venerdì 10 febbraio 2012

IL PROBLEMA NON ERA BERLUSCONI

 “Fra cinque anni, se non avremo risolto il problema della crescita, l'Europa non sarà un posto piacevole in cui vivere”. Chi fa quest'analisi spietata sul Vecchio Continente, è il presidente del Consiglio, Mario Monti, in un'intervista concessa alla tv statunitense Pbs alla vigilia del suo incontro alla Casa Bianca con il presidente Obama. Un pessimismo così accentuato, soprattutto da un economista convinto come il presidente del Consiglio italiano, dimostra ancora una volta come siano stati strumentali e gratuiti gli attacchi che, lo scorso novembre, hanno spinto Berlusconi a dimettersi. Il problema non era l'Italia e il suo governo, ma l'Europa. Oggi , a tre mesi di distanza, lo dicono tutti, proprio a cominciare da Monti, ma allora sembrava dire quasi un'eresia.  Ma l'affermazione del capo del governo tecnico dimostra anche la necessità di passare rapidamente e in modo significativo alla "fase due", quella dello sviluppo. Finora, infatti, l'esecutivo dei professori, dopo il decreto "salva Italia", che ricalcava quello messo in piedi da Berlusconi e bocciato dal Quirinale, ha puntato sulle liberalizzazioni e sulle semplificazioni, senza però affrontare in modo diretto il capitolo dello sviluppo economico, C'è da augurarsi che, una volta archiviato il dossier della Grecia, i leader europei si concentrino davvero sulla crescita, passando dalle parole ai fatti. Non è un caso che Monti sia volato negli Stati Uniti perché, come dice il Presidente del Consiglio, Obama potrà aiutare l'Italia e l'Europa "attraverso una sana gestione dell'economia Usa, come noi possiamo aiutare lui nell' evitare l'esplodere di tensioni dell'eurozona". Parole sacrosante: speriamo appunto che non siano solo parole.


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