Già
il ministro Minghetti -Destra Storica- nel 1861 (Governo Cavour) provò a
presentare due disegni di legge che nella neonata nazione identificavano a
livello territoriale unicamente due livelli di governo: Comuni e Consorzi di
Comuni ad area vasta (Regioni) . Fin da allora gli oppositori di destra e
sinistra (sembra di raccontare la storia dei ns. giorni) si opposero
all’abrogazione delle Province, opperbacco!!! Costituite le Regioni nel 1970,
ci provò il PRI di Ugo la Malfa che presentò un ddl costituzionale che mirava
allo stesso scopo, DC e PCI fecero melina ed il tutto si arenò…..more solito.
Registro che dal 1861 sono trascorsi 151 anni e dal 1970, 42 anni e le Province
nel frattempo sono perfino aumentate. Adesso ci prova il Governo Monti, più
modestamente, puntando ad una riduzione….ho i miei dubbi che possa raggiungere
il traguardo. Come nel gioco dell’oca si torna alla casella di partenza, ovvero
alla situazione del 1861. Chissà perché all’estero fanno fatica a capire perché
l’Italia non risolve mai i suoi problemi ??!!! secondo me dipende dalla Merkel
!!! come dicono i buontemponi. Questa è la storia, spero che nel 2013 con Monti
si arrivi se non ad eliminarle tutte ma almeno il 50%, sarà difficile. Non
credo che la Provincia unica della Romagna serva qualcosa quando dovrà gestire
solo due o 4 competenze. Coraggio, tagliamo, almeno noi diamo il buon esempio rispettando
quanto ha sempre dichiarato il presidente Berlusconi! Vincenzo Galassini consigliere provinciale Pdl Ravenna
mercoledì 18 luglio 2012
REGIONE RINNOVA CON TRENITALIA
ALTRI TRE ANNI DI CONTRATTO TRA LE
DUE PARTI. INTERROGAZIONE DEL CONSIGLIERE PDL BAZZONI: PERCHE’ L’EMILIA ROMAGNA
HA DECISO DI PROPROGARE NONOSTANTE I DISSERVIZI?”
ROMAGNA -
La regione Emilia-Romagna ha rinnovato per altri tre anni il contratto con
Trenitalia per il servizio di trasporto dei pendolari per studio e lavoro. Un
contratto definito "oneroso" dal consigliere regionale Gianguido
Bazzoni (Pdl), che infatti interroga la Giunta sulle ragioni di questo rinnovo.
"Su questo contratto - dice il consigliere -
vi sono state negli anni scorsi diverse proteste relative al disservizio
costante che si registra ed all’incapacità della Regione di monitorare
l’effettivo adempimento degli obblighi contrattuali ed intervenire con
sanzioni. Soprattutto dalla Romagna a Bologna la situazione è sempre tragica,
tanto che si è costituito anche un comitato degli utenti (ROMBO) che ha svolto
diverse iniziative di sensibilizzazione e protesta". "La Giunta Regionale,
alla scadenza, poteva approfittarne per rivedere il contratto e soprattutto rivedere
il sistema dei controlli e delle sanzioni - continua Bazzoni - invece ha
preferito prorogare per tre anni la validità del contratto vecchio, facendo
supporre che i disservizi si manterranno in linea con il passato". Alla luce del rinnovo,
Bazzoni ha quindi inviato un'interrogazione alla Regione, chiedendo in base a
quali criteri e valutazioni si è deciso di prorogare il contratto di servizio
con questo fornitore. Il consigliere Pdl vuole inoltre sapere se la Regione non
possa ritenere che il servizio debba raggiungere degli standard "perlomeno
accettabili, visto che oggi siamo in una situazione in cui non si fanno
investimenti, non si coprono adeguatamente tratte anche importanti, non si
hanno garanzie rispetto a tutti i rincari che il contraente vorrà applicare,
non si hanno notizie di impegni da parte dello stesso". Infine Bazzoni si
chiede se indicendo una nuova gara e formulando un nuovo capitolato, non
"si sarebbe potuto inquadrare meglio tutti i problemi e migliorare il controllo
a favore dei pendolari e dei viaggiatori tutti".
