COSA SAREBBE SUCCESSO CON RUOLI INVERTITI?
“Io non La faccio più parlare”. “Lei è un mascalzone”. “Vada a farsi fottere”. Parole e musica di Massimo D’Alema, ex presidente del consiglio, ex segretario della Fgci e del Pd e attuale presidente del Copasir. Una figura, dunque, di alto rango istituzionale. Questo siparietto non è avvenuto in una trattoria di Trastevere, ma sulla Tv di Stato, e più precisamente a Ballarò, in quel momento vista da sette milioni di telespettatori.
Il bersaglio di tali premurose effusioni era Alessandro Sallusti, condirettore del Giornale, che – parlando del caso Scajola - si era permesso di ricordare a D’Alema quella faccenduola del ’95, quando fu coinvolto nella cosiddetta Affittopoli, cioè la storia amena di alcuni enti pubblici che davano in locazione ai vip della politica appartamenti ad equo canone. A Sallusti è bastato ricordare quell’indubbio privilegio per vedersi piovere addosso una raffica di gratuite contumelie.
Una sola domanda: se sulla poltrona occupata da D’Alema a Ballarò ci fosse stato, un nome a caso, Silvio Berlusconi, e su quella di Sallusti un giornalista di Repubblica, quale (comprensibile) putiferio sarebbe stato scatenato dalla sinistra, dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione della stampa? E quanti fiumi d’inchiostro sarebbero stati versati sulla libertà di stampa in pericolo?
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