Gli
artificieri del Genio Militare controllano la bomba inglese inesplosa
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Aveva il vezzo, Stuvanèn, di mutilare, col
coltello, i cadaveri delle vittime. Di giocare a palla con la testa oppure di
esporla, infilata in un bastone, a monito dei traditori! Era il 1845,
Stuvanèn aveva ventun’anni. Dopo un secolo, nell’inferno del 1945, a
Boncellino, piovvero bombe. Alcune rimasero, inesplose, seppellite nella
campagna. Quest’anno, 67 anni più tardi, Zini Aliero ne ha ritrovata una con
l’aratro. I tedeschi in ritirata , gli inglesi impegnati con gli americani a
liberare la Romagna, poi tutta l’Italia del nord. Le formazioni partigiane
con le loro sortite e i ragazzi repubblichini, lealisti di Benito Mussolini,
imprigionati nel folle abbraccio nazista, in guerra contro il mondo e contro
la storia.
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Tra l’estate 1944 e la primavera del 1945 quante
storie di tragedia e di speranza, oppure di follia, nell’attimo in cui la
storia fece un salto per chiudere il sipario sulla prima metà del 900. Dalla
parte di Russi i mortai inglesi e, a Boncellino, i quelli tedeschi. In mezzo il
fiume Lamone con i ricordi della chiatta del Passatore, il padre di Stefano
Pelloni, che trasportava i viandanti dall’altra parte. Si perché il Passatore,
quello “cortese”, era il padre del delinquente “Stuvanèn d'ê Pasadôr”,
stupratore, brigante e assassino, che Pascoli, dopo aver bevuto qualche
bicchiere di troppo, dipinse “re della strada e re della foresta”. Sull’argine
del fiume, un gruppetto di evacuati davanti alla pattuglia dei carabinieri che
sbarravano la strada a mezzo chilometro dal buco con la bomba d’aereo pronta
per essere brillata. Sbarravano la strada sull’argine, proprio nel luogo esatto
della casa del Passatore, nell’umida mattina del 18 novembre 2012. Un’altra
pattuglia era sotto l’argine, sulla strada provinciale via Sottofiume. Un’altra
sulla riva opposta, dalla parte di Russi. La nuova camionetta Land Rover
Defender, emblema e vanto del Comandante dei Vigili Urbani di Bagnacavallo, con
una superlativa dotazione di girofari segnaletici, stile americano, sul tetto,
civettava ai curiosi tutt’attorno transitando, lenta, lungo il perimetro di
interdizione al luogo delle operazioni di disinnesco e brillamento. Di tanto in
tanto passava una jeep dell’esercito, un’ambulanza, una macchina della Polizia
Provinciale, un camioncino dell’Enel, un altro dell’Italgas. Ad un certo punto,
mi aspettavo anche l’elicottero della Polizia di Stato per scrutare dall’alto
ma, evidentemente, non è stato ritenuto necessario. I residenti dell’area
evacuata, cinquanta persone me compreso, sono stati disciplinati: hanno
staccato la corrente elettrica, chiuso il gas e
l’acqua, aperto le finestre per evitare che lo
scoppio rompesse i vetri. Siamo usciti in ordine alle otto del mattino come
prescritto dall’ordinanza del Sindaco. Io, con Blanco, il mio vecchio labrador,
determinati ad approfittarne per una camminata lungo il fiume. Il Lamone ha un
fascino particolare con i suoi argini, ben tenuti, che svettano sui campi e sui
frutteti tutt’attorno. Una campagna ordinata dove il pesco, prevalente fino a
pochi anni fa, comincia a lasciare il posto a colture estensive fatte di
cereali oppure ad un altro tipo di frutteto. Nel campo della bomba i peschi
hanno lasciato il posto agli albicocchi solo da un anno. Poi ci sono le vigne,
quelle per fare il vino che porta il marchio del Passatore, che è diventato il
simbolo dei vini di Romagna e il campanile della chiesa di Boncellino che ci
ricorda il luogo dove il Passatore ammazzò la prima volta, appena adolescente.
Dall’altra parte del fiume, lato Russi, svetta la struttura dell’ex
zuccherificio Eridania e dell’antico vilipeso Palazzo San Giacomo. Lo
spiegamento di forze per il disinnesco di una vecchia bomba d’aereo da il segno
di quanto sia cambiato il valore attribuito alla vita e all’incolumità delle
persone negli ultimi decenni rispetto al passato più o meno recente. C’è però
una cosa che lascia interdetti: l’assenza di memoria storica e la facilità con
cui miti e credenze prendono il posto della verità.
L'eccidio
nazi-fascista a Piazzale Loreto dell'agosto 1944
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Così i fascisti, nell’immaginario collettivo, sono
diventati la rappresentazione del male assoluto mente i partigiani, che hanno
combattuto i fascisti prima della cacciata ad opera delle forze alleate, sono
la rappresentazione dell’eroismo. Si è voluto rimuovere il lato oscuro della
lotta partigiana, anch’essa fatta di crudeltà. Come si sono volute rimuovere le
vendette ripugnanti del dopo. Per esempio l’eccidio, proprio qui vicino, dei
conti Manzoni, avvenuto nel luglio 1945, è uno degli episodi emblematici della
ferocia che riaffiora, in condizioni particolari, nell’uomo che ha sostituto la
dignità della persona con l’impulso della massa. Le vittime di quell’eccidio
furono cinque, quattro uccise a sangue freddo e una sepolta ancora viva. Fra le
vittime c’era la domestica. I partigiani uccisero anche il cane. La serva e il
cane! Poco prima, il 28 aprile, Benito Mussolini fu fucilato assieme a Claretta
Petacci. I due furono appesi, a testa in giù, a Milano, a Piazzale Loreto, per
ricordare un eccidio nazi-fascista del 1944. Ma ditemi voi, che cosa c’entrava
Claretta? Poi, nel 1946, un grande uomo, il capo comunista Palmiro Togliatti
ministro di Grazia e Giustizia, mise fine alla catena di violenze e di vendette
con il sequestro delle armi alle formazioni partigiane e con l’amnistia per
tutti, fascisti compresi. In quel momento si chiuse il sipario, in Italia, sul
cinquantennio pazzo che infiammò due volte l’Europa, che trascinò nella guerra
il resto del mondo. Fu un cinquantennio in cui, a fianco di violenze
inimmaginabili, ai campi di sterminio nazisti e alle teorie della razza, prese
vita il cinema, si svilupparono la radio e le telecomunicazioni. Il nostro
pianeta incominciò a diventare un villaggio globale e quello che accadeva
lontano poteva essere vissuto da vicino. Nel 1962 una nuova guerra mondiale fu
sfiorata con la crisi di Cuba. Però prevalse il buon senso grazie al Presidente
americano John Kennedy, al Presidente sovietico Nikita Kruscev e a Papa
Giovanni XXIII. Tre uomini lontani mille miglia ma uniti dalla televisione e,
assieme a loro, in tempo reale, l’intera umanità che trepidava e che faceva
sentire il proprio umore! Un boato secco e una nuvola di fumo bianco ha
interrotto i miei pensieri. La bomba inglese era esplosa per opera del Genio
Militare, innocua, sotto un paio di metri di terra. Un brutto ricordo che ora
non c’è più. Un auspicio perché al comando dei destini del mondo vengano scelti
uomini di pace e che i guerrafondai vengano emarginati. Che i violenti siano
messi al bando nella politica ma anche nella cultura popolare. Compreso il
marchio dei vini di Romagna. 121120
Daniele Leoni
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