domenica 23 giugno 2013

AUSL UNICA DI ROMAGNA: PERCHE’ I SINDACI TACCIONO?


Il Presidente del Gruppo assembleare del PDL Gianguido Bazzoni interviene sulla questione AUSL unica della Romagna e sulla riorganizzazione della AUSL di Ravenna: "Mi chiedo - scrive Bazzoni - come possano ancora tacere i Sindaci delle nostre città che in base alle legge sono i responsabili della sanità del territorio ancor prima della Regione e dei Direttori generali della AUSL ed accettare che un progetto così importante come la AUSL unica venga portato avanti in una totale confusione istituzionale, di ruoli e documenti e che li vede marionette in incontri politici con la Regione Emilia-Romagna". "Non può essere solo politica la gestione di un processo che tra sei mesi potrebbe vedere la nascita di una Azienda unica della Romagna, tra le più grandi se non la più grande d'Italia, mentre i confini istituzionali amministrativi sono ancora quelli delle tre province di Ravenna, Forlì - Cesena e Rimini. Senza un vincolo istituzionale che faccia da cassa di compensazione delle istanze di ben 75 Comuni si rischia che le decisioni della Direzione generale della AUSL unica passino sopra la testa dei rappresentanti dei territori, ovvero i Sindaci, raccordandosi direttamente con la Regione Emilia-Romagna vanificando in sostanza il "modello emiliano romagnolo" incentrato sul dialogo politico amministrativo tra AUSL Sindaci Presidenti di Provincia per garantire la vicinanza delle ricette amministrative delle AUSL alle esigenze effettive del territorio.

Si parla di una conferenza sociosanitaria a 75, ovvero un vero e proprio parlamentino che si dovrebbe riunire e di un ulteriore organismo più snello riservato ai Sindaci dei capoluoghi di provincia e ai Presidenti delle conferenze di distretto, anche questo aspetto denota come vi sia uno scostamento di fatto da quella che è la modalità di gestione "democratica" della sanità in Emilia-Romagna. Così congeniata non consentirebbe ai Sindaci dei Comuni più piccoli di tutelare le istanze sanitarie dei propri cittadini e di fatto instaura l'egemonia sanitaria dei Comuni capoluogo e se invece si vuole evitare questo come verranno prese le decisioni nel "parlamentino" socio sanitario? Con maggioranze straordinariamente qualificate o in base alla popolazione o in base al numero dei Sindaci aderenti?
Se dobbiamo inoltre pensare ad una azienda unica della Romagna e garantire un servizio di prossimità, perché dobbiamo rimanere legati alle logiche provinciali di modulazioni degli ospedali esistenti? Ad esempio perché Faenza non può essere legata a Forlì invece che a Ravenna? Il tutto a beneficio dei cittadini, perché ad esempio stiamo parlando di protocolli del 118 che significa portare un paziente di Riolo Terme o a Ravenna o a Forlì. Il tutto si traduce in un servizio più adeguato o meno adeguato agli utenti, in maggiori o minori costi per il cittadino ed anche per la sanità perché, nel caso di Casola Valsenio o Riolo Terme, Forlì è più vicino di Ravenna.
Un'operazione come quella dell'Ausl della Romagna, dovrebbe essere una scelta non fine a se stessa ma una scelta di opportunità e valorizzazione del territorio, a partire dalla necessità di un ammodernamento della viabilità. Come si può pensare a un vero processo di integrazione e di rete ospedaliere con le attuali vie di comunicazione e servizi pubblici non certo in grado di sostenere un progetto del genere.
In questa grande confusione, tenendo presente che, incredibilmente, i Consiglieri regionali hanno ricevuto solo ieri una bozza di progetto di legge sulla AUSL unica della Romagna, è più che mai evidente che i direttori generali, in special modo della AUSL di Ravenna, facciano il bello ed il cattivo tempo, continuando ad attuare il piano di razionalizzazione della AUSL ravennate, anche se basato sul vecchio PAL, in una fase delicata di transizione.
Un processo che non capiamo e che riteniamo illogico ed inaccettabile per diversi motivi primo fra tutti quello di degradare l'Ospedale di Ravenna a struttura semplice da struttura complessa che è, un procedimento assurdo perché non si capisce come possa, nelle logiche di funzionamento di una AUSL un direttore di struttura semplice, che deve coordinare l'attività di un Ospedale, rapportarsi con un primario che invece è un responsabile di struttura complessa. Non è parimenti opportuno provvedere ad un ulteriore taglio dei posti letto anche se previsto dal PAL.
Abbiamo già chiesto al Direttore generale Des Dorides di fermarsi e, se non basta chiederlo a Lui, lo chiediamo ai Sindaci, con in testa Matteucci e al Presidente della Provincia Casadio".
Continua il Presidente del Gruppo Assembleare del PDL in Regione Emilia-Romagna Gianguido Bazzoni: "che qualcuno non provi a fare della bieca propaganda su questo tema sventolando avvenuti tagli insopportabili alla sanità da parte di qualsivoglia governo perché altrimenti dobbiamo parlare ad esempio del fatto che rispetto a Pieve Sestina si è deciso di spendere 400.000 euro l'anno di affitto per la struttura senza volerla comprare con un mutuo di 2.000.000 di euro che in cinque anni avrebbe chiuso la partita. Non ci dicano che la AUSL della Romagna è una priorità!

Visto che vi è ancora la AUSL di Imola o che a Ferrara c'è una consistenza di 1400 posti letto contro i 1300 di Ravenna che verranno ulteriormente tagliati. Non lasceremo che sulla sanità si compensino dei buchi fatti dal partito in altri ambiti o che si seguano altri tipi di interessi. Non si può fare un progetto del genere passando sopra la testa della politica, delle autonomie locali, con un disegno verticistico regionale infiocchettato qua e la da qualche decisione supina delle conferenze territoriali senza aver esperito un dibattito adeguato ed una presa di posizione formale di tutti i Consigli comunali interessati". 

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