IL CONTENZIOSO CHE BLOCCA I LAVORI, RASSEGNA STAMPA
venerdì 30 aprile 2010
UN BRIVIDO ALLA SCHIENA
Ho cambiato canale e c'era un tizio americano che ormai da trent'anni ha scelto di vivere qui sul Mediterraneo, e che - diceva - mai rinuncerebbe al clima che sappiamo, e il sole, il mare, il cibo, le solite cose, e però - diceva - sono giusto trent'anni che certe cose non cambiano mai, proprio mai.
I sindacati sono comandati da relitti pseudo-comunisti che si oppongono a tutto e ogni volta annunciano uno sciopero generale come la venuta del messia, quando possono paralizzano il paese con incredibili scioperi dei trasporti pubblici, statali e insegnanti e pensionati restano il loro core-businnes, ogni volta che fanno un corteo sembra di tornare agli anni Settanta, priorità e discussioni sono sempre le stesse, i dipendenti pubblici sono troppi e costano un botto e hanno il posto a vita, la gente va in pensione a 60 anni mentre i tedeschi per dire, ci vanno a 67, e - diceva - ogni volta eterne diatribe sulla necessità di liberalizzare, privatizzare, razionalizzare, tagliare enti e municipalizzate, comunità e province, diminuire il debito, la solita solfa, con la sinistra che protegge i parassiti, la destra che protegge gli evasori fiscali, le ferrovie indebitate, la compagnia aerea fallita, ecco, rimane giusto il turismo, sinché dura: appunto il sole, il mare, il cibo, le solite cose.
Poi un brivido alla schiena: parlava della Grecia.
mercoledì 28 aprile 2010
RISTRUTTURAZIONE DEL LICEO SCIENTIFICO “RICCI CURBASTRO DI LUGO
UN CONTENZIOSO BLOCCA I LAVORI, INTERPELLANZA DEL PDL DELLA PROVINCIA DEL COMUNE DI LUGO
Siamo venuti a conoscenza di una raccomandata inviata il 14 aprile 2010 dalla Società Cooperativa “Il Poligono” incaricata dell’esecuzione dei lavori di ristrutturazione di detta scuola al Presidente della Provincia, dalla quale si evince come esista un forte disaccordo fra Impresa e amministrazione provinciale. Disaccordo che ha bloccato cantiere e relativo completamento dell’opera di ristrutturazione. Blocco che mette in discussione l’agibilità in tempo utile per il prossimo anno scolastico degli alunni del Liceo Classico Trisi-Graziani, attualmente collocati nel complesso del Carmine da trasformarsi, a lavori ultimati, in polo museale. SI CHIEDE: Quali provvedimenti intenda prendere codesta amministrazione al fine di derimere la questione sopra citata affinchè gli studenti del più affollato edificio scolastico di Lugo non siano costretti ad affrontare un ulteriore anno scolastico in condizioni di malessere e di disagio, solo per carenze burocratiche. IL CONSIGLIERE PROVINCIALE Giovanna Maria Benelli
L’ONESTO NAPOLITANO
L’onesto Napolitano questa settimana ha fatto partire un paio di colpi che hanno fatto vacillare la sinistra forcaiola e le toghe più rosse.
L’uno due è cominciato col discorso sulla Liberazione. Per l’occasione il capo dello Stato ha preso in prestito le parole di Berlusconi, mollando uno sganassone a tutti quelli che volevano utilizzare il 25 aprile come grimaldello per scardinare il risultato elettorale e prendersi una rivincita sul governo.
Ma più ancora della commemorazione della vittoria su nazismo e fascismo ci ha colpito il discorso di ieri, con cui il presidente ha bacchettato i magistrati. L’argomento è di solito giudicato tabù, soprattutto per chi provenga dalle fila della sinistra, fazione che ha sempre goduto di un trattamento di favore da parte delle toghe. Per questo stupisce che sia stato il primo capo dello Stato post comunista a dire che i giudici devono fare autocritica e riconoscere che qualcosa non va anche tra le proprie file. Fino ad oggi sono stati coccolati dai vari governi rossi e questo li ha resi intoccabili, impedendo qualsiasi riforma degna del nome.
I tribunali sono un tempio di inefficienza e ad essa non contribuiscono solo le cattive leggi varate dal Parlamento negli ultimi sessant’anni, ma anche le pessime abitudini di signori che si nascondono dietro la toga pur di lavorare il meno possibile. Le sentenze del Consiglio superiore della magistratura da questo punto di vista sono illuminanti: ci sono giudici e pm che battono la fiacca da tempo, accumulando ritardi su ritardi, ma i provvedimenti presi contro di loro spesso si limitano alla riduzione di uno o due anni di anzianità oppure al trasferimento ad altra sede. Come dire che un fannullone basta trasferirlo per trasformarlo in uno stakanov.
“I LOCALI DELLA P.M. SONO FATISCENTI”
INTERROGAZIONE DI ERIKA MAMBELLI
Erika Mambelli, consigliere comunale PdL a Bagnacavallo ha presentato un'interrogazione sulle cattive condizioni della stazione di Polizia Municipale. Bagnacavallo è comune capofila della gestione associata del Corpo Unico intercomunale di Polizia Municipale. "I locali della PM sono inaccessibili per i portatori di handicap come anche per gli anziali che faticano a deambulare correttamente - spiega la Mambelli - ci sono per esempio scalini per poter accedere ai locali stessi quindi una persona in carrozzella o un anziano con carrellino non riuscirebbero ad accedervi se non con l'aiuto di un accompagnatore".
"Poi, in caso di qualsivoglia emergenza come può un mezzo della Municipale
prendere e scattare in soccorso di qualcuno tra marciapiedi, dossi e alberi?
Ancora, come è possibile lasciare quadri elettrici e raccordi delle tubature
del gas alla mercè di chicchessia? Per non parlare poi della sala d'aspetto fatta da una panchina in metallo all'aperto! Insomma, occorre ridare dignità a questo Corpo che ha tra l'altro a disposizione strumenti sofisticatissimi per la gestione della nostra
sicurezza, strumenti che però in condizioni del genere non si possono
sfruttare al meglio. Occorre agevolare l'operato della Municipale nella totalità delle sue potenzialità per la sicurezza di tutti noi, potendo contare ora anche su stanziamenti della Regione come già deliberato, dunque cosa aspetta l'Amministrazione a far partire i lavori? Tra l'altro anche la Rossi nel suo programma da candidata Sindaco scriveva alle pagg. 9-11 "miglioramento della sede della Polizia Municipale per rendere gli spazi più adeguati e funzionali, sia per i cittadini che per il personale".
prendere e scattare in soccorso di qualcuno tra marciapiedi, dossi e alberi?
Ancora, come è possibile lasciare quadri elettrici e raccordi delle tubature
del gas alla mercè di chicchessia? Per non parlare poi della sala d'aspetto fatta da una panchina in metallo all'aperto! Insomma, occorre ridare dignità a questo Corpo che ha tra l'altro a disposizione strumenti sofisticatissimi per la gestione della nostra
sicurezza, strumenti che però in condizioni del genere non si possono
sfruttare al meglio. Occorre agevolare l'operato della Municipale nella totalità delle sue potenzialità per la sicurezza di tutti noi, potendo contare ora anche su stanziamenti della Regione come già deliberato, dunque cosa aspetta l'Amministrazione a far partire i lavori? Tra l'altro anche la Rossi nel suo programma da candidata Sindaco scriveva alle pagg. 9-11 "miglioramento della sede della Polizia Municipale per rendere gli spazi più adeguati e funzionali, sia per i cittadini che per il personale".
martedì 27 aprile 2010
MA QUESTI SINDACI DA CHE PARTE STANNO?
Do atto volentieri al Sindaco Iseppi di essere un attento lettore della nostra stanza e di non mancare di puntualizzare spesso e di chiosare le nostre argomentazioni. Magari qualche volta lo fa con una puntigliosità un po’ altezzosa, ma va bene comunque, anche perché, se ha ragione, non facciamo alcuna fatica a dargliene conto.
Come qualcuno avrà notato, il Sindaco è intervenuto oggi su una questione di grande importanza, gli ipermercati Coop e Conad di Faenza, un po’ tirato per la giacca da un nostro titolo leggermente irriverente Mentre a Faenza Coop e Conad si contendono la piazza a suon di denunce, noi stiamo ancora aspettando la nostra parte del fondo di "perequazione" cioè l'indennizzo per l'impatto di questi colossi sul territorio. Svegliati Sindaco!
