giovedì 2 febbraio 2012


Ieri abbiamo assistito agli annunci, plateali e a reti unificate, del taglio degli stipendi dei parlamentari. Addirittura è stato il Presidente (Super Partes) della Camera dei Deputati ad annunciare lo storico passo, che arriva – lo ricordiamo – dopo una serie di rinvii davvero vergognosi. L’AGI ha battuto ieri questa agenzia:
Gianfranco Fini, su twitter, spiega la decisione assunta oggi dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio. Il presidente della Camera scrive infatti:
“Fatti: Camera taglia del 10% lo stipendio dei deputati” (AGI)



E’una balla. Non c’è nessun vero taglio, non c’è nessun “fatto”, come direbbe Fini. Il Presidente della Camera (e non solo lui) ha mentito. La verità è questa: il taglio è sì di 700 euro, ma al tempo stesso viene meno per i deputati l’obbligo di versare una parte delle ritenute ai fini previdenziali. E sapete di quanto? Di 780 euro. A conti fatti, quindi, tagliano 700 euro, ma si aumentano la paga di 780. Il risultato? E’ facile, fate voi…

Le sforbiciatine agli stipendi sono nulla in confronto alla vera questione: la mancanza di trasparenza nel finanziamento dei partiti, che questa vicenda apparentemente marginale mette brutalmente in luce.
Un’opacità arrogante, che alimenta corruzione e altri comportamenti riprovevoli.
Un esempio concreto?
Il deputato Tizio versa al partito 2.000 euro al mese prelevandoli dalla somma destinata ai «portaborse».
Il Fisco gliene restituisce 380: ai contribuenti il suo fondo per gli assistenti parlamentari viene quindi a costare non più i 3.690 euro mensili dichiarati, bensì 3.690+380 = 4.070.

Nessun commento:

Posta un commento