IL MESSAGGERO
Nei garage istituzionali l'Italia è leader: 624.330 auto blù contro le 72.00 degli Usa. E in Abruzzo arrivano le Audi A6
di Mario Ajello
ROMA - Autoblù... mi piaci tu. E non c’è manovra ”etica” che tenga, non c’è taglio economico che regga, non c’è stangata nè controsterzata che funzioni, non c’è esempio virtuoso che valga (ai ministri inglesi è stata tolta la Jaguar e girano in metropolitana) davanti al parco macchine della ”casta” che in questi anni è cresciuto come un soufflè assai difficile da sgonfiare. Ci vorrebbe un terremoto per eliminare la montagna di autoblù (sarebbero addirittura 624.330, secondo il ministro Brunetta che ne ha sette) che portano a spasso i potenti a spese dei contribuenti in preda a rabbia e fatalismo alla Totò: «E io pago....»? Macchè, il sisma c’è stato, e la Regione Abruzzo ha reagito regalandosi nuove e fiammanti quattro ruote, con tanto di vetri oscurati, sedili in pelle e tivvù analogica con navigatore, computer di bordo e telecamerina e questi optional possono arrivare a costare - in listino - fino a tremila euro. Gli assessori abruzzesi potrebbero dire: ma noi mica abbiamo la metropolitana o quei bus rossi a due piani che fanno tanto swinging London, quindi....
Quindi, con apposita delibera della giunta, ecco arrivate per la Regione, disastrata di suo e in un contesto di disastro economico generale, undici Audi A6, grazie a una sorta di affitto triennale con la Consip, la Spa del ministero dell’economia. La berlina del presidente Chiodi costerà 1.791,85 euro al mese. Le altre dieci: 1.579,38 euro mensili a testa. Totale: 21.102,78 euro ogni trenta giorni. Che è più di quanto paga il Veneto, territorio assai più esteso dell’Abruzzo. Siccome le vecchia autoblù avevano 190.000 chilometri sulle spalle, ecco il ricambio in salsa aquilana. Col sovrappiù di 43,75 euro mensili per la tivvù analogico-digitale piazzata nell’abitacolo e che tornerà utilissima a «lorsignori» - come li chiamava il mitico Fortebraccio - per gustarsi i Mondiali sudafricani di quest’estate.
Il rischio Grecia e l’austerity si fermano insomma davanti ai garage istituzionali. Perchè è tutto da dimostrare che il taglio del 20 per cento delle autoblù, previsto dalla manovra economica, riesca a superare la prova parlamentare. Anche se ci riuscisse, il super-record italico non verrebbe insidiato. Guidiamo largamente la classifica delle autoblù nel mondo, con le nostre quasi seicentocinquantamila, e dietro il Belpaese (anzi Blùpaese) arrancano con abissale distacco gli Stati Uniti (appena 72mila macchine istituzionali), la Francia (63mila) e l’Inghilterra (56mila). Il cameo di Giulio Andreotti, nel film con Alberto Sordi, «Il tassinaro», non ha fatto scuola. La bici di Cameron qui verrebbe investita da una delle 175mila macchine in dotazione dei Comuni, delle Regioni e delle Province (che non solo non verranno abolite loro ma neppure le loro autovetture) e, se fosse passata la proposta del senatore pidiellino Gallo, neppure verrebbero tolti i punti alla patente dell’autista della berlina istituzionale - magari in dotazione di un peone - che investisse il premier britannico.
Ogni tanto, simbolicamente, c’è un sindaco che fa il beau geste. Alemanno rinuncia alle due Lancia Thesis che aveva Veltroni e gira con una Croma presa in comodato d’uso dalla Fiat. Un primo cittadino agrigentino, Zambuto, consegna una Thesis al concessionario, si fa dare in cambio uno scuolabus per i bimbi della città e guida la sua Panda senza autista. Quelli del Siar (il Sindacato italiano autisti di rappresentanza) sostengono che le autoblù sono soltanto 3.420, e sarebbero diminuite rispetto alla vecchia cifra di 3.850. Ma basta dare un’occhiata a Palazzo Chigi, per vedere - oltre al ridicolo dei papaveri di governo che per percorrere cento metri s’infilano in un bolide super-corazzato - questa cifra choc: fra affitto dei veicoli, carburante, parcheggi e manutenzione, più di nove milioni di euro all’anno costano le quattro ruote dell’esecutivo.
Se a queste si aggiungono tutte le altre della flotta tricolore in blù che parlano ogni lingua della politica e ogni dialetto delle contrade italiane (nella Campania di Bassolino gli innumerevoli autisti regionali arrivavano a guadagnare 3.000 euro netti al mese e nessuno glieli può toccare, mentre nel Lazio è capitato che l’ex autista di Nicola Mancino sia diventato un capopopolo dei voti berlusconiani nel Basso Lazio, e stiamo parlando del senatore Fazzone), si arriva a un costo per le casse dello Stato di 21 miliardi di euro, cioè quasi il costo dell’attuale manovra economica che è di 24, fra affitto, pedaggi, guidatori, benzina. E a poco finora sono serviti i ”vaffa” dei passanti (mescolati però all’esercizio del vip watching), o le adunate internettiane del gruppo su Facebook intitolato «Basta alle troppe autoblù», di fronte alla carovana di Audi A 6 (le predilette della ”casta”), Bmw, Alfa e Lancia che costituiscono tanti Palazzetti mobili attraverso la Capitale e lungo la Penisola, sorvolanti sul traffico e in fondo parlanti. Raccontano di una crisi che, da dietro i vetri oscurati, forse non si riesce a vedere come meriterebbe.
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