La questione riguarda il fondo di perequazione (termine orribile che all’incirca si traduce in “compensazione”) che dovrebbe essere versato dal Comune di Faenza ai comuni del territorio per “ripagarli” di scelte pesanti sul piano urbanistico ed economico effettuate nell’ambito del Piano Territoriale.
Dice Iseppi: “Svegliati” mi sembra eccessivo, quantomeno perché nessuno sta dormendo e nemmeno ci sono allori su cui adagiarsi. Prendo sempre umilmente le lezioni che mi si vogliono dare, vista la mia limitata esperienza politica, ma sarebbe opportuno che questo avvenisse su fatti concreti e verificabili.
Eviterei quindi di aumentare tensioni su questioni per le quali non abbiamo, purtroppo, nulla da pretendere.
Gli accordi territoriali che prevedono la perequazione sono stati firmati sulle varianti del PSC (Faenza e Solarolo) e sul terreno del futuro Outlet di Faenza. Si tratta di due trattative distinte e quindi anche di due “salvadanai” distinti. Per entrambi è previsto un accordo in cui gli oneri di urbanizzazione andranno a beneficio dell’intero comprensorio per opere di rilevanza comunale e/o sovra comunale da decidersi al momento opportuno (quando si versano gli oneri).
L’Ipercoop di Faenza fa parte della “famosa” variante 14 per la quale (ahinoi!) non fu previsto accordo di perequazione. Se così non è, e riesci a dimostrarmi il contrario sarò ben felice di correggermi e di ricercare questa trattativa. Ne sarebbero molto contenti anche gli altri Sindaci del comprensorio, che immagino stiano tutti dormendo come me.
Buone cose.
Nicola
Eviterei quindi di aumentare tensioni su questioni per le quali non abbiamo, purtroppo, nulla da pretendere.
Gli accordi territoriali che prevedono la perequazione sono stati firmati sulle varianti del PSC (Faenza e Solarolo) e sul terreno del futuro Outlet di Faenza. Si tratta di due trattative distinte e quindi anche di due “salvadanai” distinti. Per entrambi è previsto un accordo in cui gli oneri di urbanizzazione andranno a beneficio dell’intero comprensorio per opere di rilevanza comunale e/o sovra comunale da decidersi al momento opportuno (quando si versano gli oneri).
L’Ipercoop di Faenza fa parte della “famosa” variante 14 per la quale (ahinoi!) non fu previsto accordo di perequazione. Se così non è, e riesci a dimostrarmi il contrario sarò ben felice di correggermi e di ricercare questa trattativa. Ne sarebbero molto contenti anche gli altri Sindaci del comprensorio, che immagino stiano tutti dormendo come me.
Buone cose.
Nicola
Iseppi sostiene dunque che per l’Ipercoop di Faenza non sarebbero stati previsti “accordi di perequazione” mentre io ribadisco che se anche non previsti, un buon sindaco dovrebbe sbattere i pugni sul tavolo e pretendere quello che l’evidenza e la ragionevolezza impone, cioè una compensazione per le ricadute che quella scelta determina su tutto il territorio comprensoriale non potendosi giustificare una mancanza così vistosa da parte degli amministratori che in precedenza avevano avvallato quelle scelte, in spregio, anche, ad una buona legislazione regionale.
Vincenzo Galassini, capogruppo PDL in Consiglio Provinciale, mi ha trasmesso successivamente la delibera adotta il 24 luglio 2006 in Consiglio Provinciale di Ravenna dal titolo “ACCORDO TERRITORIALE FRA PROVINCIA DI RAVENNA E COMUNE DI FAENZA PER L'ATTUAZIONE DEL NUOVO POLO FUNZIONALE COMMERCIALE DI FAENZA. APPROVAZIONE DELL'ACCORDO IN CONFORMITA' ALLE DISPOSIZIONI DI CUI ALL'ART.15 DELLA L.R. N.20/2000.” nella quale il cosiddetto fondo perequativo previsto dalla legge regionale n.20/2000 art. 5 comma 3 veniva richiamato e demandato agli Accordi territoriali tra i vari soggetti con questa dizione: “Ricadendo il polo in oggetto all’interno di uno degli ambiti produttivi strategici del PTCP, il presente accordo ne rappresenta un primo stralcio attuativo, e pertanto la sua realizzazione dovrà essere rapportata alla scala più ampia che sarà oggetto del successivo accordo territoriale del medesimo ambito strategico. Si conviene inoltre che in detta sede si dovrà quindi completare tutto l’assetto infrastrutturale a dare risoluzione alle molteplici problematiche ambientali e territoriali inerenti l’ambito produttivo strategico.”
Insomma parrebbe da tutto ciò che all’accordo tra Provincia e Comune di Faenza dovesse poi fare seguito una intesa ulteriore dove forse avrebbero dovuto trovare spazio le compensazioni territoriali. Cosa che non è avvenuta. Una ragione in più allora per richiedere il rispetto della lettera e della ratio dell’accordo del 2006. Chiudiamola qui, per ora. Alla fine siamo sicuri che il sindaco Iseppi al tavolo delle trattative con gli altri comuni saprà utilizzare con profitto almeno la stessa energia che è solito usare nei confronti del governo al quale rimprovera persino di “fargli la cresta sull’Irpef” e di avergli sottratto come un ladro di notte 43mila euro. O no?
lunedì 26 aprile 2010
COME IL PCI SI IMPADRONI’ DELLA MEMORIA DEI FRATELLI CERVI
«Fu Calvino, con i suoi articoli sui sette fratelli Cervi, a trasformare quella famiglia in un’icona “rossa” della Resistenza»
Gli addetti ai lavori, aprendo domenica scorsa l’inserto culturale del “Sole 24 ore”, saranno sobbalzati. Titolo della copertina: «Italo, Alcide e il mito». Sottotitolo choc: «Fu Calvino, con i suoi articoli sui sette fratelli Cervi, a trasformare quella famiglia in un’icona “rossa” della Resistenza».
Il bello è che tale articolo era firmato da Sergio Luzzatto, uno storico che fino ad oggi si è distinto per le sue veementi polemiche contro i cosiddetti revisionisti (in particolare contro Giampaolo Pansa). Luzzatto scrive che la storia dei sette fratelli reggiani, barbaramente fucilati dai repubblichini il 28 dicembre 1943, diventa un mito epico grazie a una serie di articoli del 1953 di Italo Calvino che «era allora il tipico interprete del “lavoro culturale” svolto per conto del Partito comunista: autore e funzionario della casa editrice Einaudi, collaboratore fisso dell’Unità». Fu «l’eloquenza» degli articoli di Calvino, sostiene Luzzatto, a «spingere i dirigenti nazionali del Pci a lanciare una vera e propria campagna di propaganda, per trasformare i sette figli del cattolicissimo Alcide nella quintessenza del martirologio resistenziale comunista».
Fu Togliatti in persona a guidare l’operazione. Per costruire il mito e per segnalare agli italiani che la vera storia della Resistenza in Emilia era quella, non l'immagine che cominciavano a darne i partiti anticomunisti con le prime denunce dei crimini nel cosiddetto “triangolo della morte”».
Ne nacque quel libro di memorie di papà Alcide Cervi, I miei sette figli, redatto dal giornalista dell’Unità Renato Nicolai, anche in base «alle direttive della Commissione stampa e propaganda» del partito. Il libro vendette più di un milione di copie, fu per decenni un bestseller e costituì uno dei pilastri della cultura popolare comunista. Luzzatto sottolinea però che il mito creato dall’ “intellighenzia comunista” non era proprio aderente alla storia reale. In quei primi mesi della Resistenza, «i sette fratelli Cervi erano stati tutto fuorché altrettante incarnazioni del “rivoluzionario disciplinato” né erano mancate le frizioni fra loro e i dirigenti locali del Partito comunista clandestino che accusavano i fratelli Cervi di comportarsi da “anarcoidi”».
Luzzatto ha provocato il mal di pancia a Gianni Barbacetto che su Micromega online ieri ha criticato le sue critiche. Pure Repubblica è corsa ai ripari: lo storico, al telefono con Simonetta Fiori, ha chiarito che «la decostruzione del mito nulla toglie alla dimensione eroica dei Cervi». Inoltre Luzzatto fa sapere che non ha nulla a che fare con i «revisionisti peggiori». In realtà il caso non esiste, perché Luzzatto non ha scoperto nulla. Da quasi venti anni si conoscono «i dissapori fra i Cervi e i comunisti» del Pci reggiano. Inoltre l’articolo di Luzzatto non fa che presentare la riedizione di Einaudi del libro di Alcide Cervi, nella cui introduzione di Luciano Casali c’è già tutto. E c’è pure qualcosa che Luzzatto non menziona. Perché «nel 1971 è successo qualcosa di cui quasi nessuno si è accorto». Casali nota infatti che «se si prende in mano una copia de I miei sette figli nelle edizioni pubblicate a partire dal 1971, ci si rende conto che in tutto il libro non si incontrerà neppure una volta la parola “comunista”, come si imparerà che i sette fratelli non leggevano né diffondevano il giornale clandestino “l’Unità”, né avevano contatti con le organizzazioni politiche e militari del Partito comunista».
