La Bce ci chiede di rendere più contendibile il nostro mercato del lavoro, soprattutto in uscita. Ci chiede, in sostanza, di modificare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Una norma che, giova sempre ricordare, in ambito europeo rappresenta quasi un unicum: solo in Austria, Danimarca, Portogallo e Grecia è in vigore una disciplina equipollente. Altrove, in caso di licenziamento senza giusta causa, il datore di lavoro è obbligato solo a risarcire e non anche a riassumere il dipendente.
Ciò detto, ieri Bersani ha rilasciato una dichiarazione in proposito; evidenziando una certa disponibilità a discutere della cosa: “Non drammatizziamo l’articolo 18 perché il 95% aziende non ce l’ha”. Parole sacrosante. Ma sull’argomento, stamane è intervenuto anche Cesare Damiano: “Non credo che sia possibile mettere in pratica l’idea legittimamente sostenuta dal senatore Ichino e cioè di mantenere l’articolo 18 per chi ha attualmente un lavoro stabile, compreso il diritto al reintegro nel posto di lavoro, e negarlo ai nuovi ingressi nel mondo del lavoro in cambio di una compensazione di carattere monetario (…)”. Premurandosi anche di aggiungere: “Questa posizione è stata votata a maggioranza, dal Pd, all’interno della Conferenza sul Lavoro di Genova e corrisponde a tutti i nostri deliberati congressuali (…)”.
Un orsacchiotto in omaggio a chi riesce a capire quale sia la posizione del Pd sul tema.
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