giovedì 24 novembre 2011

GLI ITALIANI SI COMPRINO IL LORO DEBITO PER FERMARE GLI SPECULATORI


Gianguido Bazzoni. Bisogna fare chiarezza sulle vicende finanziarie del nostro Paese: bugie ne hanno speso tante, per ingannare gli Italiani. Si è insistito allo sfinimento che il problema era Berlusconi, tanto che Napolitano, andando oltre le sue prerogative costituzionali, aveva da tempo un piano per sostituirlo ed attendeva il momento opportuno. Non è spiegabile altrimenti la celerità per assolvere tutti i  passaggi istituzionali ed il consenso costruito sul “golpe bianco” che è stato attuato. Ciò viene giustificato con la necessità di porre limiti alla speculazione e di ottemperare alle rigide richieste dell'Unione Europea; Unione che in realtà si riduce al duopolio Francia-Germania. Fatto sta che le elezioni e le scelte degli elettori vengono annullate ed il confronto politico fra gli eletti dai cittadini soccombe, per lasciare spazio alle regole dettate dalla finanza e dai banchieri. In loro nome si muovono Merkel e Sarkozy, camuffando le  vere intenzioni e dimenticando anche i debiti morali e materiali discendenti dall’unificazione delle due Germanie che hanno pesato sulle teste di tutti i cittadini dell’Unione europea. In passato le guerre si scatenavano per la conquista di territori e materie prime, erano questi la ricchezza di un Paese; oggi le guerre si combattono nei palazzi della finanza, dove si può pianificare la distruzione di un’economia e la rapina delle ricchezze in forma legale. La speculazione fine a se stessa rincorre grandi profitti senza allargare la ricchezza disponibile e senza portare benefici reali alle economie, ma lascia sul campo morti e feriti  che rimangono preda degli avvoltoi. Siamo sicuri che i nostri partners europei non siano gli avvoltoi pronti a depredarci, in saldo, dei pezzi più pregiati dell'economia nazionale? Siamo sicuri che gli avvoltoi non siano in combutta con i predatori, dividendosi il lavoro e le prede? Per comprare bene bisogna far abbassare il valore, è ciò che stanno facendo Francia, Germania



e Inghilterra. Non fanno fallire Grecia o Spagna, dove Francia e Germania sono pesantemente esposte, perché il default andrebbe a loro svantaggio. Si tenta invece con la speculazione di far fallire l’Italia che sarebbe solvibile ed è una grande economia con “pezzi” pregiati. Può capitare che sia più conveniente far inginocchiare chi ha il capitale ed i beni e non chi è già in stato d’insolvenza; questo è ciò che vogliono le banche europee. Anche il governo del sistema bancario europeo ha fatto la sua parte penalizzando le nostre banche, che si sono viste di colpo aumentare i margini di garanzia: per avere un prestito internazionale di 100 gli istituti italiani devono consegnare titoli di Stato per 110. Avviene perché viene fatto pesare il rischio Paese e ciò comporta una diminuzione di liquidità per l’Italia. La regola non vale, guarda caso, per le banche Francesi e Tedesche, che detengono ingenti quantitativi di bond Greci e sub-prime americani ed avrebbero i fondamentali peggiori di quelle italiane. Il nostro sistema bancario non è indenne da colpe. Dopo la riforma Bancaria del 1992, i banchieri hanno esasperatamente cercato la massimizzazione del profitto. Se fino a tale data il sistema bancario tesaurizzava gli utili ponendoli a riserva e investendoli in beni come gli immobili, cioè aumentando la capitalizzazione; in seguito gli utili sono stati distribuiti. Troppo spesso questi utili derivavano dalla gestione straordinaria relativa a plusvalenze per la vendita di immobili a bilancio da vecchia data. In pratica è stato effettuato un depauperamento del patrimonio, che comunque rimane più solido delle banche francesi, tedesche, inglesi e americane. Altra responsabilità delle banche italiane è quella di avere “ingessato” il risparmio delle famiglie in operazioni d'investimento non adeguate, le quali, oltre a non avere prodotto negli ultimi 5/6 anni nessun interesse e quindi nessuna ricchezza per il mercato, hanno immobilizzato le somme investite che risultano al di sotto dell'investimento iniziale, nonostante il tempo intercorso (vedi polizze, fondi ecc). Unica eccezione è quella delle banche di interesse locale, le quali, anche per la loro vicinanza al territorio ed all’economia locale, hanno fatto una politica di salvaguardia della clientela e del loro azionariato, difendendo il risparmio di chi ha investito. Certamente la speculazione prima o poi si allenterà, infatti non si intravede nessun interesse da parte degli operatori per il fallimento di uno Stato con il rischio di perdere l'investimento, ma, fino ad allora, dovremo pagare e pagare! Il PDL ha affermato che non voterà un'eventuale patrimoniale. Condivido pienamente la  determinazione per due motivi: è assolutamente controproducente drenare, in un momento come questo, liquidità al mercato destinandola a fini improduttivi, inoltre ciò sarebbe un palliativo perché, senza misure strutturali, il problema si ripresenterebbe entro breve. Vengono alla mente i corsi e ricorsi della storia. 150 anni fa Casa Savoia, per rimpinguare le proprie casse, in nome dell'unità d'Italia saccheggiava il Regno delle due Sicilie e gli altri stati annessi grazie anche all’applicazione di un cambio sfavorevole, cosa avvenuta anche da parte dell’Europa verso l’Italia con il cambio lira euro. Oggi, in nome dell'Unità Europea, alcuni paesi saccheggiano le casse di altri paesi più deboli, con l'aggravante di imporre a questi provvedimenti che di fatto impoveriscono ulteriormente  i cittadini del paese colpito attraverso prelievi fiscali (risorse distolte dal settore produttivo e dai consumi) e condizionano anche le scelte sociali. Ma chi sono gli speculatori? In un mercato trasparente dovrebbe essere facile individuarli, perché lo scopo del loro agire è sì di guadagnare, ma forse anche quello di permettere alle economie più forti di fare acquisti a prezzi stracciati nel paese colpito (vedi campagna acquisti in Italia di società Francesi). Una comunità economica nazionale deve operare in mutuo soccorso ai propri componenti se vuole continuare ad esistere, altrimenti il destino è quello di finire periferia d’Europa, la quale a sua volta sta diventando periferia del mondo. Cosa possiamo fare? E’molto meglio chiedere ai detentori di capitali e risorse finanziarie, di acquistare BTP vincolati per un certo periodo; in definitiva attivare un fondo di garanzia per assicurare la sottoscrizione in asta delle prossime ingenti emissioni di titoli. Il motto sarà: Italiani compriamoci il nostro debito. Se gli stranieri dichiarano di non avere fiducia nel nostro Paese dimostriamo di averne almeno noi, tanto saremmo sempre e comunque noi a dover pagare, meglio ricompensare i nostri cittadini piuttosto che gli “strozzini internazionali” che ci vogliono ridurre in povertà. Almeno non saremo più schiavi degli speculatori e dei “dittatori finanziari” e riacquisteremo maggior sovranità nazionale, che ora ci è tolta di fatto. Gianguido Bazzoni.

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