In pratica nelle nuove edizioni del libro mancano tutti i riferimenti al comunismo, all’Urss, a Stalin, «cosicché dal 1971 i Cervi non appaiono più a un lettore del libro come “comunisti”,ma come “democratici” e il loro impegno politico non aveva più come scopo quello di costruire una società “comunista”, bensì una società “democratica”».
Ora però conviene ammettere che il mito dei sette fratelli, che Togliatti volle costruire non scandalizza ormai più. Anzi, appare geniale sul piano politico e moralmente ammirevole. Perché il loro eroismo non è inventato.
Perché lui lo usò per isolare la corrente operaista e insurrezionale di Secchia. E perché Togliatti seppe rispettare e valorizzare le radici cattoliche della famiglia Cervi e perfino il loro talento imprenditoriale nella modernizzazione della loro fattoria, per inserire il Pci nella storia cattolica italiana e per parlare al ceto medio emiliano tendenzialmente riformista.
Una grande lezione a tutti gli schieramenti politici di oggi che spiega come fu costruito il più forte Partito Comunista d’occidente. È anche una lezione di intelligenza culturale per i cattolici che non hanno mai valorizzato - per restare proprio alla zona di Reggio Emilia - grandi figure di cattolici della resistenza antifascista e anticomunista come Giorgio Morelli e il “comandante Azor”.
LA STRAGE IGNORATA DEL ’45:SETTE FRATELLI MASSACRATI
I SETTE FRATELLI CERVI, ANTIFASCISTI CONVINTI, VENERO FUCILATI DAI FASCITI NEL NOVEMBRE 1943 AL POLIGONO DI TIRO DI REGGIO EMILIA, I SETTE FRATELLI GOVONI SI INTERESSAVANO POCO O NIENTE DI POLITICA SOLTANTO DUE ERANO ADERENTI ALLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA . DI GIORANO BRUNO GUERRI
I sette fratelli Cervi, antifascisti convinti e attivi, vennero fucilati dai fascisti nel novembre 1943, al poligono di tiro di Reggio Emilia. I sette fratelli Govoni si interessavano poco o niente di politica, soltanto due erano aderenti alla Repubblica Sociale Italiana. Per di più la guerra era finita quando, nel maggio del 1945, insieme ad altre dieci persone, furono uccisi a freddo da ex partigiani. La ferocia della vendetta superava quella della guerra. E prosegue, nella dimenticanza, ancora oggi. Provate a fare una semplice ricerca su Internet. Per i fratelli Govoni troverete 12.500 fonti, in gran parte di nostalgici; per i fratelli Cervi ne troverete 121.000, fra cui musei, associazioni, scuole, istituti a loro dedicati. Se poi andiamo a vedere la storiografia, non c’è libro sul periodo 1943-45 che non si diffonda sui Cervi, mentre i Govoni sono ricordati degnamente in tre volumi: Il triangolo della morte di Giorgio Pisanò (ristampato da Mursia nel 2007), Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa (Sperling & Kupfer, 2003) e Vincitori e vinti di Bruno Vespa (Mondadori, 2005). È facile dedurre la spiegazione di una simile differenza proprio dal titolo di Vespa: la storia la fanno i vincitori, e guai ai vinti. Fausto Bertinotti, non molti anni fa, ha invece voluto dire qualcosa di diverso: «Come vittime i sette giovani Cervi e i sette giovani Govoni, per me sono uguali; come vittime! La differenza consiste che i primi hanno costruito la Repubblica italiana e perciò vanno onorati non come morti, ma come attori di quel cambiamento. Gli altri non hanno fatto niente, sono vittime, ma non come attori della storia. Ci sarà pure una differenza, o no?». Un discorso che non farebbe una piega, se non suscitasse orrore proprio quell’essere stati uccisi benché non avessero «fatto niente». Forse, la loro colpa fu proprio essere sette, come quegli altri fratelli che dovevano essere onorati con una vendetta a freddo.
Il 10 maggio del 1945 - a Pieve di Cento, non lontano da Campegine, paese dei fratelli Cervi - degli uomini armati bussarono alla porta degli anziani coniugi Govoni, contadini da generazioni, e prelevarono sette dei loro figli; l’ottava si salvò perché, sposata, si era trasferita altrove. Soltanto Dino (41 anni) e Marino (33) avevano aderito alla Rsi, senza peraltro essersi macchiati di delitti o soprusi. C’erano poi Emo (32 anni), Giuseppe, padre di un bambino di tre mesi (30), Augusto e Primo (di 27 e 22 anni). Venne presa anche Ida, che aveva vent’anni e stava allattando un bambino di due mesi. Gli uomini con il mitra dissero che si trattava soltanto di un breve interrogatorio, per raccogliere delle informazioni.
La vecchia madre, anni dopo, chiedeva ancora disperatamente notizie dei figli a un amico degli uomini che li avevano prelevati. Si sentì rispondere: «Cercali con un cane da tartufi».
I sette giovani Govoni erano stati buttati in una fossa comune, ad Argelato, insieme ad altre dieci vittime. Quando i cadaveri vennero ritrovati, sei anni dopo, si scoprì che uno solo aveva ferite di arma da fuoco. Portati in un magazzino, tutti erano stati presi a calci, pugni e bastonati per tutta la notte; la mattina dell’11 maggio, sull’orlo di una fossa anticarro, erano stati finiti per strangolamento con un filo del telefono, oppure a colpi di roncole, vanghe e zappe.
Finora ho usato la parola vendetta, ma la vendetta c’entra poco: il progetto politico dei partigiani comunisti era seminare il terrore per continuare ad avere il controllo della situazione, anche a guerra finita, almeno nelle zone più «rosse».
I sette fratelli Cervi, antifascisti convinti e attivi, vennero fucilati dai fascisti nel novembre 1943, al poligono di tiro di Reggio Emilia. I sette fratelli Govoni si interessavano poco o niente di politica, soltanto due erano aderenti alla Repubblica Sociale Italiana. Per di più la guerra era finita quando, nel maggio del 1945, insieme ad altre dieci persone, furono uccisi a freddo da ex partigiani. La ferocia della vendetta superava quella della guerra. E prosegue, nella dimenticanza, ancora oggi. Provate a fare una semplice ricerca su Internet. Per i fratelli Govoni troverete 12.500 fonti, in gran parte di nostalgici; per i fratelli Cervi ne troverete 121.000, fra cui musei, associazioni, scuole, istituti a loro dedicati. Se poi andiamo a vedere la storiografia, non c’è libro sul periodo 1943-45 che non si diffonda sui Cervi, mentre i Govoni sono ricordati degnamente in tre volumi: Il triangolo della morte di Giorgio Pisanò (ristampato da Mursia nel 2007), Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa (Sperling & Kupfer, 2003) e Vincitori e vinti di Bruno Vespa (Mondadori, 2005). È facile dedurre la spiegazione di una simile differenza proprio dal titolo di Vespa: la storia la fanno i vincitori, e guai ai vinti. Fausto Bertinotti, non molti anni fa, ha invece voluto dire qualcosa di diverso: «Come vittime i sette giovani Cervi e i sette giovani Govoni, per me sono uguali; come vittime! La differenza consiste che i primi hanno costruito la Repubblica italiana e perciò vanno onorati non come morti, ma come attori di quel cambiamento. Gli altri non hanno fatto niente, sono vittime, ma non come attori della storia. Ci sarà pure una differenza, o no?». Un discorso che non farebbe una piega, se non suscitasse orrore proprio quell’essere stati uccisi benché non avessero «fatto niente». Forse, la loro colpa fu proprio essere sette, come quegli altri fratelli che dovevano essere onorati con una vendetta a freddo.
