sabato 11 febbraio 2012

IL DOCUMENTO DEL PDL DI FAENZA E QUELLO DI RAVENNA SULLA FERROVIA FAENTINA E A FIRENZE NASCE IL COMITATO INTERROGIONALE DEL PDL SULLA FAENTINA E SUL COLLEGAMENTO FIRENZE-RAVENNA


Riportiamo il documento del PDL di FAENZA sulla Faentina e quello del PDL di Ravenna sul collegamento FIRENZE-RAVENNA presentati nelle Conferenze stampa di Ravenna, Faenza e Firenze. A Firenze è nato il Comitato interregionale del PDL per monitorare l’operato delle due Regioni e di Trenitalia che fino ad oggi hanno prodotto risultati di scarso rilievo in direzione del potenziamento della Faentina e del miglioramento dei servizi.  FAENZA PORTA FERROVIARIA DELLA ROMAGNA Faenza nel collegamento Ravenna-Firenze ha un ruolo fondamentale: è storicamente il bacino che raccoglie lavoratori, studenti e fruitori dei servizi sanitari della Valle del Lamone che si servono, orari e disagi permettendo, di questa linea.  Collegamenti efficienti consentono alle comunità più piccole di sopravvivere e alle città di media grandezza, come Faenza, di essere centri di servizi come ad esempio per il Tribunale, l’Ospedale, la Scuola, lo Sport, lo Svago, creando un indotto non trascurabile. Un collegamento importante quello della Faentina che se adeguatamente sfruttato ed innestato con il collegamento da e per Ravenna, oltre a rappresentare una risposta alle esigenze di una mobilità sostenibile della collina e della montagna da e per Faenza potrebbe divenire un fattore di sviluppo turistico legato alla ceramica, Museo Internazionale della Ceramica, botteghe ceramiche, agli eventi di rievocazione storica della Bigorda e del Palio nonché all’enogastronomia. Bologna non può più essere l’unico ombelico ferroviario di Italia, uno snodo importantissimo ma che se si paralizza blocca tutto il paese. Il collegamento della Faentina potrebbe rappresentare una risposta alternativa ai collegamenti da e per Roma (via Firenze) per tutti coloro che non intendono utilizzare l’alta velocità in considerazione dei costi, degli orari e delle coincidenze.  L’ottimale sfruttamento della Faentina (Faenza–Firenze) e della tratta che collega Faenza a Ravenna, con un numero di corse adeguate che sappiano combinare orari e coincidenze in modo efficace ed efficiente in entrambe le direzioni, permetterebbe a Faenza di diventare un polo ferroviario molto più appetibile di altri posizionati sulla direttrice adriatica ed uno snodo ferroviario di grande rilievo collegato al mare e alle città d’arte sulla direttrice che collega Milano a tutta la dorsale adriatica. Un collegamento quello Ravenna–Firenze che


 ha tutte le caratteristiche per creare ricchezza ed opportunità di sviluppo e di lavoro per diverse realtà locali, Faenza in primis. Gruppo consiliare Il Popolo della Libertà Faenza
UNA FERROVIA “BOMBARDATA” 1890, si fa la linea ferroviaria che collega Firenze a Faenza (e quindi a Ravenna), a dimostrazione di quanto la Romagna fosse tenuta in conto e di come si potesse tenere viva quella linea ideale storica e culturale, prima ancora che geografica, che univa le due città di Dante: Firenze e Ravenna. Faenza, a sua volta, cent’anni prima, nel 1796, era stata la città che aveva visto il primo liceo di tutta la Romagna, a testimonianza dell’importanza e della considerazione in cui era tenuta. 1893, scavando la galleria ferroviaria degli Allocchi si libera una vena d’acqua potente, che darà vita al primo acquedotto moderno della Romagna: Marradi-Brisighella-Faenza. Successivamente incorporato nell’Aquedotto Valle del Lamone ed a cent’anni di distanza insensatamente ceduto dai Comuni citati, con una visione strategica e politica di corto respiro; in termini giuridici si potrebbe affermare che si è trattato di “colpa grave” in quanto i Comuni hanno rinunciato al controllo di un bene prezioso come l’acqua. Tenendo presente che il vero controllo pubblico non si fa tanto nella distribuzione finale, ma nella captazione e fornitura al distributore. 1943, la linea ferroviaria Faenza-Firenze viene considerata così importante dagli Alleati, tanto che viene bombardata pesantemente, in modo da renderne inutilizzabili gli ultimi 30 chilometri. Nel dopoguerra l’insensatezza dei governanti fa si che la linea rimanga praticamente interrotta per 50 anni, dimostrando una cecità di visone strategico-logistica tutta italiana. Forse però era iniziato quel tentativo di marginalizzare la Romagna, che perdura tutt’ora e che è dimostrato anche dal fatto che nessuno ha mai neppure pensato di creare un collegamento ferroviario diretto Ravenna-Venezia. Cosa sarebbe stata una linea Venezia-Ravenna-Firenze-Roma, se non mettere in rete le 4 grandi capitali, di rilevanza mondiale, di cui l’Italia può onorarsi? 2003, il ripristino totale della Firenze-Faenza e l’istituzione (da parte della Regione Toscana) di collegamenti più frequenti, non risolve però il problema più generale di carattere strategico. Un esempio è il fatto che nessuno pensa che si potrebbero attivare i due binari fra Marradi e Faenza (e Ravenna) e fra Ronta e Firenze, lasciando ad un binario solamente il tratto del valico. 2012, le vicende di questi giorni, legate ad un evento atmosferico tutto sommato modesto e prevedibile, ci dimostrano come l’isolamento di Ravenna e della Romagna sia ormai un fatto acquisito e che vi sia una sorta di “complicità” fra Stato, Ferrovie, ANAS, Regione e politica in generale a lasciare la Romagna in uno stato di sottosviluppo. In questi giorni, anche a distanza di una settimana dalle nevicate e con un sole splendido, fra Rimini e Bologna vengono soppressi 3 treni su 4, al mattino quando servono a chi lavora, ed arriviamo al ridicolo che tutte le mattine il treno Faenza-Ravenna non parte, nonostante appena 30 chilometri da percorrere in discesa.  Siamo all’assurdo che la Regione Emilia-Romagna possiede una rete ed una società ferroviaria, la FER, che non si occupa della Romagna; così ha risposto il ravennate Maioli, Presidente della FER, a Bazzoni quando ha presentato la sua risoluzione sul “Treno di Dante”. Potremmo anche parlare del porto di Ravenna, che avrebbe bisogno della ferrovia “come il pane”, ma la regione preferisce finanziare le merci affinché vadano in ferrovia al porto di La Spezia. Potremmo parlare del turismo e di Ravenna che si candida a Capitale Europea della Cultura: senza infrastrutture non si fa turismo e non si fa cultura. Potremmo parlare della necessità di decongestionare il nodo logistico di Bologna e di offrire maggiori e nuove possibilità al Nord-Est con una vera attenzione al “Corridoio adriatico” , che poi vuole dire “Corridoio baltico”. Nel paleolitico la via dell’ambra, dalla Scandinavia passava ed arrivava qua; oggi non riusciamo a far passare i treni.

Nessun commento:

Posta un commento