Un pastrocchio tecnico comminerebbe all’Italia rigore e stagnazione
Dopo di me il diluvio. Il diluvio elettorale. E’ normale che Berlusconi senta la pressione, che ha le sue ragioni, in favore di una soluzione intermedia tra le sue imminenti dimissioni e il voto. E’ psicologicamente, tatticamente normale che lasci correre voci bestiali e confuse su governi di emergenza, di larghe intese, di allargamento della maggioranza. Ma Berlusconi sa due cose, che sono inscritte nel suo dna di avventuroso uomo di stato e fondatore di un’Italia molto diversa dal passato. La sua vera grande riforma e la sua carta di assicurazione, sia quando è stato all’opposizione per lunghi anni sia quando ha governato con alterni sucessi, è il mandato popolare diretto a governare. Sfiorita quella certezza, quell’ancoraggio, quella caratura senza prezzo della sua opera, sfiorita l’opera. L’altra cosa che Berlusconi sa, anche perché è un uomo di business, è che il tentativo di offrire il suo scalpo ai mercati e anche alle forze speculative in manovra intorno ai mercati, è la sua condanna, un rogo espiatorio, e la condanna del paese: un pastrocchio tecnico comminerebbe all’Italia rigore e stagnazione, rigidità e ortodossia fiscale ma non sviluppo e lavoro, investimenti e apertura dell’economia a un risanamento e a una ripresa duraturi. L'intervento completo di Giuliano Ferrara pubblicato sul Foglio © - FOGLIO QUOTIDIANO
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