BENE: “FORZA ITALIA” PER L’ATTUALITA’ DEL MESSAGGIO LIBERALE.
da blog 31.7.2010 “I nostri
elettori stanno con Berlusconi” http://www.wicomwebspace.com/pdl_ravenna/?m=201007
''Il ritorno a Forza Italia è la cosa più giusta se si vuole convincere l'elettorato dell'attualità del messaggio liberale e moderato incarnato da Berlusconi''. Con le convulsioni politiche e con il continuo cambiamento dei simboli sulle schede elettorali si perde di vista, forse, l'importanza di un branding che oramai rappresenta una stagione così importante, quale la difesa in campo di Berlusconi nel '94. Sono convinto che se questa sarà la scelta definitiva il marchio tricolore varrà punti percentuali in più nel voto''. Con Forza Italia recupereremo consensi, ma serve una rivoluzione liberale. 'Berlusconi ha fatto una scelta coraggiosa che ci aiuterà ad attraversare un momento difficile’. Tornando all'esperienza di Forza Italia possiamo recuperare consensi, ma non nascondiamo le grandi difficoltà e la necessità di una nuova rivoluzione liberale, proponendo volti di liberali veri e non come avvenuto nell'ultimo governo, quando abbiamo affidato le sorti della rivoluzione liberale a uno statalista. Forza Italia aveva la caratteristica dell'inclusione e non dell'esclusione. Correre da soli ci farà vincere, visto che in 18 anni i nostri alleati e alcuni dei nostri ci hanno frenato e non fatto attuare il programma del ’94. Attenti alle scelte ai nostri rappresentanti in parlamento, uomini ormai da quattro legislature e num,erosi con poca voglia di lavorare. Attenti, è necessario un partito snello all’americana. No alle tessere. Vincenzo Galassini
E IO PAGO: PASSAGGIO DI FUNZIONI FRA PROVINCIA ED ENTI GESTIONI PARCHI (VENA DEL GESSO)
LA REGIONE NON RISPETTA LE LEGGE (D.L.1000 PROROGHE ) I CONSORZI
DEI PARCHI NON DEVONO ESISTERE. COME HA
FATTO CON LE COMUNITA’ MONTANE, CHE
DOVEVANO ESSERE TOLTE, LE HA FINANZIATE. ALLA FACCIA DEI RISPARMI
Con i voti a
favore della maggioranza, e quelli contrari di Udc, Pdl e Lega Nord, il
consiglio provinciale ha approvato la delibera con la quale la Provincia
trasferisce all'Ente per la gestione del Parchi e della Biodiversità - Delta
del Po; e all'Ente per la gestione del Parchi (Vena del Gesso fatto in aree
private sopra la testa dei resdienti) e della Biodiversità - Romagna, le
proprie funzioni in materia di aree regionali protette e siti della Rete Natura
2000. Con lo stesso atto, la Provincia trasferisce anche il contributo per la
gestione delle piccole aree protette della Regione Emilia-Romagna, pari a
50.000 euro annui all'Ente 'Delta del Po'; e in comodato d'uso gratuito
all'Ente 'Romagna' il Bat detector Peterson UD D 1000x e la Centralina meteo Digiteco,
acquistati con il finanziamento del programma transfrontaliero Italia-Slovenia
"Climaparks". In ogni caso la Provincia manterrà una serie di
funzioni che vanno dall'approvazione dei bilanci dei due Enti, parteciperà
all'attuazione dei progetti di sviluppo e approverà i Piani territoriali;
esprimerà il proprio parere sui regolamenti dei Parchi e delle Riserve naturali
e continuerà a erogare la propria quota annuale per la gestione.
Difficile attuare la volontà del Governo ”i parchi regionali
devono rispettare le disposizioni contenute nella Finanziaria del 2010, che
prevedeva la soppressione solo dei consorzi costituiti da enti locali che
svolgevano funzioni amministrative” . «Ma la Regione Emilia Romagna,
sostenendo che nessuna legge del Governo deve imporre a Comuni, Province o
Regioni limiti nelle materie affidate agli enti locali, può
istituire nuovi enti e assegnare ad essi la gestione dei parchi. La
Regione la stessa operazione l’ha fatta già con le ex Comunità Montane, che
dovevano essere eliminate, ma le ha trasformate in “Unione dei Comuni”, senza
alcun risparmio e portando alcune spese dello Stato a carico della Regione
Emilia Romagna. La Regione Emilia Romagna protesta per avere altri soldi,
cominci a risparmiare, ricordiamoci che l’Agenzia Moody’s declassa per i troppi
debiti l’Italia e le Regioni, il debito pubblico ha raggiunto quasi i
duemilioni di miliardi e noi continuiamo come se nulla fosse.