Il 10 maggio del 1945 - a Pieve di Cento, non lontano da Campegine, paese dei fratelli Cervi - degli uomini armati bussarono alla porta degli anziani coniugi Govoni, contadini da generazioni, e prelevarono sette dei loro figli; l’ottava si salvò perché, sposata, si era trasferita altrove. Soltanto Dino (41 anni) e Marino (33) avevano aderito alla Rsi, senza peraltro essersi macchiati di delitti o soprusi. C’erano poi Emo (32 anni), Giuseppe, padre di un bambino di tre mesi (30), Augusto e Primo (di 27 e 22 anni). Venne presa anche Ida, che aveva vent’anni e stava allattando un bambino di due mesi. Gli uomini con il mitra dissero che si trattava soltanto di un breve interrogatorio, per raccogliere delle informazioni.
La vecchia madre, anni dopo, chiedeva ancora disperatamente notizie dei figli a un amico degli uomini che li avevano prelevati. Si sentì rispondere: «Cercali con un cane da tartufi».
I sette giovani Govoni erano stati buttati in una fossa comune, ad Argelato, insieme ad altre dieci vittime. Quando i cadaveri vennero ritrovati, sei anni dopo, si scoprì che uno solo aveva ferite di arma da fuoco. Portati in un magazzino, tutti erano stati presi a calci, pugni e bastonati per tutta la notte; la mattina dell’11 maggio, sull’orlo di una fossa anticarro, erano stati finiti per strangolamento con un filo del telefono, oppure a colpi di roncole, vanghe e zappe.
Finora ho usato la parola vendetta, ma la vendetta c’entra poco: il progetto politico dei partigiani comunisti era seminare il terrore per continuare ad avere il controllo della situazione, anche a guerra finita, almeno nelle zone più «rosse».
domenica 25 aprile 2010
CIMITERO DI BONCELLINO: SPESI SOLDI PUBBLICI CHE NON TROVANO PER L’ENNESIMA VOLTA UN SANO E CORRETTO UTILIZZO E IL MANCATO RISPETTO ARCHITETTONICO
INTERPELLANZA DI FRANCESCO ZANNONI.
Io sottoscritto Francesco Zannoni Capogruppo di “Lega Nord – Popolo della Libertà” interpello il Sindaco e l’Amministrazione Comunale in merito al cimitero di Boncellino e in particolare al recente 'ampliamento effettuato.
Io sottoscritto Francesco Zannoni Capogruppo di “Lega Nord – Popolo della Libertà” interpello il Sindaco e l’Amministrazione Comunale in merito al cimitero di Boncellino e in particolare al recente 'ampliamento effettuato.
Quello di Boncellino è un tipico cimitero di una piccola frazione con caratteristiche architettoniche ben precise, chiedo quindi in base a che criteri la parte nuova presenta elementi che ben poco si adattano al preesistente. La finitura in alto del muro faccia a vista è ben diversa dalla storica finitura.
1) Il muro di confine con le proprietà adiacenti in cemento armato, prefabbricato, stona in modo evidente con tutto il resto della struttura.
2) La struttura architettonica in vetro per la sua particolare conformazione oltre ad un senso di claustrofobia impedisce anche una eventuale fuga da male intenzionati, la sensazione è quella di essere in trappola.
3) L'accesso alle persone disabili nella nuova area anche se possibile, non è certamente favorita specialmente s la persona è anziana dalle notevoli pendenze che sono state adottate.
4) A quanto ammonta il costo complessivo dell’opera.
5) Se l’Amministrazione per la progettazione si è avvalsa del proprio Ufficio Tecnico oppure di consulenze esterne all’Ente.
Chiedo quindi al Sindaco e all'Amministrazione se la struttura deve considerarsi finita così come appare, se è stato dato dall'Ufficio competente il fine lavori, se si ritiene di apportare migliorie ai punti da me segnalati.
Certo di una sollecita risposta porgo cordiali saluti.
IL PDL COMMEMORA IL 25 APRILE A VILLANOVA DI BAGNACAVALLO
ha commemorato le grandi democrazie per la liberazione e le vittime del nazismo, del fascismo ed anche quelle del comunismo. Dalle macerie materiali e morali lasciate dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista, il popolo italiano, grazie al contributo determinante delle grandi democrazie occidentali, in particolare gli USA, è uscito a testa alta di fronte alla storia e al mondo, dando vita dopo l'8 settembre del '43, alla Resistenza. All'annuncio dell'armistizio con gli Alleati, l'esercito italiano, a causa della mancanza di disposizioni precise da parte degli alti comandi militari, si era liquefatto. Fu un vero e proprio dramma, umano e militare, anche se nelle settimane successive non mancarono gli episodi di resistenza ai tedeschi (Roma, Cefalonia, Corfù, Corsica, Albania, Rodi, Lero) e, viceversa, ci furono anche numerosi casi di adesione alla Rsi. La lotta degli antifascisti fu possibile grazie all'immenso dispiegamento di uomini e di mezzi degli Stati Uniti e delle truppe alleate che dal Luglio 1943, data dello sbarco americano in Sicilia, al 1945, liberarono tutta l'Italia e l'Europa. Gioverà ricordare l'alto sacrificio pagato dagli Stati Uniti d'America alla liberazione dell'Europa, 220.000 morti. Bisognerà tuttavia aspettare la notte fra il 9 ed il 10 novembre 1989, momento storico della caduta del Muro di Berlino, per vedere completata la liberazione della parte orientale dell'Europa caduta dopo l'oppressione nazista nell'altrettanto odiosa ed efferata tirannide comunista. Con questo sentimento, dirigenti ed eletti del PDL della Provincia di Ravenna, guidati dal coordinatore provinciale e consigliere regionale G. Bazzoni, il capo gruppo Francesco Zannoni hanno reso omaggio oggi 25 aprile alle ore 11 al Cimitero alleato di Villanova di Bagnacavallo e commemorato la liberazione e le vittime del nazismo, del fascismo ed anche quelle del comunismo. Un 25 aprile che non dimenticherà quindi i tanti innocenti antifascisti e fascisti trucidati per odio e per vendetta dopo il 25 aprile senza esitare nel condannare, gli assassinii del "triangolo della morte" nella Romagna dell'immediato dopoguerra.
sabato 24 aprile 2010
DIREZIONE PDL – DOCUMENTO CONCLUSIVO
ROMA 22 APRILE 2010
La Direzione Nazionale del Popolo della Libertà sottolinea la vittoria del Centrodestra nelle recenti elezioni regionali e amministrative, con un risultato storico: oggi 40 milioni di italiani sono governati a livello regionale dal Centrodestra, contro i 18 milioni amministrati dal centrosinistra.
Il Centrodestra si è confermato maggioranza nel Paese in modo inequivocabile e il Popolo della Libertà si è riaffermato come la prima grande forza politica nazionale: questo è vero al Nord dove il Popolo della Libertà ha agito in alleanza ma anche in competizione positiva con la Lega; ed è vero nel Centro-sud, dove ha dimostrato di possedere un forte radicamento territoriale. Tutto ciò rende paradossali alcuni aspetti della polemica interna sviluppatasi in questi giorni: tensioni all’interno delle grandi forze politiche possono manifestarsi, ma è incomprensibile che vengano provocate all’indomani di una grande vittoria, dopo due anni di successi in tutte le consultazioni elettorali e dopo due anni di grandi risultati dell’azione di governo certificati dal costante consenso dei cittadini, unico caso in Europa, durante un periodo di grave crisi economica in contro tendenza rispetto alla sfiducia che ha colpito tutti gli altri governi. Anche il confronto che si è svolto durante i lavori della Direzione ha rivelato come certe polemiche pubbliche fossero pretestuose e comunque non commisurate ad un dibattito responsabile e costruttivo.
Nei prossimi tre anni il governo, la maggioranza e il Popolo della Libertà completeranno la realizzazione del programma che ci impegna principalmente
1. a ridurre e a razionalizzare la spesa pubblica,
2. a realizzare una riforma del sistema fiscale con l’obiettivo di ridurre le tasse, compatibilmente con i vincoli di bilancio,
3. a sostenere le famiglie, il lavoro, le imprese,
4. a proseguire nella riforma e nella digitalizzazione della Pubblica amministrazione,
5. a realizzare un Piano per il Sud,
6. ad ammodernare e potenziare il sistema delle grandi infrastrutture,
7. a realizzare una riforma organica del sistema giudiziario,
8. a realizzare le riforme istituzionali, ivi compresa la modifica dei regolamenti parlamentari,
9. a proseguire nella lotta alla criminalità organizzata che ha già prodotto risultati mai raggiunti nella storia della Repubblica.
