lunedì 14 maggio 2012

GRASSO: DAREI UN PREMIO A BERLUSCONI PER L’IMPEGNO CONTRO LA MAFIA



Il procuratore nazionale Pietro Grasso loda gli sforzi del precedente governo: "Un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia, in tre anni sono stati sequestrati moltissimi beni". E poi una bordata a INGROI: un pm non può fare politica e rimanere tale

"Un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia". A proporlo è Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia che, in onda alla Zanzara su Radio24, loda il lavoro fatto dal precedente esecutivo e l'approvazione di norme che hanno portato a "sequestrare in tre anni moltissimi beni ai mafiosi", per una cifra totale di circa 40 miliardi di euro. Grasso fa anche presente come si stiano ancora aspettando le decisioni su diverse questioni, come le norme anticorruzione e antiriciclaggio. Ma il giudizio sulla lotta alla mafia rimane incontrovertibile: il tanto bistrattato governo Berlusconi merita una medaglia nella lotta alla mafia. Alla faccia di chi accusava l'esecutivo precedente di non aver mosso un dito contro la criminalità organizzata. La replica soddisfatta del Pdl arriva astretto giro di posta: "Grasso non fa che affermare una evidente verità. È stato tutto il centrodestra a condurre una rigorosa e seria azione legislativa e politica antimafia che la sinistra non si è mai sognata di realizzare".




ha commentato il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. "Voglio ricordare che abbiamo rafforzato il 41bis garantendo l’applicazione del carcere duro in maniera ampia, a differenza di quanto fecero Mancino, Scalfaro, Ciampi e Amato che arresero lo Stato alla mafia - ha proseguito Gasparri -. E vedere poi Giuliano Amato, sotto il cui regno il 41bis veniva cancellato, fare il consulente del governo Monti per la riforma dei partiti è una vergogna per le istituzioni della quale chiederemo conto. Grasso quindi non fa altro che dire cose giustissime. Ma ci sono molti altri riconoscimenti che ci attendiamo ancora da lui. Evidentemente la sua prossima campagna elettorale lo spinge finalmente a dire qualche verità in più". Grasso mantiene invece il riserbo quando le questioni si fanno più personali. Chi voterà come sindaco di Palermo? Non lo dice: "Un magistrato non deve far conoscere le sue preferenze politiche". E infatti poi sgancia una bordata nei confronti del pm Antonio Ingroia quello che, tanto per dirne una, concionava dal palco dei comunisti: "Fa politica utilizzando la sua funzione, è sbagliato. Deve scegliere. E per me è tagliatissimo per fare politica". Ingroia non ci sta e replica: "Non voglio polemizzare con il procuratore Grasso. Ma so di aver esercitato un mio diritto: la possibilità, per ogni cittadino e magistrato, di esprimere in qualsiasi sede il proprio giudizio in materia di Costituzione e di politica della giustizia". Ma ormai la bacchettata è arrivata.


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