E' questa l’Europa? È questo il sogno dei
fondatori dell’Unione? L’Europa è l’odore acre dei lacrimogeni sparati contro
il compositore greco Mikis Teodorakis, un artista di 88 anni che voleva parlare
alla folla? Quali parole avrebbero usato oggi il francese Jean Monnet, il
franco-tedesco Robert Schuman, gli italiani Altiero Spinelli e Alcide De
Gasperi, il belga Paul-Henri Spaak, il tedesco Konrad Adenauer, i padri
fondatori dell’Europa, di fronte allo scempio di Berlino, alla debolezza di
Parigi e ai tentennamenti dell’Italia di fronte a un’azione che ha un punto di
partenza ipocrita (salvare le banche tedesche e francesi) e un punto d’arrivo
folle (ridurre in povertà una nazione). Quando perfino uno
speculatore
da mar degli squali come George Soros dice che «la Merkel sta portando l’Europa
nella direzione sbagliata» allora bisogna drizzare le antenne. La ricetta del
rigore in questo scenario produce più recessione. I poveri diventano più
poveri. E i ricchi mettono le ali ai capitali. Consiglio la rilettura de «Il
Grande Crollo» di John Kenneth Galbraith. È il racconto della crisi del 1929,
sono elencati tutti gli errori di ieri che si stanno ripetendo oggi. Solo che
lo scenario è quello europeo e gli americani – che quella lezione l’hanno
imparata – sono preoccupati. Il piano di salvataggio della Grecia è in realtà un piano di
affondamento di una nazione e della stessa
Europa. Il Parlamento di Atene lo vota? Passa la linea kamikaze tedesca sposata
dal ministro delle Finanze greco, Venizelos, che dice «scegliamo il male per
evitare il peggio»? Bene. È la soluzione? Il risultato sarà l’innesco di una
tensione sociale senza più limiti, la depauperazione della ricchezza, la fuga
degli ultimi capitali rimasti e la nascita di un fasciocomunismo che si
propagherà al resto dell’Europa. Quello
di Atene era un problema relativamente piccolo tre anni fa e lo si poteva
risolvere. Ma Francia e Germania hanno pensato ai bilanci delle loro banche
(piene di debito greco) e ora pensano al conto elettorale. Nel frattempo il
sogno dell’Europa si sta trasformando in un incubo. È una situazione che
indigna e suscita rabbia.
Nessun popolo va al patibolo cantando e
dicendo grazie. Nessun popolo si fa condurre alla fame e alla disperazione. Promemoria
per i saggi di Berlino: quel popolo brucerà la casa di chi lo affama. La
cancelliera Merkel porterà sulle sue spalle il peso di una politica che rischia
di disgregare la già fragile solidarietà europea. È una deriva già presente nel
linguaggio. Il ministro tedesco Wolfgang
Schauble in questi giorni ha usato parole e toni che umiliano un intero popolo
e hanno un suono sinistro e minaccioso. Quando centomila persone in piazza
Syntagma applaudono gli anarchici, i black bloc, l’estrema destra e l’estrema
sinistra, vuol dire che la ragione è tramontata da un pezzo e che c’è il
pericolo concreto di un ritorno del caos nel Vecchio Continente. La polarizzazione della
politica
produce mostri. Altro che bilanci. Tirare una linea sul conto profitti e
perdite non significa saper leggere cosa s’agita nel cuore e nella mente delle
persone. Significa perdere di vista quel che sta accadendo e rischiare di
finire bruciati nel magma bollente della Storia. Sul Partenone sono nate la
nostra cultura, la nostra filosofia, la nostra prima idea di politica. Se
Platone uscisse oggi dalla sua caverna, piangerebbe. Franco Bechis
da Il Tempo
da Il Tempo
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