lunedì 5 settembre 2011

LA CAMUSSO SCIOPERA PER DIFENDERE GLI EVASORI




Paradosso Camusso: scende in piazza lei che ha sempre chiesto un giro di vite contro chi non paga le tasse Al momento, le certezze sono due: che la manovra non è stata ancora definita, e anzi ogni giorno subisce modifiche non certo marginali, dentro e fuori il Parlamento, e che la Cgil, ferma come una roc-cia, sciopere-rà il prossimo 6 settembre. Il vistoso paradosso- chiamare allo sciopero generale contro un provvedimento che ancora non esiste - era già piuttosto evidente due settimane fa, quando la Ca-musso annunciò la sua decisione, ma oggi diventa addirittura ridicolo. Il contributo di solidarietà non c’è più, e in compenso sono state rafforzate le misure antievasione, prevedendo addirittura il carcere per chi occulta al fisco più di tre milioni di euro, e imponendo la pubblicità on line delle dichiarazioni dei redditi. A un liberale questo embrio-ne di Stato di polizia tributaria dovrebbe far arricciare il naso, ma non alla segretaria della Cgil, che della lotta all’evasione ha fatto da sempre un caposaldo delle proprie richieste. Eppu-re la Cgil sciopera. Le feste del Primo maggio e del 25 aprile, cancellate nella prima versione della manovra, sono ritornate trionfalmente a occupare il loro posto nel calendario, consentendo così ai lavo-ratori non soltanto di celebrare degnamente la memoria laica e civile del Paese, ma anche, se lo desiderano, di organizzarsi un rilassante ponte primaverile.


La Cgil dovrebbe ringraziare, eppure sciopera. Se lo fa, è perché la butta in po-litica. Del merito dei provvedi-menti alla Cgil importa talmen-te poco, da non curarsi nemme-no di conoscerli. Le importa in-vece, e molto, marcare il terre-no dell’antagonismo, conqui-starne la leadership, e così con-dizionare l’evoluzione del qua-dro politico emarginando le componenti riformiste del Pd. E se l’unità sindacale cade in pezzi, tanto peggio per l’unità sindacale.

L’obiettivo è abbatte-re questo governo, e a questo obiettivo primario e politico de-ve essere subordina-to tutto il re-sto. La radicalizzazione dello scontro rafforza l’identità «di lotta», soffoca il dissenso in no-me di un bene superiore (la cac-ciata del governo, appunto), tra-sforma il sindacato in soggetto politico. La controprova stanell’avver-sione a quella parte della mano-vra che prevede la possibilità di deroghe al contratto nazionale di lavoro.

È un piccolo passo sul-la strada, ancora tutta da disbo-scare, della liberalizzazione del mercato del lavo-ro,e segue l’ac-cordo sottoscritto qualche me-se fa anche dalla Cgil: ma per il sindacato di corso d’Italia è ad-dirittura un attentato alla Costi-tuzione e ai diritti di cittadinan-za. Tutti sanno (e certo lo sa la Cgil) che migliaia di piccole aziende aggirano ogni anno il contratto nazionale con l’assen-so dei lavoratori, allo scopo non indifferente di salvare produ-zione e posti di lavoro. Eppure anche soltanto parlarne è, per la Cgil, un tabù. L’ideologia di-venta ipocrisia. È evidente l’imbarazzo del Partito democratico, che da un lato vede i suoi emendamenti approvati in Parlamento (come per esempio quello sulla rein-troduzione delle feste civili), e dall’altro ha dato la sua mezza adesione allo sciopero con l’ar-gomento davvero pregnante che non avrebbe potuto non darla. Col passare dei giorni, il paradosso rischia di farsi esplo-sivo.

Ma, anche, di portare forse un po’ di chiarezza. È infatti sul modo di affrontare la crisi finan-ziaria che si giocano i ruoli e le alleanze del futuro centrosini-stra. Per dirla in breve: quei par-titi che non si ritro-veranno d’ac-cordo sulle linee di fondo di poli-tica economica e finanziaria, og-gi che Berlusconi è a palazzo Chigi, difficilmente potranno trovarsi d’accordo per sostituir-lo.

Molti nel Pd lo hanno capito, e vedono nello sciopero il segno di una possibile rottura strategi-ca con il centro moderato, che avrebbe poi pericolose riper-cussioni politiche sul piano del-le alleanze. Ma alla Ca-musso tutto questo non sembra impor--tare, e con granitica coerenza sciopera a prescindere. Contro Berlusconi, insieme agli evaso-ri

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