Monetine come venti e più anni fa. Monetine (da 5 centesimi) scaraventate simbolicamente contro le impenetrabili mura di Montecitorio. Appena avuta notizia dell’esito dello scrutinio che ha salvato Milanese dalla galera, è stato questo lo spettacolo andato in scena nel cuore di Roma. Il “Popolo viola”, ribelli perennemente incazzati contro tutto e contro tutti, ha espresso così tutta la propria indignazione per il no alle manette nei confronti dell’ex braccio destro di Tremonti. Un coro di rabbia, un lancio di centesimi, urla. Una scena penosa e pericolosa. Una manifestazione cavalcata da tutta l’opposizione, da Bersani a Di Pietro, da Vendola alla sinistra extraparlamentare. In pratica, tutto il carrozzone che giorno e notte chiede e pretende le dimissioni di Berlusconi per ridare serietà all’Italia, appoggia e gode nel lancio di monete contro la Camera dei deputati.
Ecco la serietà, il rigore e il contegno da mostrare all’Estero. Ecco il biglietto da visita che la minoranza manda alle cancellerie straniere in vista di un futuribile cambio alla guida del Paese: monete tirate in piazza contro il Parlamento e forche invocate a furor di popolo. E tutto questo senza dimenticare la minaccia dipietresca di guerra civile con tanto di morto ammazzato se Berlusconi non se ne andasse da Palazzo Chigi. Il senso di democrazia, evidentemente, manca anche a chi oggi denuncia come peccati inverecondi i comportamenti del Presidente del Consiglio.
In pratica, secondo lo schema dell’opposizione credibile, seria e responsabile, Di Pietro che minaccia morti in strada se non cambierà il Governo allarma meno il Mondo di un Berlusconi che confessa di voler andare a letto con la Arcuri.
In quel lancio di monete, in quel torbido ed allucinante condividere questi revival dei tempi andati c’è tutto il dramma di una minoranza incapace di comprendere la piazza. Non hanno capito che la rabbia non è diretta solo ed esclusivamente contro Berlusconi e il governo, contro gli Scilipoti e i Bossi, ma è una rabbia che ha come obiettivo tutta la casta. Non fa differenza chi sia il frequentatore della buvette, di che colore sia il deputato che va allo stadio gratis perché membro del Parlamento. L’importante, la colpa, è che appartiene a quel mondo, a quell’ammasso di privilegiati sempre più chiuso dentro il suo fortino.
Tutto questo, Bersani e la Bindi, Vendola e Di Pietro, non l’hanno capito. Pensano di essere visti come i salvatori, come l’ancora di salvezza per la Patria distrutta da Berlusconi. La realtà è ben diversa, e appena saranno al governo se ne renderanno conto. E allora sarà peggio per loro. Quelle monetine potrebbero assumere le sembianze di tanti frisbee.
Nessun commento:
Posta un commento