Finirà così anche con le Province, che Berlusconi aveva promesso di
togliere Regioni. Alla fine rimarrà tutto come prima? Speriamo di no.
martedì 17 luglio 2012
IL CAVALIERE PROPONE: “FORZA ITALIA”. BENE! UN’INTERVISTA ALLA BILD, BERLUSCONI AVANTI TUTTA TORNIAMO ALLE IDEE DEL 1994!
Noi ci auguriamo una Germania più europea e non
un'Europa più tedesca», senza risparmiare critiche alla «eccessiva politica di
risparmio» di Angela Merkel (che proprio ieri aveva ribadito il no suo e della
Germania a «politiche di solidarietà senza garanzie»). Alla Bild, il Cavaliere
rivendica anche l'azione del suo esecutivo: «Se noi abbiamo di nuovo sotto
controllo il nostro bilancio statale è in gran parte grazie al mio governo»
afferma, sostenendo di essere stato il primo leader occidentale ad aver
riconosciuto il pericolo della crisi e ad aver introdotto le riforme. Un
percorso intrapreso ma non compiuto sul quale il confronto con gli elettori del
centrodestra è aperto. Si chiede per esempio se il candidato Berlusconi
dovrebbe «portare avanti le riforme costituzionali e in particolare il
presidenzialismo». Se mettere in lista «facce nuove, indipendentemente dalla
loro età, purché siano competenti». Sono quindi domande-idee già allo studio,
ma di cui si chiede un parere a tutti. Tra queste, una svolta che già frulla
nella testa dell'ex premier: «Nominare un vice donna, possibilmente non
politico». E poi si propone di «riformare le regole su cui si basa l'unione
Europea», continuare la razionalizzazione della spesa pubblica del governo
Monti, ma abbassando le tasse. Si sondano i fedelissimi su possibili alleanze
MA I NO GLOBAL E I BLACK BLOCK SI SONO PRESI UN ANNO SABBATICO?
Da quando c’è Monti, sono scomparse le manifestazioni di
protesta degli studenti, dei “se non ora quando”, la sparizione delle
invasioni di piazza del Popolo Viola, dei vari popoli
pseudo-comunisti, l’assenza delle violente proteste dei no-global e dei black block? Eppure sta massacrando i
diritti
dei lavoratori,
impoverendo le famiglie… I vari “popoli” ribelli , fino a ieri sempre in
piazza, sono stati “utilizzati” per contestare Berlusconi, ma oggi governa il massacratore di
sinistra Monti,
e la sinistra si è affrettata a riporli nei cassetti. Parlando di sinistra non
ci riferiamo ai veri socialisti, ma alla sinistra di potere, quella del PD, delle Banche Mps Unicredit e
Intesa, delle assicurazioni (Unipol, Generali), di Monti, di Giavazzi,
del Corriere, della Fiat, del Sole24ore, della Rai, dei comici in tv, de La7 e
di Telecom, de La Stampa, di Repubblica, di una parte della Magistratura, della
Ministra Fornero (già
consigliere nella giunta di sinistra di Torino), del banchiere vicino al PD
Passera
(oggi Ministro) ovvero quella pseudosinistra, oggi maggioritaria, che ha
(s)venduto i propri ideali e i propri fondamenti al pensiero unico economico,
quello che vede nelle privatizzazioni, nelle liberalizzazioni, nella finanza,
nella borsa (che Napolitano chiama “i mercati”), dei dogmi da perseguire e che
con il controllo quasi totale dell’informazione (su carta, tv, web) manipola le
coscienze e indottrina il popolo, riuscendo così a mantenere il potere e un ferreo
regime.
lunedì 16 luglio 2012
AVANTI CON BERLUSCONI: GIANCARLO GALAN DI LIBERALE E’ STATO FATTO TROPPO POCO.