Siamo convinti che una forte ed autorevole leadership, quale quella assicurata dal Presidente Berlusconi, garantirà il raggiungimento di tutti questi obiettivi. La leadership forte è ormai un tratto caratteristico dei moderni sistemi politici e gli italiani certo non rimpiangono le leadership deboli e i governi instabili del passato.
CONSORZIO SERVIZI SOCIALI, IL PDL AFFILA LE ARMI
I PROSSIMI PASSI:”DIFFIDA AL COMUNE, I DEBITI FUORI BILANCIO PER ORA NON DEVONO ESSERE PAGATI”
L’opposizione si prepara al ruolo di “censore” nell’affaire Consorzio servizi sociali. Designato il presidente della Commissione di inchiesta, Eugenio Costa (sul quale dovrà comunque pronunciarsi il Consiglio comunale) il Pdl ravennate questa mattina ha illustrato le sue mosse, in una conferenza alla quale hanno partecipato i rappresentati dei gruppi Fi e An a Palazzo Merlato, assieme ad esponenti di Cervia e Russi, cioè i Comuni soci (assieme all’Ausl) dell’ente “sotto osservazione”. Niente sconti, dicono i consiglieri: in una situazione di questo tipo “tutta la Giunta avrebbe dovuto dimettersi”, commenta Costa, capogruppo Fi-Pdl. Va detto – aggiunge Sergio Covato, capogruppo di An-Pdl – che “se non si fosse provveduto, l’anno scorso, a uno stanziamento straordinario di 3 milioni di euro ora il buco ammonterebbe a circa 13 milioni". Per quanto riguarda le verifiche, verrà chiesto l’intervento di una società di revisione “autonoma e indipendente”, in grado di svolgere un ruolo super partes. Partirà inoltre, spiega Maurizio Bucci (Fi-Pdl) una diffida rivolta alla Giunta, sindaco e liquidatore del Consorzio, affinché per il momento non vengano pagati i debiti fuori bilancio: si intende conoscere prima il quadro esatto della vicenda, acquisendo le fatture delle cooperative convenzionate. Massima attenzione anche ai reali crediti vantati dalle coop non inseriti a bilancio, e ai prestiti sull’onore. Per questi crediti “di dubbia esigibilità”, che ammontano a circa 3 milioni e mezzo di euro sarà richiesto l’elenco dei beneficiari. Vanno rimossi “immediatamente” , continua il Pdl, i dirigenti comunali trasferiti dal Consorzio alla Asp. Serve infine “una verifica immediata da parte del sindaco di tutte le nomine negli enti pubblici in carico al Comune ove si riscontrano inadeguatezze professionali”.
Angelo Cellini, capogruppo di Noi per Russi, dal canto suo afferma di volersi costituire parte civile. Massimo Mazzolani, capogruppo An-Pdl a Cervia, ribadisce che i servizi sono stati svolti per il Comune di Ravenna: il debito non dovrà essere quindi ripianato dagli altri enti locali soci. Più in generale, il presupposto da cui parte l’opposizione è che comunque non era possibile da parte del consiglio comunale svolgere un reale ruolo di controllo sui bilanci del Consorzio. Mentre c’era chi non poteva non sapere. Ovviamente si va, in ordine, dal direttore Carlo Savorelli ai membri del Cda “che sembrano non essersi preoccupati più di tanto”, al presidente Preda “che avrebbe dovuto conoscere l’esistenza del problema”, fino all’assessore Pericle Stoppa. Responsabilità politiche vengono addossate anche alla precedente giunta. C’è da dire, per stessa ammissione dell’opposizione, che di per sé l’esistenza di debiti fuori bilancio non configura un illecito. Anzi, la “paura” è proprio quella che ci si appelli a un articolo del testo unico degli enti locali, che configura questa ipotesi: ma a patto che il Comune ne riceva comunque un vantaggio. Resta un fatto: l’opposizione dimostra di voler approfittare dell’ “assist” servito dalla maggioranza. Gianluca Palazzetti, vice coordinatore vicario provinciale , Alberto Ancarani, coordinatore comunale, insieme a Covato, parlano del crollo del “falso mito” dell’efficienza del centrosinistra.
I dubbi del Pdl coinvolgono anche la neonata Asp, che raccoglie l’eredità del Consorzio: si teme che le inefficienze possano nel caso risultare le stesse.
Angelo Cellini, capogruppo di Noi per Russi, dal canto suo afferma di volersi costituire parte civile. Massimo Mazzolani, capogruppo An-Pdl a Cervia, ribadisce che i servizi sono stati svolti per il Comune di Ravenna: il debito non dovrà essere quindi ripianato dagli altri enti locali soci. Più in generale, il presupposto da cui parte l’opposizione è che comunque non era possibile da parte del consiglio comunale svolgere un reale ruolo di controllo sui bilanci del Consorzio. Mentre c’era chi non poteva non sapere. Ovviamente si va, in ordine, dal direttore Carlo Savorelli ai membri del Cda “che sembrano non essersi preoccupati più di tanto”, al presidente Preda “che avrebbe dovuto conoscere l’esistenza del problema”, fino all’assessore Pericle Stoppa. Responsabilità politiche vengono addossate anche alla precedente giunta. C’è da dire, per stessa ammissione dell’opposizione, che di per sé l’esistenza di debiti fuori bilancio non configura un illecito. Anzi, la “paura” è proprio quella che ci si appelli a un articolo del testo unico degli enti locali, che configura questa ipotesi: ma a patto che il Comune ne riceva comunque un vantaggio. Resta un fatto: l’opposizione dimostra di voler approfittare dell’ “assist” servito dalla maggioranza. Gianluca Palazzetti, vice coordinatore vicario provinciale , Alberto Ancarani, coordinatore comunale, insieme a Covato, parlano del crollo del “falso mito” dell’efficienza del centrosinistra.
I dubbi del Pdl coinvolgono anche la neonata Asp, che raccoglie l’eredità del Consorzio: si teme che le inefficienze possano nel caso risultare le stesse.
Buco Consorzio, “Nasce nel 2009” Leggi il verbale dei revisori dei conti
Verbale dei revisori dei conti
Ravenna, 22 aprile 2010 - “Rispetto alla rilevazione delle partite aperte con i principali fornitori, si riscontra che molte fatture da questi emesse per prestazioni in prevalenza dell’esercizio finanziario 2009, non sono state contabilizzate”.
Dunque i debiti fuori bilancio del Consorzio dei servizi sociali di Ravenna, che il liquidatore, Cesare Focaccia, ha quantificato in sei milioni di euro, sarebbero un fatto recente. Lo scrive il collegio dei revisori dei conti (Gianni Tarroni e Marco Castellani), in un verbale dello scorso 2 aprile, in cui vengono analizzati gli importi delle fatture contabilizzate e di quelle non contabilizzate. In questo documento, in cui i revisori avvertono che “il disavanzo reale appare di gran lunga superiore” rispetto a quello visibile nel bilancio 2009 a causa di “molte fatture non contabilizzate”, si legge che il ‘buco’ è di 4.534.390 euro.
I fornitori tagliati fuori dal bilancio sono 24: tra questi c’è l’Asp di Cesena (20.187 euro), l’associazione papa Giovanni XIII (39.068 euro), le cooperative il Cerchio (136.436 euro), In cammino (61.206 euro), la Pieve (108.080 euro), Don Dino (41.542 euro), In movimento (29.824 euro). E poi ci sono i due grandi creditori: il consorzio Selenia, con 3.063.792 euro, e il Solco con 834.053 euro. Quest’ultima, nel 2009 aveva già fatturato oltre sei milioni di euro, stavolta però scritti nel bilancio del Consorzio.
Dopo queste rilevazioni, i revisori concludono che “con la circolarizzazione dei fornitori al 31 dicembre 2009, emerge una situazione molto critica con correlato deficit finanziario di entità tale da rendere inattendibili i documenti di bilancio sottoposti alla nostra attenzione durante il breve mandato (rendiconto 2008 e bilancio di previsione 2009)”.
A monte di tutto, secondo i revisori, ci sono “irregolarità più o meno gravi della gestione verificatesi nel corso degli anni”. Spalmati nel tempo, infatti, ci sono i prestiti sull’onore, sui quali gli stessi revisori avevano dato l’allarme fin dal 2008. In sede di liquidazione si e’ visto che ammontano a ben 3,5 milioni di euro. Il collegio dei revisori, infine, dichiarava di considerare il verbale dello scorso 2 aprile “come referto su gravi responsabilità”.
AIUTI COMUNITARI, AGRICOLTORI IN SUBBUGLIO: “DOVE SONO I NOSTRI SOLDI?”
