sabato 1 maggio 2010

LA MEMORIA CORTA DI CHI RACCOGLIE LE FIRME PER IL REFERENDUM SULL’ ACQUA: FRA REALTA’ E BUGIE

La sinistra ravennate ha già ceduto le reti!
In questi giorni in Provincia di Ravenna e in Regione le forze di sinistra sono mobilitate per la raccolta firma per la cosiddetta “difesa dell’acqua pubblica”. Si tratta di un’iniziativa che il centrosinistra sta portando avanti in tutta Italia per attaccare strumentalmente il Governo Berlusconi che, con il recente Decreto Ronchi, ha deciso di “privatizzare l’acqua”. Innanzitutto è bene ribadire che il Decreto Ronchi, detto anche decreto “salve infrazioni” perché permette al nostro Paese di adeguarsi ad una serie di disposizioni comunitarie, in realtà non tratta il tema dell’acqua (che rimane un bene pubblico a cui è riconosciuto pieno e universale accesso), bensì il tema della liberalizzazione dei servizi pubblici locali, tra cui anche il servizio di distribuzione dell’acqua. Questo chiarisce la grande strumentalizzazione in atto! L’art. 15 del Decreto stabilisce che l’affidamento dei servizi pubblici locali avverrà finalmente sulla base di gare ad evidenza pubblica, in modo da assicurare trasparenza e chiarezza. Questo non significa necessariamente che il servizio dovrà essere privatizzato: se l’attuale gestore pubblico è efficiente potrà benissimo partecipare alla gara, presentare la propria offerta ed essere riconfermato.  E’ evidente che nelle intenzioni del Governo c’è il tentativo di innescare un meccanismo di apertura al mercato che può favorire la concorrenza e contribuire a migliorare il servizio di distribuzione dell’acqua, un servizio che in molte regioni d’Italia è un vero e proprio colabrodo nonostante le tariffe elevate. Chi oggi attacca il Governo perché “ha privatizzato l’acqua” dimentica che molti enti locali negli ultimi anni hanno già privatizzato il servizio di distribuzione dell’acqua. Ma le regole, fino ad oggi, erano talmente poche chiare da permettere ai comuni di fare sostanzialmente quello che volevano. Così, ai precedenti monopoli pubblici si sono sostituiti nel tempo nuovi monopoli privati o misti, dando origine a quella serie di storture che Hera rappresenta appieno. Chi dice di voler tutelare l’acqua pubblica: in Romagna l’acqua “non è più pubblica” dal 2003, quando nacque Hera e i nostri comuni affidarono la gestione proprio il servizio idrico.  Dov’era allora la sinistra? Perché non si stracciarono le vesti in difesa dell’acqua pubblica?
Ricordo alla sinistra ravennate due fatti:
·         Settembre - novembre 2009. I comuni della Provincia hanno deliberato  la “cessione delle reti” di distribuzione dell’acqua ad Hera, votata a maggioranza dal PD a Rifondazione Comunisti, Comunisti Italiani, ecc. !
·         Cessione delle Sorgenti e Pozzi” (gravissima decisione presa dai medesimi soggetti che ora raccolgono le firme o la sottoscrivano). La cessione delle sorgenti al CON. AMI di Imola e le sue tante “scatole cinesi” circa otto - nove anni fa. Il CON.AMI ha successivamente investito una parte dei soldi di 23 Comuni nell’autodromo di Imola! Non si è mai saputo il motivo fra “acqua e benzina”. (Motivi di guerra del Mondo per la sinistra).
·         Nei mesi scorsi abbiamo appreso che l’autodromo di Imola sta fallendo e quindi una parte della capitale ”acqua” è andato in fumo o benzina?. Quali gli. “interessi”, errori, sperpero di denaro pubblico!
L’apertura al mercato prevista dal Decreto Ronchi è positiva, perché grazie all’adozione della gara pubblica 2013 per l’affidamento dei servizi, Hera e i comuni soci saranno costretti a garantire maggiore trasparenza ai cittadini. Non si confonda quindi la giusta e condivisibile battaglia per la salvaguardia dell’acqua con la difesa dei monopoli esistenti e soprattutto con la difesa degli interessi di Hera.    Vincenzo Galassini

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