QUESTE SONO LE AZIONI DI CONCRETA SOLIDARIETA’ SOCIALE CHE DOVREBBERO SPERIMENTARE ANCHE I NOSTRI COMUNI
Cinquanta sindaci, da ogni parte d’Italia, da Roma a Bari, da Varese a Trapani, e in rappresentanza di giunte di vario colore politico (destra, centro, sinistra) sono andati ieri a Parma per siglare un importante accordo. Il patto bipartisan che hanno sottoscritto i cinquanta è un impegno a sostenere la famiglia e costituisce la miglior risposta ai problemi sociali del Paese, perché è sulle famiglie che si forma il reddito reale italiano. Insieme al collega di Parma, Pietro Vignali (Pdl) di Varese, Attilio Fontana (Lega) , Bari, Michele Emiliano (Pd), il primo cittadino di Roma, Alemanno, è tra i fondatori del “Network italiano di città per la famiglia”, battezzato ieri a Parma, capitale del buon vivere è ora anche della famiglia. Lo era già prima dell’intesa perché la città emiliana è stata la prima in Italia ad applicare il “quoziente familiare”, ribattezzato appunto “quoziente Parma”. Già, un marchio sociale che nelle speranze di Vignali, sindaco PdL, dovrebbe diventare sinonimo di eccellenza e qualità. Come il parmigiano e il prosciutto crudo. Nel difficile panorama nazionale dove il governo spende solo lo 0,7% del Pil, Parma si piazza al secondo posto nella classifica della città che destina più soldi al sociale (377 euro pro capite, la prima è Modena con 407).
Cos’è il quoziente familiare? In sintesi, è un nuovo modo di esercitare la fiscalità, evitando che questa si accanisca contro i soggetti primari della società e decisivi per il benessere comune. A cominciare dalla famiglia, luogo di protezione ed educazione di ogni singola persona.
Nel concreto, il quoziente è uno strumento che misura lo stato di salute economico delle famiglie e lo segnala all’amministrazione: prende in esame i componenti, il numero dei figli (ogni figlio riduce la capacità contributiva del 25%), la condizione lavorativa dei genitori, i parenti a carico, la presenza di persone disabili. A tutti queste variabili si assegna un punteggio che sommato fornirà appunto la situazione della famiglia. I punti sono più “pesanti” di quelli già previsti dall’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente). Ad esempio, quanto più saranno numerosi i componenti, i figli naturali o affidati a carico, il tipo di lavoro del capofamiglia etc, tanto più questi incideranno sul dato finale riducendo l’Isee.
Questo nuovo sistema di misurazione dello stato sociale delle famiglie valuta la situazione “caso per caso”, senza le sperequazioni dei vecchi scaglioni: qui sta la grande novità del “Quoziente Parma”. Le famiglie così “pesate” potranno poi avere sconti diversificati e agevolazioni sulle tariffe e un diverso modo di accesso ai servizi forniti dal Comune: asili, nidi, servizi socio-assistenziali, tassa sulla raccolta rifiuti etc. Insomma, un circolo virtuoso a favore dei cittadini e delle famiglie che più hanno bisogno del sostegno pubblico. Il progetto, iniziato lo scorso anni, proseguirà fino al 2011 con un impegno di spesa che supera i 3 milioni di euro. I 50 comuni che ieri hanno costituto il Network per la famiglia oltre a Roma, Parma, Bari e Varese comprendono anche Rimini, Viterbo, Ascoli, Trapani,Imperia e tanti altri. Insomma una bella rete politicamente variopinta e stesa sull’Italia come le macchie del leopardo.
Chi partecipa al Network si impegna a: 1)una fiscalità a misura di famiglia, 2) scelte e programmi “family friendly”, 3) sostenere il privato sociale e il suo ruolo sussidiario del welfare locale.
Se davvero questi 50 Comuni seguiranno il modello Parma, daranno una mano ad avvicinare il nostro Paese alla Francia, dove un lavoratore dipendente con 36,5 mila euro di reddito, una moglie e 4 figli a carico è completamente esentasse. Da noi, invece, il valore dei figli mantenuti in famiglia, magari fino alla laurea, non è neppure pari a quello riconosciuto per la rottamazione dello scooterino. Una situazione così va cambiata e in fretta.
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