LA CAUSA MANCATA EROGAZIONE DA PARTE DI AGRA, L’AGENZIA REGIONALE PER LE EROGAZIONI DEI CONTRIBUTO COMUNITARI.
Gli agricoltori emiliano-romagnoli denunciano il "grave danno che stanno subendo per la mancata erogazione da parte di AGREA, l'agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura, dei contributi comunitari". In una nota Confagricoltura, CIA e Copagri sottolineano che "mancano infatti all'appello i fondi previsti dal PSR per gli adempimenti sulle misure agro-ambientali e i milioni di euro ancora bloccati a causa dell'impossibilità, da parte delle imprese, di risolvere gli errori rilevati sulle domande uniche 2009".
"Restano irrisolti, a 30 giorni dal termine ultimo - prosegue la nota - i gravi problemi che devono subire le imprese i per la presentazione della Domanda Unica per l'anno 2010. Lo sblocco di questi giorni da parte di AGREA dei soldi della PAC dell'anno passato, a seguito del forte e determinato intervento esercitato nelle sedi opportune da parte di Confagricoltura, CIA e Copagri, non riduce l'attenzione delle organizzazioni sulle risorse attese e sul grido di sofferenza lanciato dalle imprese". "È necessario avviare - sostengono Confagricoltura, CIA e Copagri - con l'inizio della nuova legislatura un'attenta e profonda analisi del modello gestionale che la Regione Emilia-Romagna si è dato per l'erogazione delle risorse comunitarie stanziate per le aziende agricole.
giovedì 22 aprile 2010
"SCANDALO IN PROVINCIA, LA MAGGIORANZA VUOLE UNA CITTA’ DI DONNE VELATE”
A DICHIARARLO E’ IL CONSIGLIERE GIOVANNA BENELLI (fi-pdl)
"La maggioranza che a parole difende a spada tratta gli immigrati, persino con le pseudo consulte, confondendo anche regolari clandestini pur di approfittare di un potenziale bacino di voti, ha avuto il coraggio di bocciare un ordine del giorno che chiedeva l'abolizione del burqa e del niqab sulla scia degli eventi francesi, condannando così le donne alla sottomissione di chi le obbliga a comportamenti non legittimati dalla religione islamica e tantomeno dalla Costituzione del Paese che li ospita".
A dichiararlo è il consigliere provinciale del Pdl Giovanna Benelli. "Tutto questo - spiega Benelli - è aggravato dal divieto di partecipazione alla scolarizzazione che impedisce a queste donne di imparare la lingua e quindi di conoscere i loro diritti nel nostro Paese. Questo per mantenerle in un comodissimo stato di schiavitù e obbedienza che non consente loro, ove possibile, nemmeno di esercitare il diritto di voto. Tutto basato sul ‘'chi meno sa, meno chiede".
A dichiararlo è il consigliere provinciale del Pdl Giovanna Benelli. "Tutto questo - spiega Benelli - è aggravato dal divieto di partecipazione alla scolarizzazione che impedisce a queste donne di imparare la lingua e quindi di conoscere i loro diritti nel nostro Paese. Questo per mantenerle in un comodissimo stato di schiavitù e obbedienza che non consente loro, ove possibile, nemmeno di esercitare il diritto di voto. Tutto basato sul ‘'chi meno sa, meno chiede".
LA POLITICA TURISTICA SECONDO LA SOCIETA’ D’AREA PER LA COLLINA E IL COMPRENSORIO FAENTINO
UN’OFFERTA DEBOLE E “VECCHIA”
Avevamo chiesto alla presidente dell’Unione dei Comuni di farci conoscere le linee di politica turistica preparate dalla Società d’Area in relazione alle obbligazioni contrattuali che la stessa Società ha con noi. Qualche settimana fa la presidente ci ha consegnato il Programma Turistico 2010 che contiene una summa di tutta la possibile offerta del comprensorio faentino. Come era prevedibile il documento racconta l’aggregato dell’insieme dell’offerta che, è bene ricordarlo, non dipende in via esclusiva dalla Società, ma raccoglie, ordina, confezione una serie di prodotti che le varie comunità sono riuscite a mettere in campo negli anni. A noi è parso, e lo abbiamo detto più volte, che la collina abbia ancora un’offerta debole e “vecchia” e che alcune scelte scontino fin troppo vistosamente le preminenti opinioni di quelli che conoscono assai poco la nostra realtà e le nostre possibilità tanto è vero che, fingendo lunghe riflessioni, ci relegano a esclusivo contenitore di eventi e di sagre assegnando invece ad altre località le strutture e le infrastrutture che in realtà sono la portante della movimentazione turistica del futuro.
Comunque non è questa l’occasione per un’analisi compiuta delle prospettive turistiche dei paesi dell’Appennino e dell’Unione nel suo insieme: adesso è il tempo di leggere e di cercare di capire dove ci stia portando chi governa questi processi.
Il documento che segue è un utile strumento per cominciare a farlo.
mercoledì 21 aprile 2010
PEC, il countdown è scattato
Da lunedì 26 aprile la casella di posta certificata sarà attivata per 50 milioni di italiani
LA RIVOLUZIONE DEL MINISTRO BRUNETTA
“Il 26 aprile sarà il giorno della posta elettronica certificata (Pec). Tutti i cittadini italiani maggiorenni che lo vorranno si potranno recare, con un documento di riconoscimento, presso la rete delle Poste italiane, dove sara’ distribuito gratuitamente un account di Pec“.
La dichiarazione è del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che insieme al ministro della Salute Ferruccio Fazio questa mattina ha visitato l’avanzato sistema di informatizzazione della sede del dicastero della Salute in via Giorgio Ribotta a Roma.
“La Pec - ha spiegato Renato Brunetta – dara’ diritto al cittadino di interloquire per via elettronica con la pubblica amministrazione, come se mandasse una raccomandata con ricevuta di ritorno, con lo stesso valore legale. Gli italiani avranno il diritto di ricevere dall’amministrazione pubblica una risposta alla stessa maniera”.
lunedì 19 aprile 2010
“BUON LAVORO MINISTRO GALAN”
Il G.T.A (Gruppo Trasversale Agricoltori) augura al nuovo Ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan buon lavoro.
Chiediamo al nuovo Ministro di confrontarsi e dialogare con tutte le “voci” del mondo agricolo soprattutto gli agricoltori (quelli veri!), perché ogni agricoltore o gruppo di agricoltori può dare il suo piccolo grande contributo per il futuro del settore.
Perché sono quelli che, in questo momento di grave crisi per l’agricoltura italiana, più di qualunque altro temono per il futuro delle loro imprese.
Infine siamo certi che il Ministro Galan ascoltando tutte le voci del mondo agricolo saprà decidere con scelte ponderate e coerenti per lo sviluppo della vera agricoltura e delle vere imprese: quelle che producono alimenti per tutti i cittadini e che vogliono guardare al proprio futuro con speranza! Il consiglio direttivo G.T.A
UNA VORAGINE DA 10 MILIONI NEL CONSORZIO DEI SERVIZI SOCIALI DI RAVENNA, CERVIA E RUSSI
“I MIGLIORI”. DOVE ERANO GLI AMMINISTRATORI DI SINISTRA CHE GOVERNANO LE TRE CITTA’?
"Il disavanzo finanziario di 10 milioni di euro del Consorzio, scoperto dal liquidatore e dai revisori e denunciato dal Sindaco, rappresenta certamente un fatto grave ed allarmante, sono una enormità rispetto a un bilancio complessivo dell’ente di poco di piu di 30 milioni.
Rodolfo Ridolfi, del coordinamento regionale del Pdl, non usa mezzi termini: “La notizia che il Consorzio per i servizi sociali, abbia un debito di 9 milioni di euro non ci sorprende, denunciamo da molto tempo la cattiva gestione non solo della sanità ma anche dei servizi sociali nella provincia di Ravenna”. Prosegue Ridolfi: “La nota firmata congiuntamente dai Sindaci di Ravenna Matteucci, di Russi Retini, di Cervia Zoffoli, e dal Direttore generale dell'AUSL Carradori, annuncia che il Consorzio per i servizi sociali, attualmente in liquidazione, ha accumulato un debito di oltre 9 milioni di euro. Noto che potevano dirlo ai cittadini prima delle elezioni. Oggi Siamo sorpresi che i responsabili politici restino serenamente al loro posto recitando le frasi di rito. Come minimo Comune di Ravenna e gli altri, USL e compagnia cantante sono responsabili di scarso controllo. Confidiamo che la Corte dei Conti intervengano immediatamente e a fondo. I debiti fuori bilancio si annidano anche altrove. I cittadini hanno diritto alla trasparenza ed alla responsabilità”.
