Il procuratore nazionale
Pietro Grasso loda gli sforzi del precedente governo: "Un premio speciale
a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia, in tre anni sono
stati sequestrati moltissimi beni". E poi una bordata a INGROI: un pm non
può fare politica e rimanere tale
"Un premio speciale a Silvio Berlusconi e al
suo governo per la lotta alla mafia". A proporlo è Pietro Grasso,
procuratore nazionale antimafia che, in onda alla Zanzara su
Radio24, loda il lavoro fatto dal precedente esecutivo e l'approvazione di
norme che hanno portato a "sequestrare in tre anni moltissimi beni ai
mafiosi", per una cifra totale di circa 40 miliardi di euro. Grasso fa
anche presente come si stiano ancora aspettando le decisioni su diverse
questioni, come le norme anticorruzione e antiriciclaggio. Ma il giudizio sulla
lotta alla mafia rimane incontrovertibile: il tanto bistrattato governo Berlusconi
merita una medaglia nella lotta alla mafia. Alla faccia di chi accusava
l'esecutivo precedente di non aver mosso un dito contro la criminalità
organizzata. La replica soddisfatta del Pdl arriva astretto giro di posta: "Grasso
non fa che affermare una evidente verità. È stato tutto il centrodestra a
condurre una rigorosa e seria azione legislativa e politica antimafia che la
sinistra non si è mai sognata di realizzare".
ha commentato il presidente dei senatori del Pdl,
Maurizio Gasparri. "Voglio ricordare che abbiamo rafforzato il 41bis
garantendo l’applicazione del carcere duro in maniera ampia, a differenza di
quanto fecero Mancino, Scalfaro, Ciampi e Amato che arresero lo Stato alla
mafia - ha proseguito Gasparri -. E vedere poi Giuliano Amato, sotto il cui
regno il 41bis veniva cancellato, fare il consulente del governo Monti per la
riforma dei partiti è una vergogna per le istituzioni della quale chiederemo conto.
Grasso quindi non fa altro che dire cose giustissime. Ma ci sono molti altri
riconoscimenti che ci attendiamo ancora da lui. Evidentemente la sua prossima
campagna elettorale lo spinge finalmente a dire qualche verità in più". Grasso
mantiene invece il riserbo quando le questioni si fanno più personali. Chi
voterà come sindaco di Palermo? Non lo dice: "Un magistrato non deve
far conoscere le sue preferenze politiche". E infatti poi sgancia una
bordata nei confronti del pm Antonio Ingroia quello che, tanto per dirne
una, concionava dal palco dei comunisti: "Fa politica utilizzando la
sua funzione, è sbagliato. Deve scegliere. E per me è tagliatissimo per fare
politica". Ingroia non ci sta e replica: "Non voglio
polemizzare con il procuratore Grasso. Ma so di aver esercitato un mio diritto:
la possibilità, per ogni cittadino e magistrato, di esprimere in qualsiasi sede
il proprio giudizio in materia di Costituzione e di politica della giustizia".
Ma ormai la bacchettata è arrivata.
Nessun commento:
Posta un commento