Il mio percorso politico, com’è noto, nasce nel
1994, diciamo fine 1993, con Silvio Berlusconi. Ero un dirigente di Publitalia,
avevo un lavoro interessante, stimolante e ottimamente remunerato, solo per una
follia avrei potuto lasciare. La follia è arrivata improvvisamente: si chiamava
“Forza Italia”, il progetto politico di Berlusconi. Un sogno, folle e
importante, che nel giro di pochi mesi è diventato realtà. Forza Italia non
aveva niente a che vedere con l’idea di creare l’ennesimo partito per
occupare poltrone romane, bensì è nata per contribuire a realizzare un nuovo
percorso politico in Italia, per arginare la sinistra, per offrire soluzioni
alla vita dei cittadini italiani. Senz’altro la storia politica italiana
l’abbiamo cambiata. Ci hanno chiamato partito di plastica, tanto eravamo
diversi dal resto… Ho creato Forza Italia in Veneto, ho incontrato persona per
persona, spiegato i perché di ogni singolo passo che stavamo compiendo. L’unico
vero nostro obiettivo era la rivoluzione liberale. Quando crei un qualcosa
dal niente, lo vedi crescere, prendere vita, gli dedichi energie, ci investi
fatica e speranze: quel sogno non morirà mai. Ecco il perché di questa, mi
perdonerete, lunga premessa. Io ho iniziato a far politica con quell’obiettivo,
e dove mi è stato possibile, nell’ambito degli incarichi che ho ricoperto, ho
agito in tal senso, esercitando il potere decisionale in un’ottica
assolutamente liberale. Sono stato accusato di essere nostalgico, non credo
proprio sia vero. La nostalgia si prova per un qualcosa di concluso, noi non
abbiamo ancora rispettato gli impegni presi, non abbiamo portato a termine il
nostro compito: attuare le riforme liberali. Sfido chiunque a dire che “Meno
Stato, Meno Tasse, Più Libertà” siano concetti
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IL DESTINO DELLA NOSTRA TERRA E’ NELLE NOSTRE MANI, I ROMAGNOLI DIMOSTRINO CONCRETEZZA E CAPACITA’ DI FARE
“Non possiamo accettare supinamente il nuovo quadro istituzionale disegnato dal Governo, proprio adesso che sembra prendere slancio l’idea della Provincia unica romagnola.”- Afferma il Consigliere Bazzoni del PdL a proposito del dibattito che si è aperto sulla stampa e continua:-“Il Governo prevede di individuare per tutta l’Emilia-Romagna solamente un’Area Metropolitana per Bologna ed una sola Provincia a Parma, cancellando così tutte le Province romagnole e facendo sparire completamente l’identità di una terra che è provincia dal tempo dei Romani e dei Bizantini. Si può dire che la Romagna è addirittura l’unico territorio italiano che ha sempre avuto questo nome e questa identità culturale e territoriale. Per scongiurare un tratto di penna burocratico che cancellerebbe 2000 anni di storia è necessario che, senza sconfessare la necessità di razionalizzazione e risparmio, si individui una proposta che possa essere accettata per la sua logica stringente. La Regione Emilia-Romagna è l’unica composta da due toponimi separati da un trattino; questo rappresenta bene la situazione reale che tutti conoscono, a partire dai Padri Costituenti. La mia proposta è che si istituzionalizzi questo con la seguente articolazione: Bologna città metropolitana e capoluogo di regione, una Provincia Romagna ed una Provincia Emilia. Il disegno può sembrare semplice e quasi banale, ma non si concretizzerà se tutto il mondo politico-istituzionale romagnolo non lavorerà all’unisono ed in fretta per questo obiettivo, lasciando da parte massimalismi o reticenze, campanilismi e diffidenze. Invito i Sindaci dei maggiori Comuni a prendere urgentemente l’iniziativa di formulare un ordine del giorno da portare e far approvare in tutti i Comuni, per poterlo inviare alla Regione ed al Parlamento. Mai come ora il destino della Romagna è nelle mani dei Romagnoli! Un grande patto per dare forza alla nostra terra!”-
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