"EFFETTO DELLA POLITICA CLIENTELARE”
Il consigliere regionale Bazzoni (Pdl) chiede spiegazioni in una seduta straordinaria del consiglio comunale
“Sono sconcertato e preoccupato per il disavanzo finanziario di sette milioni di euro del Consorzio dei servizi sociali, miracolosamente scoperto in occasione della liquidazione dell'ente". Così il consigliere regionale del Pdl, Gianguido Bazzoni, commenta il buco di bilancio annunciato oggi dai tre sindaci di Ravenna, Cervia e Russi e dal direttore generale dell'Ausl di Ravenna, Tiziano Carradori. “Non sono i sindaci e il direttore dell'Ausl a doversi dire amareggiati e indignati - commenta Bazzoni -, ma i cittadini che da anni assistono a una gestione sconsiderata e clientelare dei servizi sociali. Quello che dovrebbe essere un tassello fondamentale e delicato della gestione della cosa pubblica, perché rivolto a fasce della popolazione che vivono in condizioni di indigenza, negli anni si è trasformato in un carrozzone tutt'altro che gestito in maniera totalmente trasparente, ma utilizzato per assegnare poltrone ai soliti uomini di partito". “Il sindaco, in quanto rappresentante del socio di maggioranza del Consorzio dei servizi sociali, e il consiglio di amministrazione dello stesso, nel quale siedono dirigenti lautamente retribuiti (tra questi l'ex senatore del Pds Aldo Preda) - prosegue il consigliere regionale -, hanno il dovere di spiegare in una seduta straordinaria del consiglio comunale come si è potuti arrivare a un simile disavanzo e in che maniera questo peserà sui conti del Comune di Ravenna. Ci aspettiamo verifiche puntuali sulle responsabilità di un tale disastro nella gestione economica di un ente pubblico". “I cittadini di Ravenna - aggiunge Bazzoni - sono lesi due volte da questa vicenda della quale ritengo responsabili non solo chi ha amministrato il Consorzio, che non può dirsi estraneo a quanto accaduto, ma anche lo stesso Partito democratico sul quale pesa la scelta degli uomini che hanno guidato l'ente in tutti questi anni". “Il mio impegno in consiglio regionale - prosegue - sarà di chiedere che non si arrivi più ad esempi di cattiva gestione come questa. Pretenderemo un controllo più competente sulla gestione di servizi pubblici essenziali, a maggio ragione dopo aver assistito, appena qualche mese fa, al dissesto finanziario dell'Ausl di Forlì, occultato per anni e venuto fuori prepotentemente fino a sfiorare i 60 milioni di euro. Il sospetto è che al Consorzio si sia usato lo stesso sistema, registrando le spese non nell'anno corrente ma in quelli successivi, perdendo così il controllo dei conti". “Tutto questo - conclude Bazzoni - dimostra che c'è un sistema clientelare che non funziona più. Fino a quando gli enti pubblici saranno guidati da uomini di partito senza le dovute competenze saremo costretti ad assistere a ben altri sfaceli economici. Non mi sembra, infatti, che le nomine dell'Asp abbiano seguito criteri di competenze".
“Sono sconcertato e preoccupato per il disavanzo finanziario di sette milioni di euro del Consorzio dei servizi sociali, miracolosamente scoperto in occasione della liquidazione dell'ente". Così il consigliere regionale del Pdl, Gianguido Bazzoni, commenta il buco di bilancio annunciato oggi dai tre sindaci di Ravenna, Cervia e Russi e dal direttore generale dell'Ausl di Ravenna, Tiziano Carradori. “Non sono i sindaci e il direttore dell'Ausl a doversi dire amareggiati e indignati - commenta Bazzoni -, ma i cittadini che da anni assistono a una gestione sconsiderata e clientelare dei servizi sociali. Quello che dovrebbe essere un tassello fondamentale e delicato della gestione della cosa pubblica, perché rivolto a fasce della popolazione che vivono in condizioni di indigenza, negli anni si è trasformato in un carrozzone tutt'altro che gestito in maniera totalmente trasparente, ma utilizzato per assegnare poltrone ai soliti uomini di partito". “Il sindaco, in quanto rappresentante del socio di maggioranza del Consorzio dei servizi sociali, e il consiglio di amministrazione dello stesso, nel quale siedono dirigenti lautamente retribuiti (tra questi l'ex senatore del Pds Aldo Preda) - prosegue il consigliere regionale -, hanno il dovere di spiegare in una seduta straordinaria del consiglio comunale come si è potuti arrivare a un simile disavanzo e in che maniera questo peserà sui conti del Comune di Ravenna. Ci aspettiamo verifiche puntuali sulle responsabilità di un tale disastro nella gestione economica di un ente pubblico". “I cittadini di Ravenna - aggiunge Bazzoni - sono lesi due volte da questa vicenda della quale ritengo responsabili non solo chi ha amministrato il Consorzio, che non può dirsi estraneo a quanto accaduto, ma anche lo stesso Partito democratico sul quale pesa la scelta degli uomini che hanno guidato l'ente in tutti questi anni". “Il mio impegno in consiglio regionale - prosegue - sarà di chiedere che non si arrivi più ad esempi di cattiva gestione come questa. Pretenderemo un controllo più competente sulla gestione di servizi pubblici essenziali, a maggio ragione dopo aver assistito, appena qualche mese fa, al dissesto finanziario dell'Ausl di Forlì, occultato per anni e venuto fuori prepotentemente fino a sfiorare i 60 milioni di euro. Il sospetto è che al Consorzio si sia usato lo stesso sistema, registrando le spese non nell'anno corrente ma in quelli successivi, perdendo così il controllo dei conti". “Tutto questo - conclude Bazzoni - dimostra che c'è un sistema clientelare che non funziona più. Fino a quando gli enti pubblici saranno guidati da uomini di partito senza le dovute competenze saremo costretti ad assistere a ben altri sfaceli economici. Non mi sembra, infatti, che le nomine dell'Asp abbiano seguito criteri di competenze".
BAZZONI FESTEGGIA IL SEGGIO IN REGIONE
GRANDE SUCCESSO ALL'INCONTRO ALLE TERME DI BRISIGHELLA OLTRE 500 CITTADINI
venerdì 16 aprile 2010
SCUOLA, NON TAGLI MA RAZIONALIZZAZIONI
Il Pdl risponde alla Uil: "Si sta incrementando gradualmente il rapporto alunni/docenti"
Mirko de Carli (Pdl) e Giulio Bazzocchi (Giovane Italia) rispondono a segretario provinciale Uil scuola Edera Fusconi in merito al calo degli insegnanti: "Nell’anno scolastico 2007-2008 gli insegnanti erano arrivati ad essere più di 1 milione (nel 1980 erano 600.000, 10 milioni gli studenti) e nessuno sapeva di preciso quanti fossero mentre gli studenti un po’ meno di 8 milioni"."Gli insegnanti sono stati assunti indipendentemente dal numero degli studenti. Con il dl 112/2008 convertito nella legge 133/2008 il Governo ha posto un limite a questa escalation viziosa, al Capo II della legge, all’art. 64 in materia generale di “Contenimento della Spesa per il Pubblico Impiego – Disposizioni in materia di organizzazione scolastica”. Sono seguiti il Piano Programmatico del Ministero, la CM 38/2009 sulle dotazioni organiche dei docenti e il DPR n. 81/2009 cioè il Regolamento definitivo sul riordino del sistema scolastico di I grado. Detto ciò, i numeri, per fare in modo che il sistema non scoppiasse e che i soldi, oltre che per gli insegnanti (in ogni modo troppi), andassero anche per il riammodernamento degli edifici (alcuni dei quali sono crollati e hanno ucciso), per l’informatizzazione dei plessi, per la valorizzazione del merito, per aumentare gli stipendi poveri rispetto al resto d’Europa, dei docenti. E per fare in modo di adeguare il sistema al resto d’Europa, dove si spendono meglio i danari pubblici, meno e con il massimo della resa, l’obiettivo è quello di incrementare gradualmente di un punto il rapporto alunni/docenti entro il 2011/2012". "Quest’anno la razionalizzazione e non i tagli o i licenziamenti come è in uso dire e raccontare, ha portato a 30.000 prepensionamenti, e l’immissione di 8.000 docenti di ruolo. I precari stanno usufruendo del sostegno al reddito e all’inserimento graduale tramite la legge 134, con l’ausilio di quelle Regioni che fin da subito hanno dato il contributo richiesto dal Ministero, con grande senso di responsabilità: in Emilia-Romagna ciò non è accaduto. La Regione non ha sostenuto e non sta sostenendo i precari della scuola, specie durante la crisi. Il tutto per il bene della scuola".
