giovedì 29 novembre 2012

TANTI INDECISI, POSSIAMO RICONQUISTARLI


Quando Silvio Berlusconi usa parole come "disgusto" per descrivere lo stato d'animo di gran parte degli elettori verso la politica attuale, ed i partiti che la rappresentano, afferma una verità che trova ampio riscontro nei fatti. "I sondaggi ci dicono addirittura che il 70% dei cittadini è disgustato da questa politica e da questi partiti" osserva il presidente e fondatore del Pdl; e neppure un evento di grande impatto quali le primarie del centrosinistra smentisce il quadro cupo della situazione attuale.  In sostanza, tuttora in Italia la situazione sarebbe esattamente quella fotografata dai risultati delle recenti elezioni regionali della Sicilia, dove ha votato solo il 47,43 per cento degli elettori. Un segno di disaffezione al voto che costituisce un record negativo senza precedenti in Italia. Ma al 52 per cento di chi non ha votato, secondo l’analisi prevalente e fatta propria da Berlusconi, si deve aggiungere l’area di chi pur votando, ha compiuto una scelta dichiarata contro i partiti tradizionali ed ha optato per il movimento di Grillo (14,90 per cento), oppure – pur votando per le forze tradizionali – ha poi ammesso in più sondaggi di non riconoscersi più nei vecchi partiti. La questione, a questo punto, è semplice quanto drammatica: è possibile recuperare la fiducia e il consenso di quel 70 per cento di italiani scontenti? E




come?  Il tema è a dir poco obbligato per i leader del centrodestra, in quanto la maggioranza di questo 70 per cento sono nostri elettori, che finora hanno mostrato una solida coerenza. Infatti, in tutte le votazioni che si sono svolte negli ultimi due anni, questi elettori non hanno mai ceduto alle sirene della sinistra, pur di fronte a una crisi economica senza precedenti, non hanno mai creduto che i post-comunisti fossero diventati di colpo socialdemocratici (e men che meno liberali), e per questo si sono ben guardati dal cambiare bandiera. La verità è che si tratta in stragrande maggioranza di moderati, che da sempre in Italia sono la maggioranza. Una maggioranza sempre silenziosa, ma con le idee chiare sui valori da difendere, che sono gli stessi della nostra parte, gli stessi del Partito popolare europeo: libertà e democrazia, solidarietà e sussidiarietà, tutela delle famiglie e delle imprese, un’Europa dei popoli e non delle banche, oltre alle garanzie necessarie sul piano fiscale e normativo perché la libertà d’impresa possa essere esercitata con successo e con profitto, condizione indispensabile per creare nuovi posti di lavoro.
Sono principi semplici, ma molto chiari, che non hanno nulla in comune con chi pone al primo posto dell’agenda politica del futuro i diritti dei gay e delle coppie di fatto, l’eutanasia oppure altri segnali di uno spirito di sinistra cari a Vendola, come la patrimoniale. Ovviamente, fare propri a parole questi principi non basta più per riconquistare quel 70 per cento di indecisi. Servono i fatti, in un contesto di assoluta chiarezza. Primo fra tutti un’unione convinta di tutte le componenti dei moderati, con un po’ più di ottimismo. In fondo, la storia insegna che è solo con un po’ di ottimismo che si realizzano le grandi imprese.

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