E’ un enorme sconforto
che ci prende nel vedere com’è ridotta la Giustizia e la convivenza civile nel nostro Paese,
a seguito della sentenza annunciata contro Berlusconi sul caso Ruby. Una
sentenza che ribalta tutte le risultanze processuali, in cui era palese a tutti
come: non vi fosse il reato, non vi fosse la parte lesa, non vi fosse il
movente, non vi fossero i riscontri, non vi fossero testimonianze accusatorie
di reati, non vi fossero documenti se non pezzi di intercettazioni in cui si
parlava di tutto ma non di reati o condotte punibili penalmente. Inventare una
sentenza su una condotta morale (che ognuno può giudicare anche severamente) è
roba da inquisizione e solamente l’inquisizione (ed tribunale speciale del
fascismo) erano arrivati a considerare di mettere sotto accusa testimoni che
non accusavano l’imputato. Perché questo è l’altro grave “vulnus” che si fa
alla giustizia italiana: la sentenza del Tribunale di Milano pretende di far
indagare 32 testimoni (fra cui deputati e poliziotti) solamente perché non
hanno detto quello che l’accusa voleva che dicessero. E’ una roba da Corte dei Diritti dell’Uomo!
Due millenni di cultura giuridica stracciati in 5 minuti a Milano, patria di
Cesare Beccaria, che oggi si rivolterà nella tomba con migliaia di insigni
giuristi. Per non parlare di milioni di elettori, cui viene sputato in faccia. Neppure
nella lotta feroce fra fazioni della Firenze del ‘300 si arrivava a tanto come
manipolazione della giustizia a fini politici: Dante venne esiliato
semplicemente perché della fazione avversa perdente e non si cercò di
attribuirgli reati infamanti. Il drammatico “salto di qualità” che ha compiuto
ieri il Tribunale di Milano ha distorto per sempre la civiltà italiana e sarà
molto difficile recuperare Giustizia e buon senso. Ma il Presidente
Berlusconi siamo sicuri che resisterà, oggi ancor di più bandiera dei
cittadini contro il sopruso e l’arroganza bieca, per la libertà. Noi saremo
con lui, non sperino di isolarlo, queste vicende aumentano la nostra
fiducia nell’uomo e nel politico. Gianguido
Bazzoni
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