Il Sole 24 Ore: Il C0MUNE IMPIEGA MEDIAMENTE 164 GIORNI PER PAGARE I SUOI FORNITORI, VENEZIA 2 MESI
"Nel rapporto con i loro fornitori di beni e servizi, Venezia e Bolzano sono gli unici comuni italiani capoluogo di provincia che possono dirsi in Europa. I dati emergono elaborando i 'Rating della gestione finanziaria degli enti locali' elaborati da Bureau Van Dijk con la banca dati AidaPa". Lo scrive il Sole 24 Ore di oggi a pag 33, che naturalmente si occupa anche di Ravenna. Il quotidiano economico, in sostanza, mette a raffronto quanto giorni impiega un comune capoluogo a pagare i suoi fornitori. Se Venezia e Bolzano pagano dopo 65 giorni, Ferrara ne impiega 91, Bologna 102.
Scorrendo la lista ecco Ravenna, che salda dopo 164,25 giorni al pari di Benevento, Oristano e Terni. I dati sono tratti dai consuntivi 2007.
Nel frattempo - scrive Il Sole 24 Ore - il patto di stablità potrebbe aver peggiorato la situazione.
Scorrendo la lista ecco Ravenna, che salda dopo 164,25 giorni al pari di Benevento, Oristano e Terni. I dati sono tratti dai consuntivi 2007.
Nel frattempo - scrive Il Sole 24 Ore - il patto di stablità potrebbe aver peggiorato la situazione.
mercoledì 14 aprile 2010
MODELLO EMILIA ROMAGNA
Da 60 anni siamo governati dallo stesso partito.
Com’è possibile che la Magistratura, in 60 anni, non abbia mai aperto un’inchiesta significativa sui politici locali? (il caso Delbono è robetta). Non esiste, né mai è esistita, corruzione, in Emilia-Romagna? Gli emiliani e i romagnoli appartengono ad un’altra razza? Hanno un codice genetico modificato che li rende più onesti?
Com’è possibile che la Magistratura, in 60 anni, non abbia mai aperto un’inchiesta significativa sui politici locali? (il caso Delbono è robetta). Non esiste, né mai è esistita, corruzione, in Emilia-Romagna? Gli emiliani e i romagnoli appartengono ad un’altra razza? Hanno un codice genetico modificato che li rende più onesti?
Quanti di noi non hanno mai pensato che in questo territorio anche le leggi della Repubblica sembrano essere diverse?
Quanti non hanno mai pensato che anche la Magistratura sembra essere diversa?
E chi non ha mai avvertito con fastidio lo straripante potere del “partito unico” che in qualche misura ha reso diverse le più elementari regole democratiche e il gioco dei pesi e dei contrappesi?
Quanti non hanno mai pensato che non sarà facile vincere un appalto pubblico senza passare un preventivo vaglio del Partito Democratico?
Quanti non hanno mai pensato che non sarà facile lavorare in una struttura pubblica senza essere aiutati dalla tessera giusta?
In questo piccolo video una finestra anche sull’altra Emilia Romagna:
Quanti non hanno mai pensato che anche la Magistratura sembra essere diversa?
E chi non ha mai avvertito con fastidio lo straripante potere del “partito unico” che in qualche misura ha reso diverse le più elementari regole democratiche e il gioco dei pesi e dei contrappesi?
Quanti non hanno mai pensato che non sarà facile vincere un appalto pubblico senza passare un preventivo vaglio del Partito Democratico?
Quanti non hanno mai pensato che non sarà facile lavorare in una struttura pubblica senza essere aiutati dalla tessera giusta?
In questo piccolo video una finestra anche sull’altra Emilia Romagna:
LA PROVINCIA APPROVA LA SCISSIONE ATM
CONTRARIA TUTTA LA MINORANZA
Il consiglio provinciale ha approvato a maggioranza (contrari i gruppi An-PdL, Fi-PdL e Udc) la scissione della società Atm Spa. nella Atm Parking Spa. di nuova costituzione e la partecipazione della Provincia alla nuova società. "Il mantenimento della partecipazione in Atm Spa. di cui la Provincia detiene il 7,02% del capitale, e la partecipazione nella costituenda Atm Parking Spa. sono da considerarsi strategiche - ha precisato il presidente della Provincia Giangrandi - perché rappresentano lo strumento operativo più idoneo per sviluppare e potenziare il trasporto pubblico locale".
"Il bilancio, chiuso al 31 dicembre 2009 dall'Atm Spa., evidenzia un utile d'esercizio pari a 171.955 euro. L'operazione di scissione di Atm avverrà mediante il trasferimento di parte del patrimonio in una società di nuova costituzione che sarà costituita formalmente in giugno e sarà gestita da un amministratore unico, cui verrà affidato il mandato di conferire il ramo aziendale parcheggi in Azimut Spa. e quello immobiliare in Ravenna Holding Spa", ha riferito al consiglio Giancarlo Ciani, direttore di Atm.
IL FILM KATYN SVELA LA PROPAGANDA COMUNISTA, LA RAI LO TRASMETTA
SANDRO BONDI
"Concordo pienamente con l’invito formulato alla Rai, da parte del presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, di mandare in onda il film di Andrej Wajda sull’eccidio staliniano, avvenuto nel 1940 a Katyn". Lo ha affermato Sandro Bondi, ministro della Cultura e coordinatore nazionale del Pdl. "L’incidente aereo avvenuto qualche giorno fa, in seguito al quale hanno perso la vita oltre al presidente della repubblica polacca anche importanti esponenti politici e militari nonche’ molti parenti delle vittime dell’eccidio di Katyn, ha spinto anche il presidente russo Putin a trasmettere per la prima volta in Russia il film di Wajda, spalancando le porte ad una drammatica verita’ celata dalla propaganda comunista fino a qualche anno fa. La pellicola di Waida, infatti, oltre ad essere una fedele ricostruzione storica e’ anche un film di impareggiabile bellezza artistica".
MA COSA STA SUCCEDENDO? COMINICANO A SGRETOLARSI LE AMMINISTRAZIONI ROSSE CHE PAREVANO INOSSIDABILI
Brucia (e tanto) la sconfitta di Mantova, ultima roccaforte rossa in Lombardia, Ma fanno male anche le sconfitte a Vibo Valentia, a Tivoli, da dodici anni governata dal centrosinistra, a San Giovanni in Fiore, altro comune calabrese da sempre in mano alla sinistra, a Comacchio, che nella storia dellaRepubblica ha sempre conosciuto sindaci di sinistra. Per non parlare della batosta a Pomigliano d’Arco, sede degli stabilimenti Fiat, culla di tante lotte operaie e perciò cara a un Pd che vuole essere il partito del lavoro.
Qui non si tratta d’una semplice alternanza tra due schieramenti contrapposti: è un sistema di potere che comincia a sgretolarsi. La durata nel tempo delle amministrazioni rosse, che paiono inossidabili, non è dovuta a una migliore capacità di gestione, come la propaganda ha cercato di farci credere per decenni, né tutto si può ridurre alla vischiosità del voto ideologico, con i compagni che non capiscono ma si adeguano.
Nelle regioni e province in cui hanno governato stabilmente, il vecchio Pci prima e i suoi eredi poi si sono impadroniti dell’intera società civile, grazie alla presenza del partitone in tutti gli snodi vitali, dalle associazioni di categoria fino all’ultimo circolo Arci di ballo liscio e poi alle banche e financo al volontariato. Il principale strumento di controllo è rappresentato dal sistema delle cooperative, attraverso le quali passa l’intera spesa pubblica, senza che nessun altro possa allungare la mano, a meno che intenda farsela mozzare.
Che Pdl e Lega siano riusciti a imporsi appare quindi come una ribellione contro una nomenklatura pervasiva.
Gli storici spiegano che i momenti di espansione cominciano dal centro e s’irraggiano verso la periferia, mentre quelli di crisi compiono il cammino inverso.
Così, un potere radicato nell’Italia appenninica mostra finalmente vistosi segni di cedimento
Se le rendite di posizione verranno meno, anche il Pd dovrà rassegnarsi a diventare un partito come tutti gli
altri, che a ogni tornata elettorale sono costretti a cercarsi i voti con i loro uomini e i loro programmi; quando gli uni e gli altri non convincono, si resta a bocca asciutta.
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