sabato 26 giugno 2010

LE AUTO BLU SONO 90MILA: ORA CHI CHIEDE SCUSA?

OGGI LA COMUNICAZIONE UFFICIALE DI BRUNETTA

di Ambrogio Crespi – Un mese fa un tam tam mediatico aveva invaso indistintamente i giornali italiani, sia cartacei che online con una notizia riportata al medesimo modo e senza alcun interrogativo riguardo la sua attendibilità e veridicità: secondo un’indagine effettuata il 25 maggio scorso da Contribuenti.it, infatti, nel nostro Paese sembravano esserci circa 600.000 auto blu (per la precisione 574.215) a disposizione delle istituzioni e di chi le rappresenta: stato, regioni, province, comuni, enti pubblici e società miste pubblico-private. Praticamente un esercito se messo poi a confronto addirittura con gli Stati Uniti che conta una popolazione pari a cinque volte la nostra e dove al contrario ci sono 73.000 auto blu. Una notizia senz’altro “scandalosa” da diramare e diffondere, su cui i giornali si sono buttati e in maniera tempestiva specialmente di questi tempi in cui viene chiesta agli italiani una buona dose di sacrifici per uscire dalla crisi. Anche all’estero lo “scandalo” ha sortito il suo effetto: l’Italia ne è uscita come il solito paese sprecone che a dispetto dei reali bisogni dei suoi cittadini continua a fornire ai “potenti” privilegi e scappatoie; un paese dal profilo disgustoso, volgare e opportunista. È di oggi la comunicazione ufficiale riportata dal ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che ha presentato i primi risultati dell’ultimo monitoraggio sulle pubbliche amministrazioni: ebbene, di auto blu in Italia ce ne sono quasi  90mila (ancora troppe) per un costo medio annuale di utilizzo per ogni singola auto di circa 3.300 euro. Dati e numeri ben diversi, quindi, da quelli forniti da Contribuenti.it per cui il costo complessivo fra manutenzione, autisti,

 carburante e assicurazione è di oltre 18 miliardi di euro. Nei giorni scorsi abbiamo cercato di contattarne il presidente, il dott. Vittorio Carlomagno chiamando più volte l’associazione e inviando anche un’email ufficiale  giusto per avere chiarimenti sulla ricerca, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta se non quella di una momentanea indisponibilità del signor Carlomagno.
Da tutta questa vicenda emergono due forti e gravi riflessioni.

La prima riguarda il mondo della comunicazione e le testate in generale che per fare clamore pubblicano dati senza preoccuparsi di approfondire la notizia. Tentare di contattare l’associazione e il presidente per avere chiarimenti è la prassi normale che ogni testata avrebbe dovuto seguire prima di pubblicare la notizia: cosa che invece non è stata fatta da nessuno.
La seconda, strettamente connessa alla prima, va dritta all’immagine del nostro Paese, che ancora una volta viene ritratto in maniera negativa e approssimata.

Tutto questo non fa altro che “disonorare” l’Italia e la sua credibilità: ora chi paga i danni di un tale sputtanamento internazionale? Oppure questo è un diritto di cronaca anche se la cronaca è falsa?

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