sabato 3 settembre 2011

E’ LA SOLITA SINISTRA DEL “TANTO PEGGIO”

 “Anti italiana”, nel senso di antinazionale, la nostra sinistra lo è da sempre. Nulla di nuovo, dunque, nella denuncia berlusconiana dell’atteggiamento “criminale” dell’opposizione e della stampa di sinistra, dedite “a influenzare negativamente i mercati e aizzare la speculazione”. Già con De Gasperi il Pci si era guadagnato sul campo la reputazione di praticare la politica del “tanto peggio, tanto meglio”, nella convinzione che la propria ascensione ai vertici del potere dipendesse dall’inabissamento del Paese. Si dirà che tutte le forze rivoluzionarie sono esposte alla tentazione di affidare alla scommessa sul disastro la speranza di sottrarsi alla propria condizione minoritaria. Ma non fu così per la sinistra tedesca, che collaborò al successo della politica riformatrice del governo del Kaiser e in guerra fece lealmente la sua parte. La lealtà verso l’interesse nazionale è storicamente uno dei punti discriminanti delle due sinistre europee. Già il premier Disraeli poteva affermare, con orgoglio: “Anche i selvaggi hanno un capo. Ma il Regno Unito ha un leader della leale opposizione di Sua Maestà”. Le sinistre riformiste europee, capaci di fare i conti con la realtà, non disperavano di vincere le elezioni senza bisogno di sporcarsi col disfattismo e la violenza. Il Pd si dice “riformista”, ma le sue azioni lo rivelano incistato nel vizio di barare al gioco della democrazia. Il presidente Napolitano non si stanca di appellarsi al sentimento di una comune responsabilità nazionale delle forze politiche per far uscire il Paese dai guai, ma la sinistra mostra di fare assegnamento piuttosto sui colpi di maglio della speculazione. Così la critica legittima delle scelte del governo trascende in sistematico dileggio e fornisce abbondante munizionamento a quella parte della stampa internazionale che funge da braccio armato della speculazione, a caccia degli alti profitti attesi dal tracollo dell’Euro e del sogno di unità continentale che sostiene la moneta comune. Se gli sfoghi della passione nazionale delusa riempiono, in tutti i tempi, le biografie (nonché le bobine di eventuali intercettazioni) degli uomini a cui è toccato in sorte di governare l’Italia, lo spirito sleale di separatezza nei confronti del proprio Paese rimane, purtroppo, il tratto distintivo della maggior parte della nostra sinistra.

Nessun commento:

Posta un commento